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Omaggio a Primo Levi 27/12/2013 -

Omaggio a Primo Levi

Se questo è un uomo
Einaudi

Primo Levi, reduce da Auschwitz, pubblicò "Se questo è un uomo" nel 1947. Einaudi lo accolse nel 1958 nei "Saggi" e da allora viene continuamente ristampato ed è stato tradotto in tutto il mondo. Testimonianza sconvolgente sull'inferno dei Lager, libro della dignità e dell'abiezione dell'uomo di fronte allo sterminio di massa, "Se questo è un uomo" è un capolavoro letterario di una misura, di una compostezza già classiche. È un'analisi fondamentale della composizione e della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione, dell'offesa, della degradazione dell'uomo, prima ancora della sua soppressione nello sterminio.

 


La tregua
Einaudi

"La tregua", seguito di "Se questo è un uomo", è considerato da molti il capolavoro di Levi: diario del viaggio verso la libertà dopo l'internamento nel Lager nazista, questo libro, più che una semplice rievocazione biografica, è uno straordinario romanzo picaresco. L'avventura movimentata e struggente tra le rovine dell'Europa liberata - da Auschwitz attraverso la Russia, la Romania, l'Ungheria, l'Austria fino a Torino - si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra. L'epopea di un'umanità ritrovata dopo il limite estremo dell'orrore e della miseria.


I sommersi e i salvati
Einaudi

Ouali sono le strutture gerarchiche di un sistema autoritario e quali le tecniche per annientare la personalità di un individuo? Ouali rapporti si creano tra oppressori e oppressi? Chi sono gli esseri che abitano la "zona grigia" della collaborazione? Come si costruisce un mostro? Era possibile capire dall'interno la logica della macchina dello sterminio? Era possibile ribellarsi? E ancora: come funziona la memoria di una esperienza estrema? Le risposte dell'autore di Se questo è un uomo  in un libro straordinario sui Lager nazisti. Un saggio per capire il Novecento e ricostruire un'antropologia dell'uomo contemporaneo.


La chiave a stella
Einaudi

Faussone, detto Tino, il protagonista di questa «opera prima» di Primo Levi, ovvero del suo primo romanzo d'invenzione, è un operaio specializzato che si lascia alle spalle la dura esperienza della catena di montaggio alla Lancia e gira per il mondo a montare gru, ponti sospesi, strutture metalliche, impianti petroliferi. Il romanzo racconta la sua vita e il suo lavoro: una sorta di Odissea moderna con protagonista una specie di Ulisse che dall'India alla Russia, dall'Alaska all'Africa offre agli altri la sua voglia di fare e la sua tecnica e che Levi racconta con gusto e ironia, immedesimandosi nel personaggio e nelle sue avventure.

Il sistema periodico
Einaudi

Azoto, carbonio, idrogeno, oro, arsenico... Sono ventuno gli elementi chimici che dànno il titolo ai racconti di questo libro, e ventuno i capitoli di un'autobiografia che per affinità e accostamenti corre sul filo di una storia personale e collettiva, affondando le radici nell'oscura qualità della materia, raccontando le storie di un mestiere «che è poi un caso particolare, una versione piú strenua del mestiere di vivere». È questo il gigantesco minuscolo gioco che lega osservazione, memoria, scrittura: ne esce ricostruita la vicenda di una formazione maturata negli anni del fascismo, poi nelle drammatiche vicende della guerra: di chi, partendo dalla concretezza del lavoro, impara a capire le cose e gli uomini, a prendere posizione, a misurarsi con ironia e autoironia.
Un De rerum natura metafora dell'esistenza, in cui emergono, nel volgersi del racconto, stranezze, fallimenti e riuscite imprevedibili.


Se non ora, quando?
Einaudi

Gli ebrei che combatterono contro il nazifascismo in tutta Europa furono centinaia di migliaia. In questo romanzo Primo Levi racconta le avventure drammatiche e vere di quei partigiani ebrei polacchi e russi che resero colpo su colpo a chi tentò di sterminarli. Dalle foreste della Russia Bianca attraverso incontri, separazioni, battaglie, stretti da vincoli fraterni e da passioni contrastate, i protagonisti di questa interminabile epopea percorrono la Polonia e la Germania, e raggiungono tra molte peripezie le vie della vecchia Milano. Venato di comicità sottile e mai incline a compiaciute descrizioni, Se non ora, quando?, il primo, vero romanzo dell'autore di Se questo è un uomo, si è imposto al grande pubblico, vincendo, quando uscì nel 1982, il Premio Campiello e il Premio Viareggio.

Tutti i racconti
Einaudi

Il volume raccoglie, per la prima volta, tutti i racconti dello scrittore-chimico che si è rivelato come testimone dell'esperienza del lager per affermarsi poi come narratore e saggista. Il libro, curato da Marco Belpoliti, consente al lettore di seguire lungo un percorso coerente lo sviluppo narrativo e stilistico di Primo Levi, evidenziando i molti aspetti dell'opera dello scrittore: le storie autobiografiche ambientate nel lager, i racconti fantastici, i racconti di atmosfera onirico-kafkiana, i racconti di animali costruiti come apologhi morali.


L’altrui mestiere
Einaudi

La mia casa, Ex chimico, Contro il dolore, Il salto della pulce, Notizie dal cielo, Il mondo invisibile, Il linguaggio degli odori, sono alcuni titoli degli scritti che Primo Levi ha pubblicato tra il 1964 e il 1984. Le scienze naturali, la zoologia, l'astronomia, la letteratura diventano punti di partenza per una serie di riuscite divagazioni, di "invasioni di campo, incursioni nei mestieri altrui, bracconaggi in distretti di caccia riservata", che arricchiscono in maniera sorprendente la fisionomia dello scrittore. Levi conosce a fondo le cose di cui parla, rivelandosi il più estroso dei botanici, degli zoologi e dei linguisti. Inoltre racconta gli autori che gli sono cari, ci spiega perché scrive, evoca ricordi di giovinezza nostalgici e ironici, riflette sui legami tra il mondo della natura e quello della cultura. E finisce per offrirci una preziosa autobiografia, scritta con il suo stile inconfondibile: nitido, scarno, preciso.


Ad ora incerta
Garzanti

"Chi non ha mai scritto versi?... Anch'io, ad intervalli regolari, "ad ora incerta", ho ceduto alla spinta: a quanto pare, è inscritta nel nostro patrimonio genetico". In realtà, il fare poesia non è stato in Primo Levi un'attività marginale o minore; egli stesso ci racconta come, scampato al Lager, gli fosse venuto spontaneo fissare la tragedia di Auschwitz nei versi che poi avrebbero aperto "Se questo è un uomo". Nei testi poetici raccolti in questo volume ritroviamo, come ha osservato Giovanni Raboni, "lo stesso acume morale, la stessa forza di memoria, ammonimento e pietà che rendono sostanziosa, così giusta, così naturalmente memorabile la sua prosa".


La ricerca delle radici
Einaudi

Quanto delle nostri radici viene dai libri che abbiamo letto? 'Tutto, molto, poco o niente, risponde Primo Levi, a seconda dell'ambiente in cui siamo nati, dalla temperatura del nostro sangue, dal labirinto che la sorte ci ha assegnato.' Nel 1981 Levi allestisce un'antologia degli autori che gli sono più cari e più hanno contato per lui, motivando le sue scelte attraverso una serie di 'cappelli' che possiamo anche leggere come una dichiarazione di poesia. Ancora una volta Levi si conferma scrittore onnivoro, enciclopedico e curioso, che incrocia gli interessi scientifici con quelli umanistici, sino a comporre una figura di scrittore rara e forse unica nel nostro panorama letterario.


Conversazioni e interviste 1963-1987
A cura di Marco Belpoliti
Einaudi

La vita, i libri, il lavoro, il Lager, l'ebraismo, Israele: Primo Levi si racconta in una serie di interviste e conversazioni con giornalisti, studenti, ricercatori. Il libro è diviso in quattro parti. La prima è dedicata alla vita (l'alpinismo, Torino, la musica, lo scrivere, il lavoro del chimico, la politica). La seconda ai libri che ha pubblicato (per ogni libro una intervista specifica). La terza alla letteratura (gli autori che più hanno contato per la sua formazione, la questione del leggere chiaro, il mestiere di scrittore). Infine la quarta comprende la politica israeliana dopo l'occupazione del Libano, il problema della diaspora e dello Stato di Israele, il sionismo, temi su cui Levi ha preso spesso posizioni nette.


L’ultimo Natale di guerra
Einaudi

Il volume raccoglie i racconti "dispersi" scritti dall'autore di "Se questo è un uomo" tra il 1977 e il 1987. A testi che rimandano a opere precedenti (dal "Sistema periodico" alle "Storie naturali") se ne intrecciano altri che segnano due direzioni di scrittura nuove, quella "fantastica" e quella umoristico-naturalistica. La raccolta era stata pubblicata per la prima volta nel 2000, nei "Supercoralli".


L’asimmetria e la vita. Articoli e saggi 1955-1987
Einaudi

Il volume raccoglie una scelta degli scritti saggistici di Primo Levi comparsi su giornali e riviste fra il 1955 e l'anno della sua scomparsa, il 1987. Sono testi dedicati ad Auschwitz, all'ebraismo, recensioni di libri, saggi curiosi di argomento scientifico, letterario, linguistico. La scelta è fondata sull'edizione delle "Opere", pubblicate nel 1997 nella "Nue", cui si aggiungono alcuni scritti inediti o ritrovati successivamente.

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The Devil That Never Dies 16/12/2013 -

Daniel Jonah Goldhagen
The Devil That Never Dies
Norton Pub

In attesa che esca la traduzione italiana segnaliamo il nuovo libro di Daniel Jonah Goldhagen e vi proponiamo l’ottima recensione di Jeffrey Goldberg tratta dal The New York Times.

In “The Devil That Never Dies,” Daniel Jonah Goldhagen reports that there has been a worldwide rise in lethal anti-¬Semitism. If he had to pick a role model for the new generation of Jew-haters, he might settle on an elderly Sunni cleric named Yusuf al-Qaradawi.
Qaradawi, who is based in Qatar, is an important spiritual adviser to the Muslim Brotherhood, but his fame and influence derive in large part from his popular show on Al Jazeera, the satellite television channel owned by the ruling family of Qatar. Al Jazeera has global reach: bureaus in many world capitals and an American cable news network. Qaradawi, the host of “Islamic Law and Life,” has been the network’s most famous on-air personality.
He is anti-American, sometimes bitterly so, but his anti-Israelism takes on extreme coloration. In 2009, in a sermon broadcast by Al Jazeera, he expressed an opinion of breathtaking vituperation. “Throughout history,” he said, “Allah has imposed upon the Jews people who would punish them for their corruption. The last punishment was carried out by Hitler. By means of all the things he did to them — even though they exaggerated this issue — he managed to put them in their place. This was divine punishment for them. Allah willing, the next time will be at the hand of the believers,” which is to say, Muslims.
For the past several years, we have been witness to the antics of the recently retired Iranian president, Mahmoud Ahmadinejad, who made himself into the world’s most famous Holocaust revisionist. Ahmadinejad denied the historical truth of the Holocaust while creating conditions for another, an egregious thing to do. But one thing he did not do was praise Hitler.
Qaradawi, in his sermon, pays lip service to the ideology of denial, but his pathological hatred of Jews moves into territory well past the borders of ¬Ahmadinejad-style anti-Semitism. Endorsing the Holocaust puts a person in a whole different moral category.
Three aspects of Qaradawi’s pro-Hitler commentary are noteworthy. The first is that he is Muslim, and from the Middle East. Christian Europe, and not the Middle East, has been the historic breeding ground for what Goldhagen, in his earlier, landmark book, “Hitler’s Willing Executioners,” labeled “eliminationist anti-Semitism.” The second is that Qaradawi — whose vile opinions would have been heard, in the pre-Internet, pre-satellite-television age, by pockets of extremist followers in marginal places — now has a worldwide audience.
The third troubling aspect of Qaradawi’s comment is that it did not result in his removal from Al Jazeera. Nor did it seem to diminish his influence. The most effective and disturbing argument Goldhagen musters in this new book is that the resurgence of rhetorically and sometimes physically violent anti-¬Semitism over the past dozen years or so is shocking in part because it does not seem to shock. Horrific accusations leveled against Jews across the Middle East and in Europe fail to excite the anger or disbelief of the non-¬Jewish masses and non-Jewish elites alike.
This is a fine point to make. Unfortunately, Goldhagen undermines himself by, among other things, allowing his anger to get the best of him. “The Devil That Never Dies” is written in a hyperventilating style, starting with its title. “The devil, after a period of relative quiescence, has reappeared, flexes his muscles again, and stalks the world, with ever more confidence, power and followers,” Goldhagen writes. “The devil is not a he but an it. The devil is anti-Semitism.”
Yes, we got that. As a general rule, heavy breathing is unnecessary, and even counterproductive, when a writer’s subject is atrocity, and much of Goldhagen’s book is a compilation of atrociousness: seemingly endless passages recount the awful things said about Jews over the past several years. Most of these statements are easily found on the Internet, where Goldhagen appears to have done much of his research, but there is real utility to his efforts — comprehensive catalogs of hate possess a kind of depressing power. I did not recall, for instance, that the Hamas leader Khaled Mashal said: “Before Israel dies, it must be humiliated and degraded. Allah willing, . . . we will make them lose their eyesight, we will make them lose their brains.”
Goldhagen does other useful things. He makes a strong case that anti-Semitism is a unique prejudice, in its staying power, in its ability to shape-shift, in the unlikely coalitions that spring up to advance its message (left-leaning Western gay activists aligning with gay-persecuting Muslim fundamentalists, say). Anti-Semitism is also rare in its ability to make otherwise smart people believe fantastical and idiotic things. No other religious or ethnic group has ever been blamed for both capitalism and Communism simultaneously, for example.
The calumnies against Jews have been the most damaging kind,” Gold¬hagen writes. “Jews have killed God’s son. All Jews, and their descendants for all time, . . . are guilty. . . . Jews desecrate God’s body, the host. Jews parented the Antichrist. . . . Jews sought to slay God’s prophet Muhammad. Jews are the enemies of Allah. Jews kill Christian children and use their blood for their rituals. Jews kill Muslim children. Jews wreak financial havoc in the countries in which they live. Jews have started all wars.” And so on.
That last item is aimed not only at Mel Gibson, but at Stephen Walt and John J. Mearsheimer, authors of “The Israel Lobby,” which Goldhagen describes as the “best cloaked major anti-Semitic tract in English of the last several decades.”
One of Goldhagen’s strongest arguments has to do with selective outrage as a leading indicator of anti-Semitism. He does not try to argue that criticism of Israeli government policies is necessarily anti-Semitic. But he has appropriate contempt for those who argue that Israel is a reincarnation of Nazi Germany, and he is appalled by the hypocrisy of the inter¬national community, which judges Israel by a separate, and higher, standard than it does other countries.
He cites Turkey as a telling example: “In a rational world, the Turks’ systemic and large-scale violence against and suppression of Kurds’ legitimate rights and national aspirations, not to mention the Turks’ genocide of the Armenians, and mass killings of Greeks and others, not to mention their invasion, dismembering and occupation of half a sovereign country, Cyprus, in 1974, . . . might have brought upon Turkey the world’s condemnation and generated in international organizations, including the United Nations, a preoccupation with its predations and the production of intensively negative beliefs and passions, including prejudice . . . similar to and perhaps far exceeding that against Jews. But it has not — not even 1 percent as much.”
Goldhagen’s strengths and weaknesses are on display in this previous (typically dense and over-intricate) paragraph. He makes a valid point, but the hectoring tone and the hyperbole — how did he reach the conclusion that Turkey is criticized 1 percent, and not 2 percent, as much as Israel? — undermine the message. Hyperbole also leads to inaccuracy, which is particularly unfortunate in a book whose subject, at its essence, is lying. He writes at one point, “Consider the mass murder in 1999 at a Los Angeles Jewish Community Center, where a vicious anti-Semite opened fire with an automatic weapon, injuring five people.” It was not, of course, “mass murder” at that Los Angeles J.C.C., because no one at the site was murdered.
But the shooting attack in Los Angeles was bad enough. So too is the excoriation of Israel by countries with terrible human rights records. And so too are efforts, by Muslim fundamentalists and far-right politicians, to make Europe uninhabitable for its last Jew, and to blame certain American Jews for bringing war upon their country. Goldhagen’s book has its uses, but today we need something decidedly better: a book on anti-Semitism that combines original reporting, accessible writing and a sense of restraint.

JEFFREY GOLDBERG
The New York Times

Licenza per un genocidio 06/12/2013 -

Norman Cohn
Licenza per un genocidio.
 «I Protocolli dei savi anziani di Sion»
e il mito della cospirazione ebraica
Castelvecchi

Redatti a Parigi alla fine dell'Ottocento da agenti della polizia segreta russa, i Protocolli dei savi Anziani di Sion avevano lo scopo di provare l'esistenza di una cospirazione ebraica per il dominio del pianeta. In realtà, rappresentano un falso di fattura platealmente dozzinale. Plagio di un precedente libello contro Napoleone III ma imbevuti di ataviche superstizioni, i Protocolli furono dapprima utilizzati dalla propaganda zarista, per dilagare poi in tutto l'Occidente ed essere adottati dal nazionalsocialismo, nonostante le prove della frode fossero emerse poco dopo la pubblicazione. "Licenza per un genocidio" è la storia di come questo documento rinnovò una paranoia nei secoli, si diffuse nel mondo e aprì la strada allo sterminio degli ebrei d'Europa. Indagine storica e studio di psicopatologia collettiva, è la prima grande analisi sull'incredibile vicenda dei Protocolli e un libro per comprendere lo sviluppo e il funzionamento dell'antisemitismo moderno. Norman Cohn traccia l'evoluzione del mito del complotto ebraico dalle sue origini cristiane fino all'età moderna, per addentrarsi poi nell'oscuro ambiente dell'estrema destra ottocentesca, popolato di spie e occultisti, all'interno del quale la demonologia tradizionale si trasformò in strumento di azione politica. Ma è nel descrivere il trionfo globale dei Protocolli, a dispetto di ogni logica ed evidenza, che il libro di Cohn esplora il lato più oscuro della sua materia...

L’albero della memoria 25/11/2013 -

Anna e Michele Sarfatti
L’albero della memoria.
La Shoah raccontata ai bambini.
Mondadori

Samuele Finzi e la sua famiglia vivono a Firenze, dove conducono una vita serena seguendo i precetti della tradizione ebraica. Nel giardino della loro casa c'è un vecchio olivo, nella cui cavità Sami ripone i suoi "tesori". Ma con l'entrata in vigore delle leggi antiebraiche la vita dei Finzi cambia per sempre: i genitori devono abbandonare il lavoro, Sami la scuola e gli amici, gli zii emigrano. Le persecuzioni si fanno più intense e scoppia la guerra Dopo l'8 settembre 1943 i Finzi entrano in clandestinità. Il figlio viene nascosto in collina presso i nonni dell'amica Francesca. I genitori vengono arrestati. I tesori di Sami rimangono nell'olivo... Seguendo le vicissitudini di Sami e della sua famiglia, basate su eventi storici realmente accaduti tra il 1938 e la fine della Seconda guerra mondiale, i bambini possono conoscere che cosa accadde agli ebrei in Italia in quel periodo. L'appendice storico-documentaria aiuta a comprendere il significato della Shoah. Età di lettura: da 6 anni.

Like Dreamers 18/10/2013 -

Yossi Klein Halevi
Like Dreamers
Harper Collins

In Like Dreamers, acclaimed journalist Yossi Klein Halevi interweaves the stories of a group of 1967 paratroopers who reunited Jerusalem, tracing the history of Israel and the divergent ideologies shaping it from the Six-Day War to the present.
Following the lives of seven young members from the 55th Paratroopers Reserve Brigade, the unit responsible for restoring Jewish sovereignty to Jerusalem, Halevi reveals how this band of brothers played pivotal roles in shaping Israel’s destiny long after their historic victory. While they worked together to reunite their country in 1967, these men harbored drastically different visions for Israel’s future.
One emerges at the forefront of the religious settlement movement, while another is instrumental in the 2005 unilateral withdrawal from Gaza. One becomes a driving force in the growth of Israel’s capitalist economy, while another ardently defends the socialist kibbutzim. One is a leading peace activist, while another helps create an anti-Zionist terror underground in Damascus.
Featuring an eight pages of black-and-white photos and maps, Like Dreamers is a nuanced, in-depth look at these diverse men and the conflicting beliefs that have helped to define modern Israel and the Middle East.

Gli ebrei e le parole 07/10/2013 -

Amos Oz     Fania Salzberger
Gli ebrei e le parole
Feltrinelli

Perché le parole sono così importanti per così tanti ebrei? Il romanziere Amos Oz e la storica Fania Oz-Salzberger si avventurano lungo le varie epoche della storia ebraica per spiegare la fondamentale relazione che esiste tra gli ebrei e le parole. Mescolando narrazione e studio, conversazione e argomentazione, padre e figlia raccontano le storie che stanno dietro ai nomi, ai proverbi, alle dispute, ai testi e alle barzellette più duraturi dell'ebraismo. Secondo loro, queste parole compongono la catena che lega Abramo agli ebrei di tutte le successive generazioni. Usando come cornice per la discussione questioni quali la continuità, le donne, l'atemporalità, l'individualismo, i due Oz riescono con maestria a entrare in contatto con personalità ebraiche di ogni tempo, dall'anonimo, forse femminile, autore del Cantico dei Cantici, passando per oscuri talmudisti, fino agli scrittori contemporanei. Suggeriscono che la continuità ebraica, persino l'unicità ebraica, non dipenda tanto da alcuni luoghi essenziali, monumenti, personalità eroiche o rituali, quanto piuttosto dalle parole scritte e da un confronto che si perpetua tra le generazioni. Ricco com'è di cultura, poesia e umorismo, questo libro è un viaggio tra le parole che sono al centro della civiltà ebraica e porge la mano al lettore, qualsiasi lettore, perché si unisca alla conversazione.

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