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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa - Corriere della Sera Rassegna Stampa
06.11.2017 Arabia Saudita: arresti ed epurazioni. E' giunta l'ora di Mohammed bin Salman?
Cronache di Rolla Scolari, Giordano Stabile, Viviana Mazza

Testata:La Stampa - Corriere della Sera
Autore: Rolla Scolari - Giordano Stabile - Viviana Mazza
Titolo: «Arresti, incidenti ed epurazioni: i misteri della corte saudita - Corsa a ostacoli verso il trono per Mohammed bin Salman - Undici principi (e 38 ministri) in arresto al Ritz»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 06/11/2017, a pag. 11, con il titolo "Arresti, incidenti ed epurazioni: i misteri della corte saudita", la cronaca di Rolla Scolari; con il titolo "Corsa a ostacoli verso il trono per Mohammed bin Salman", la cronaca di Giordano Stabile; dal CORRIERE della SERA, a pag. 6, con il titolo "Undici principi (e 38 ministri) in arresto al Ritz", la cronaca di Viviana Mazza.

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Mohammed bin Salman

Ecco gli articoli:

LA STAMPA - Rolla Scolari; "Arresti, incidenti ed epurazioni: i misteri della corte saudita"

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Rolla Scolari

I beni di principi, ministri e decine di funzionari sauditi arrestati con l’accusa di corruzione saranno congelati e le loro proprietà rilevate dallo Stato. La creazione di una commissione anti-corruzione è stata annunciata sabato sera, poco prima che partisse un’ondata di arresti di altissimo profilo, talmente alto che i detenuti sono stati rinchiusi nel lussuoso hotel Ritz-Carlton di Riad.

Alla testa della commissione c’è il giovane erede al trono Mohammed bin Salman, figlio di re Salman e figura che da mesi, da prima che a giugno fosse nominato principe ereditario a danni dell’(ex) potente Mohammed bin Nayef, cerca senza compromessi di estendere la propria autorità.

E se la corruzione è la ragione ufficiale degli arresti si rafforza l’ipotesi che l’erede al trono stia creando spazio al suo futuro potere: “Prepara la scena per la sua eventuale successione identificando potenziali figure che possono opporsi a lui”, spiega Kristian Ulrichsen, della Rice University.

Nel Paese si addensa l’atmosfera di conflitto e giallo dopo che in meno di 24 ore Riad è stata teatro di arresti e detenzioni, minacciata da un missile – intercettato – lanciato sabato dai ribelli Huthi dello Yemen, dove l’esercito saudita è in guerra dal 2015, e dopo che un elicottero con a bordo otto alti funzionari tra cui il principe Mansour bin Muqrin, figlio di un ex erede al trono, è precipitato proprio vicino al confine con lo Yemen, causando la morte dei passeggeri.

In tutto questo, a destare più stupore – soprattutto dopo la notizia della confisca dei beni – è stato sabato l’arresto del principe AlWaleed bin Talal, tra gli uomini più ricchi al mondo. A 62 anni, Bin Talal gestisce una rete d’affari da circa 19 miliardi secondo il Bloomberg Billionaires Index. Le implicazioni del fermo del principe del tech arrivano fino alla Silicon Valley: ha azioni in Apple, Twitter, Lyft, Snap, ma i suoi investimenti si estendono anche nel mondo alberghiero – Four Seasons, Fairmont, Mövenpick –, in quello dei media – la News Corp di Rupert Murdoch, e nel settore bancario con Citigroup e altri. Bin Talal è considerato un membro originale della famiglia reale, troppo liberale per l’establishment religioso wahhabita che sostiene i Saud, troppo schietto in politica e negli ultimi anni troppo esplicito nella sua opposizione all’alleato Donald Trump. Gioca certo un ruolo nell’arresto la sua contrarietà manifesta alla campagna saudita capeggiata da Mohammed bin Salman contro il Qatar, spiega Cinzia Bianco, analista di Gulf State Analytics.

Gli arresti e i rimpasti di queste ore raccontano la determinata volontà del principe ereditario di farsi spazio e avanzare il suo progetto economico-finanziario del 2016, Vision 2030, che prevede di sganciare il Paese dalla dipendenza dal greggio. In questa quadro si legge l’eliminazione dalla scena dell’ex ministro delle Finanze Ibrahim al-Assaf e di quello dell’Economia Adel Fakieh, uno membro del board di Aramco, società petrolifera nazionale, l’altro parte del suo consiglio superiore. Tra gli arrestati, spiega Bianco, ci sono infatti personalità che si opponevano alla messa in quotazione di Aramco, uno dei punti cardine del piano di Mohammed bin Salman. Nelle stesse ore, Trump su Twitter ha invitato l’Arabia Saudita a quotare la società sulla Borsa di New York.

Tra le rimozioni di rilievo che rafforzano il figlio di re Salman c’è anche quella di Mutaib bin Abdallah, rivale al trono, uomo vicino all’ex principe ereditario Bin Nayef: sedeva alla testa della Guardia nazionale, unica istituzione militare che non era ancora sotto il controllo di Mohammed bin Salman (anche ministro della Difesa), scrive su Twitter Toby Matthiesen, ricercatore del St Antony’s College.

LA STAMPA - Giordano Stabile: "Corsa a ostacoli verso il trono per Mohammed bin Salman"

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Giordano Stabile

Dopo la purga di luglio è arrivata la notte dei lunghi coltelli di novembre. Due tappe della stessa corsa verso il trono, sempre più implacabile, del principe ereditario Mohammed bin Salman. A luglio la figura chiave da eliminare era Mohammed bin Nayef, allora primo nella linea di successione e padrone del ministero dell’Interno per diritto di famiglia, cioè l’ala Nayef della casa regnante. Ieri l’obiettivo principale, anche se oscurato da personaggi più noti come Alwaleed bin Talal, era in realtà Mutaib bin Abdullah, il principe che controllava la Guardia nazionale: un altro feudo, questo da sempre in mano all’ala Abdullah.

In una monarchia assoluta come quella saudita, i tre ministeri che racchiudono il potere sono quelli che controllano le armi: la Difesa, l’Interno, e la Guardia nazionale. Quando ha cominciato la sua ascesa al potere Mohammed bin Salman ha assunto il comando della Difesa, che era già stato in mano al padre, Re Salman. Era il passo più semplice. A luglio si è impadronito dell’Interno. Mohammed bin Nayef ha dovuto rinunciare a essere il primo nella linea di successione, ha ceduto le sue cariche a suo figlio, ed è finito in una sorta di «arresti domiciliari» nel suo palazzo. Una purga tutto sommato poco cruenta.

Nella notte fra sabato e domenica, invece, il principe ereditario ha usato una mano più pesante. «Anche a Mutaib bin Abdullah – rivelano fonti diplomatiche da Riad – era stata offerta una uscita morbida, come quella accettata da Bin Nayef, ma si è sentito più forte e ha rifiutato. Ora è anche lui agli arresti nel suo palazzo ma il suo probabile destino sarà l’esilio, nella sua enorme tenuta in Algeria fatta allargare di recente». Mutaib ha resistito perché aveva coagulato attorno a sé la fronda dei principi «che si sentivano scavalcati da Bin Salman e privati dei loro privilegi».
Mutaib bin Abdullah era quindi più pericoloso in quanto poteva condurre una opposizione efficace all’ultimo passo che tocca a Bin Salman, l’ascesa la trono. Dalla morte del fondatore del Regno Abdulaziz ibn Saud, nel 1953, la successione è sempre avvenuta di fratello in fratello. Questo ha consentito una gestione «più collegiale» dello Stato, con spazio per tutti i rami della famiglia. Re Salman, a luglio, ha rotto con questa tradizione, e ha nominato come primo discendente il figlio Mohammed.

L’ala Nayef e l’ala Abdullah sono state ridimensionate.
La partita però non è finita, anche se i vecchi equilibri sono saltati, non è detto che il 32enne principe abbia la successione in tasca. Il nuovo re sarà comunque scelto dal Consiglio di Fedeltà, composto da 28 altissimi principi, discendenti diretti di Abdulaziz ibn Saud. Mohammed bin Salman dovrà affrontare un’opposizione durissima e non può neanche escludere un colpo di mano contro di lui, come quello che detronizzò Re Saud nel 1964. Per questo il principe ha bisogno del «controllo militare» del Paese e doveva neutralizzare la Guardia Nazionale, costituita da uomini scelti fra le tribù principali, che spesso sfuggono al potere politico di Riad e rappresentano la componente più conservatrice del Regno.
Mohammed bin Salman ha però voluto dare un tocco di «modernità» alle vecchie manovre di palazzo. I rivali sono formalmente accusati di «corruzione» e il giudice che conduce l’inchiesta ha detto in sostanza che «nessuno è al di sopra della legge», come in un vero Stato di diritto. I principi sono stati rinchiusi nei loro palazzi dove tutto è placcato in oro, gli uomini d’affari nel lussuoso Ritz Carlton, i jet privati sono stati bloccati sulle piste degli aeroporti. Ma l’idea che anche i potenti possano pagare è popolare fra la generazione dei trentenni che costituisce la base di consenso per il principe. L’ultima purga saudita segna anche la trasformazione del regno, forse più delle riforme annunciate e difficilissime da attuare.

CORRIERE della SERA - Viviana Mazza: "Paese Undici principi (e 38 ministri) in arresto al Ritz"

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Viviana Mazza
 

Una settimana fa il Ritz Carlton di Riad ospitava una conferenza in cui il principe Mohammed bin Salman, il trentaduenne erede al trono saudita che controlla già la Difesa e l'Economia del Regno, illustrava a personaggi come Sir Richard Branson e Tony Blair il futuro post-petrolifero che vuole costruire in Arabia. Ieri il Ritz Carlton si era trasformato, secondo indiscrezioni, in una prigione dorata: u principi e 38 ministri ed ex ministri, tutti accusati di corruzione, si troverebbero agli arresti domiciliare in questo e altri hotel di lusso di Riad. II nome che ha stupito più di tutti è quello del principe Alwaleed bin Talal, uno degli uomini più ricchi al mondo, detto il Warren Buffet del Medio Oriente, poiché vanta investimenti dalle banche agli alberghi, dagli «old media» alle nuove tecnologie. Alwaleed, pur non essendo certo un dissidente, si è spesso distinto rispetto a tanti parenti più conservatori per le sue idee progressiste in favore dei diritti delle donne (incluso quello alla guida, recentemente garantito con decreto reale). Gli arresti, annunciati sabato in tarda serata dalla tv Al Arabiya con il benestare anche del consiglio dei religiosi, segnano una decisa accelerazione nell'accentramento di potere nelle mani del giovane Mohammed bin Salman, detto «Mbs» dai diplomatici americani.

Poche ore prima suo padre, il re Salman, lo aveva messo a capo di una nuova commissione anticorruzione. La Casa Bianca non ha commentato sulle «purghe», ma in un comunicato (diffuso nelle stesse ore) ha elogiato l'impegno del figlio del re a modernizzare l'Arabia Saudita: ancora una volta, come già nelle scelte di politica regionale — contro l'Iran e anche il Qatar — il presidente Usa appoggia la più aggressiva linea saudita. Con Alwaleed Al Talal d'altronde — che pure da Trump aveva comprato uno yacht e (con altri) un hotel — il presidente si era scontrato su Twitter durante la campagna elettorale: il miliardario saudita lo definì una «vergogna non solo per il partito repubblicano ma per l'America intera; e il tycoon newyorchese ribatté che il «principe tonto» stava cercando di «controllare i politici Usa con i soldi di papà». I nomi degli arrestati, indicati attraverso le iniziali dai media di Stato, sono presto stati condivisi per intero dagli sbalorditi cittadini sauditi su Twitter e WhatsApp. Tra gli altri reali presi nella rete di Mohammed bin Salman ci sarebbero due figli del precedente sovrano, Re Abdullah, uno dei quali è Mutaib bin Abdullah, 65 anni, già rimosso dalla linea ereditaria per il trono e ora licenziato anche dalla guida della Guardia Nazionale, una forza militare che poteva costituire un pericolo per l'ascesa di «MbS». La fine del cugino Mutaib, l'unico suo possibile rivale per íl trono, era attesa da quando, lo scorso giugno, era stato deposto e poi messo agli arresti domiciliari un altro cugino, l'allora principe ereditario e ministro degli Interni Mohammed bin Nayef.

La corruzione è un problema enorme per l'economia saudita e c'è chi sostiene che solo un accentramento di potere può risolverlo per realizzare davvero la «Visione 2030», il piano di riforme di «MbS» per ridurre la dipendenza dal petrolio aumentando gli investimenti privati e privatizzando parzialmente Saudi Aramco. Ma quella di Mohammed bin Salman è una mossa anche profondamente politica, che ricorda le purghe di Xi in Cina nel nome della lotta alla corruzione. E ora si moltiplicano a Riad le voci che suo padre, l'8ienne Re Salman, si prepari ad abdicare.

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