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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Stampa-Il Foglio Rassegna Stampa
31.10.2017 Tariq Ramadan: violento stupratore. Ma è musulmano, la cautela con lui è d'obbligo
Per fortuna ne scrivono Paolo Levi, Mauro Zanon, Andrea Mercenaro

Testata:La Stampa-Il Foglio
Autore: Paolo Levi-Mauro Zanon-Andrea Marcenaro
Titolo: «Schiaffo e pugni, poi lo stupro-Quel silenzio musulmano che avvolge lo scandalo(sessuale?) di Tariq Ramadan-Andrea's Version»

Il "Caso Ramadan", largamente ignorato anche dai media italiani (tranne un paio di eccezioni) trova spazio oggi, 31/10/2017, sulla STAMPA, a pag. 17 con la cronaca di Paolo Levi. Sul FOGLIO, a pag.2, Mauro Zanon mette in giusta evidenza il silenzio islamico, mentre Andrea Mercanaro - in Andrea's Version - usa brillantemente il fioretto, come sempre.

Qualche riflessione: nel caso Weinstein lo si è ricoperto senza risparmio di epiteti quali 'orco' 'mostro' 'stuprature seriale' ecc. - tutti crediamo ben meritati, anche se molto discussi- tutto il contrario di quanto è avvenuto con Tariq Ramadan. "L'imam di Francia osserva il massimo riserbo in attesa che la giustizia faccia il suo corso", riferisce Paolo Levi, scrivendo anche "presunta aggressione". Eppure i racconti delle donne stuprate con violenza - diversamente da Weinstein- dovrebbero aggravare il comportamento di Ramadan.
Mauro Zanon dedica una accurata attenzione al silenzio dei 'ranghi musulmani', difficile non chiedersi che fine ha fatto l'islam moderato, tanto sbandierato.
Il silenzio musulmano italiano è contraddistinto da un totale mutismo.

La Stampa: Paolo Levi: " Schiaffo e pugni, poi lo stupro. Due donne contro Tariq Ramadan"

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Paolo Levi                        Tariq Ramadan, violenza e stupro

Fioccano testimonianze in Francia contro Tariq Ramadan, il teologo star dell'islam travolto da una seconda accusa di stupro in dieci giorni. Dopo la scrittrice Henda Ayari, Christelle, una francese di 45 anni convertitasi all'islam, ha denunciato gli episodi di ultraviolenza di cui si dice vittima. «Una campagna di calunnie» orchestrata dai «nemici di sempre», ribatte su Facebook lo studioso con passaporto elvetico, rivoltosi anch'egli alla giustizia per fermare ciò che definisce la «macchina del fango». La cruda testimonianza di Christelle - nome di fantasia per il timore di ritorsioni - ha scosso un Paese già turbato dal caso Weinstein, anche se gli alti esponenti dell'islam di Francia osservano il massimo riserbo, in attesa che la giustizia faccia il proprio corso. La presunta aggressione risale al 2009. La francese disabile con un tutore alla gamba sogna di incontrare l'illustre prof di Oxford per una consulenza spirituale. Comincia uno scambio epistolare, un anno di corrispondenza, prima che lui accetti di riceverla. L'appuntamento viene fissato a margine di una delle sue tante conferenze all'Hotel Hilton di Lione. Ramadan accoglie la donna nella hall, poi le propone di continuare il colloquio in camera, dinanzi a un tè. La fiducia della donna è totale, difficile non soccombere al fascino di questo maestro di dialettica dall'allure principesca, nipote del fondatore dei Fratelli Musulmani. E però, racconta Christelle nella testimonianza alla polizia rivelata da Le Monde, è l'inizio dell'inferno: Ramadan affonda un calcio contro le stampelle della donna poi l'apostrofa minaccioso: «Mi hai fatto aspettare, ora la pagherai cara». Nel film di quei momenti la donna evoca schiaffi, pugni nello stomaco, fino alla sodomia e al doppio stupro. «Ho urlato di dolore, gridando basta», ma sull'Arancia Meccanica di Lione non è ancora scritta la parola fine. «Più urlavo, più picchiava», insiste la donna, che di quelle botte dice di conservare i referti medici. Fino al devastante epilogo: «Mi ha trainata per i capelli in tutta la stanza, poi mi ha portata nella vasca da bagno per urinarmi addosso». Un episodio seccamente smentito dal diretto interessato, ma il cui livello di brutalità ricorda quello descritto da Henda Ayari, la prima a denunciare il prof di Oxford il 20 ottobre. «Mi ha strangolata talmente forte che pensavo di morire», ha raccontato ieri al Parisien. Ex salafita, la donna scelse nel novembre 2015 di togliersi il jilbab indossato da quando era ventunenne e denunciare il marito fondamentalista violento. Anch'essa cercò consiglio in Ramadan ma lui, stando alla versione dei fatti, ricambiò con stupro e minacce di morte ai figli. La speranza - ha detto - è che adesso «altre vittime osino parlare e denunciare questo guru perverso che usa la religione per manipolare le donne». Ayari presiede l'associazione Libératrices e ha scritto un libro sulla sua esperienza. «Un comportamento degno di Weinstein, forse più violento», tuona la scrittrice e paladina della Laicità, Caroline Fourest. Sull'inchiesta per stupro e minacce di morte indaga la procura di Parigi.

Il Foglio- Mauro Zanon: " Quel silenzio musulmano che avvolge lo scandalo(sessuale?) di Tariq Ramadan "

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Mauro Zanon

 Parigi. Più ancora delle denunce di Henda Ayari, scrittrice e militante laica, e delle altre donne che in questi giorni stanno uscendo allo scoperto, dicendo di essere state vittime di stupro da parte dell'intellettuale islamico Tariq Ramadan, c'è qualcosa che sta facendo rumore in Francia: è il silenzio delle organizzazioni musulmane francesi attorno all'affaire che potrebbe segnare l'uscita di scena definitiva dell'islamologo di Ginevra. "Silenzio nei ranghi musulmani", scrive Libération in prima pagina, raccontando l'imbarazzo delle alte gerarchie dell'islam di Francia. Il Collectif des musulmans de France (Cmf) aveva annunciato, la scorsa settimana, la pubblicazione di un comunicato, ma per ora ancora nessun commento. "Considerati gli ultimi sviluppi, rischiamo di essere fuori luogo", si giustifica Nabil Ennasri, presidente del Cmf e figura vicinissima a Ramadan. Ma l'immenso silenzio che domina oggi in Francia riguarda a varie intensità tutte le associazioni islamiche del paese, i circoli vicini al teologo, ma anche molti intellettuali e opinionisti che in questi anni hanno contribuito a diffondere le sue idee. "Personaggio influente e controverso, Radaman è ormai molto ingombrante", commenta Libé. Tra gli alti responsabili dell'ex Union des organisations islamiques de France (Uoif), da poco ribattezzata Musulmans de France (Mdf), l'imbarazzo è totale. Frère Tariq è da diversi anni l'oratore vedette del salone organizzato al Bourget, nel Seine-Saint-Denis, da questa federazione vicina ai Fratelli musulmani. Amar Lasfar, controverso presidente dell'organizzazione, non ha ancora reagito alle accuse contro l'amico Tariq, assieme al quale ha tenuto svariate conferenze in giro per la Francia. E neppure Marwan Muhammad del Collectif contre l'islamophobie en France (Ccif), solitamente molto rumoroso quando si tratta di gettare nel tritacarne mediatico gli "islamofobi", ha ancora aperto bocca. Ahmet Ogras, presidente del Conseil français du culte musulman (Cfcm), ossia l'organismo incaricato di rappresentare il culto musulmano presso le istituzioni pubbliche, ha affermato che l'affaire Ramadan "non è una priorità dei musulmani di Francia né dei francesi", e che "non c'è alcun interesse oggi a parlarne". Per Said Branine, direttore di Oumma.com, il sito più cliccato dalla comunità islamica francese, "è uno choc", perché "i fatti per cui è sotto accusa sono in contraddizione con l'immagine levigata che Tariq Ramadan ha sempre lasciato trasparire". Ma oltre a sottolineare che il malessere diffuso nei milieu associativi musulmani sia legato al fatto che tutti "conoscevano personalmente o erano entrati in contatto con Ramadan", Branine, come i suoi correligionari, si mostra particolarmente discreto. Peggio degli adepti della "logica dell'omertà", come l'ha definita l'unico intellettuale musulmano fuori dal coro, Omero Marrongiu-Perria, ci sono coloro che in queste ore evocano fantomatici "complotti sionisti". Yamin Makri, tra i principali luogotenenti di Ramadan, noto per aver cofondato l'Union des jeunes musulmans, ha attaccato in un post su Facebook "le reti pro israeliane francesi e straniere" che hanno preso di mira l'intellettuale islamico, e accusato la Ayari, attivista di confessione musulmana, di essere "sostenuta dagli ambienti sionisti e dall'estrema destra", nonché di essere una "militante anti islam". Al silenzio si affiancano in queste ore gli innumerevoli insulti di cui è oggi vittima la Ayari sui social network. "Apostata", "Allah ti punirà", le scrivono in privato gli islamisti. Una terza donna, sabato scorso, sulle colonne del Parisien, ha sottolineato "l'ipocrisia di questa eminenza dell'islam". Per denunciare apertamente il doppio discorso di un tartufo di Allah, che da sempre milita per la sottomissione della donna musulmana.

Il Foglio-Andrea Marcenaro: "Andrea's Version"

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Andrea Marcenaro

Avete presente, vero, Tariq Ramadan? L'islamista voltairiano con casa in Svizzera e cattedra ad Oxford previ dollari qatarioti, 11 milioni per la precisione? Quello adorato dai multiculti, il ricercato conferenziere, il raffinato cervello dei Fratelli musulmani piazzato nel nostro continente aperto al nuovo? Beh, pare in guai seri. No no, mica perché, terminate le lezioni colte, si ficcava nelle banlieu islamiste a sobillare che il Bataclan, la Francia, se l'era in fondo cercato; e stessa musica ad ogni strage. Mica per la propaganda antisemita con cui avvelenava i colti consessi nei quali, a dire il vero, lo invitavano promotori che andavano pazzi per farsi avvelenare. E nemmeno per i suoi reiterati e verificati rapporti con l'islamismo più bombarolo. Su simili quisquilie, la vecchia Europa transige. Al professor Ramadan, secondo cui, testuale: "Le donne devono tenere lo sguardo fisso a terra per strada" e "se cercano di attirare l'attenzione attraverso il profumo, attraverso il loro aspetto o i loro gesti, non sono nella direzione spirituale corretta", viene ora imputato di non essersi frenato con alcune donzelle dallo sguardo in aria e, Allahu akbar,grondanti di profumo. Essendo la gnocca una talpa che scava sembra essersi convertito, l'infedele Tariq, alle venerabili ragioni della mano morta. Uguale uguale a tutti noi depravati d'occidente. Ora è impalato e tanto peggio per lui. Lo sapeva. Così è l'Europa: tritolo passi, ma fica ti fracassi.

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