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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica - Corriere dello Sport - Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.10.2017 Calcio e antisemitismo: Lotito il buffone, la lettera del ministro Lotti, le dichiarazioni di Ruth Dureghello
Commenti di Sebastiano Messina, Corriere dello Sport, l'intervista di Paolo Conti

Testata:La Repubblica - Corriere dello Sport - Corriere della Sera
Autore: Sebastiano Messina - Paolo Conti
Titolo: «Il record del gaffeur - Lotti: 'Non tolleriamo odio e offese' - 'C'è una crisi di valori tra i giovani, non va sottovalutata'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/10/2017, a pag. 11, con il titolo "Il record del gaffeur", il commento di Sebastiano Messina; dal CORRIERE dello SPORT, a pag. 12, la breve "Lotti: 'Non tolleriamo odio e offese' "; dal CORRIERE della SERA, a pag. 11, con il titolo 'C'è una crisi di valori tra i giovani, non va sottovalutata', l'intervista di Paolo Conti a Ruth Dureghello.

Ecco gli articoli:

LA REPUBBLICA - Sebastiano Messina: "Il record del gaffeur"

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Sebastiano Messina

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Claudio Lotito durante la "sceneggiata" davanti alla "moschea" (così ha definito la sinagoga di Roma)

SOLO Claudio Lotito poteva riuscire nella non facile impresa di trasformare uno sciagurato episodio di antisemitismo in una scena grottesca da cinepanettone, in una sequela di gaffe, di equivoci e di pasticci che sembra il copione di una commedia pop degli anni Ottanta. E quando lo ascolti, ti domandi se quella è davvero la voce di uno che da 13 anni è presidente di una delle due squadre della Capitale, perché a volte hai l’insopprimibile sensazione di sentire il tono di Diego Abatantuono, le battute di Lino Banfi e la voce di Alvaro Vitali mentre lui cerca di riparare un pasticcio con una toppa peggiore del buco. La scena madre, certo, è quella di lui che va alla Sinagoga per porgere le scuse della Lazio, e quando si viene a sapere che prima di arrivare ha detto «Famo ‘sta sceneggiata» fa partire una smentita, senza neanche sospettare che qualcuno ha catturato quella gaffe epica con il registratore. E così si viene a sapere anche cosa pensa davvero lui della comunità ebraica romana: «Er vice rabbino ce sarà? Solo il rabbino c’è? Non valgono un cazzo questi. Hai capito come stiamo? A New York c’hanno er rabbino, er vice rabbino...». Il prode Lotito dunque pensava di chiudere il caso facendo «una sceneggiata», con una corona di fiori su cui c’era scritto a penna «Hai fratelli ebrei, da Claudio », con un’acca aggiunta di buon peso. Un altro si sarebbe fermato qui.

Non Lotito. Il quale, intervistato da Matrix per raccontare «la sceneggiata», ha tenuto a precisare un punto: «Sono andato in moschea, ma non per chiedere scusa». È probabile, o almeno è sperabile, che qualcuno gli abbia spiegato che confondere una sinagoga con una moschea è peggio che dare del laziale a un romanista, per rimanere nell’unico mondo che lui conosce bene. E tutto questo per rimediare alla bravata, dice lui, «di quindici scemi che probabilmente non sanno neanche chi è Anna Frank». Lui lo sa, rivela, perché alle medie gli fecero leggere il suo diario. Il contesto però non gli dev’essere chiarissimo, visto che lunedì sera, a chi gli suggeriva di portare i fiori della Lazio alla lapide dei deportati, «quelli del 16 ottobre», lui ha risposto: «Ma quale 16 ottobre, domani è il 24 ottobre!». L’amara verità di questa commedia alla romana è che nessuno si meraviglia più, se lui dice «basta con l’antirazzismo e l’antisemitismo», due opposti accomunati a un «anti», perché il presidente della Lazio ha abituato i suoi tifosi a dire qualunque cosa, salvo smentita del giorno dopo: qui Lotito e qui lo nego.

CORRIERE dello SPORT: "Lotti: 'Non tolleriamo odio e offese' "

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Luca Lotti

Il testo della lettera scritta dal ministro dello sport, Luca Lotti, in risposta a Regev, la sua omologa israeliana. “Egregia Ministra, nel ringraziarla per la lettera che mi ha voluto inviare desidero ribadire con fermezza il profondo sconcerto per l’episodio increscioso che ha visto protagonisti alcun tifosi di calcio. SI tratta di fatto gravissimo che non ha giustificazioni e che ha provocato i'indignazione di tutti, delle istituzioni politiche,del mondo sportivo come della società civile”. Parole di ferma condanna sono giunte anche dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. “Anna Frank è simbolo di un'infanzia offesa e distrutta dall'odio nazista e le testimonianze che ci ha lasciato sono per noi un dono che abbiamo il dovere di salvaguardare e tramandare. Da parte nostra c'è stato e ci sarà sempre tutto l'impegno possibile affinché nessun rigurgito antisemita macchi ancora lo sport italiano, e sono convinto che attraverso sport, con i suoi valori di inclusione e socialità, si possa combattere ogni forma dl intolleranza. Colgo l’occasione per ricordare il nostro incontro a Gerusalemme alla presentazione del Giro d'Italia 2018, un'edizione speciale dedicata al ricordo di Gino Bartali, "Giusto fra le Nazioni", il cui nome è impresso sul muro d'onore del Giardino del Giusti nel Mausoleo della Memoria Yad Vashem. Sono i campioni come lui ad essere esempio per i giovani ed è questo lo sport che vogliamo».

CORRIERE della SERA - Paolo Conti: 'C'è una crisi di valori tra i giovani, non va sottovalutata'

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Ruth Dureghello

«Ne parlavo con monsignor Ambrogio Spreafico, al quale ci lega una antica consuetudine. Vediamo segnali già visti in passato... se apriamo un giornale del 1937 o del 1938 non troviamo notizie molto differenti. Io dico: fermiamoci e ragioniamo».

Ruth Dureghello, presidente della Comunità ebraica romana. Il presidente della Lazio Lotito, prima di deporre la corona di fiori alla Sinagoga dopo l'offesa degli adesivi di Anna Frank in maglia giallorossa, avrebbe detto: «Famo sta sceneggiata». Cosa svela quella frase, secondo lei? «Non so se l'abbia detta davvero. So che un'espressione del genere nasconde la banalizzazione e la minimizzazione alla quale ci stiamo ribellando. Significa calpestare i valori sui quali si è ricostruita l'umanità, e sottolineo tutta l'umanità, dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale. Deporre una corona di fiori dopo quanto è successo non può essere una sceneggiata. E certo non può bastare».

II Rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, ha rifiutato l'omaggio e i ragazzi della Comunità hanno gettato la corona nel Tevere... «Non so chi sia stato e cosa sia successo. So che il Rabbino ha ben rappresentato un sentimento diffuso nella Comunità. Urge una profonda riflessione su un sistema di valori che si sta evidentemente perdendo. Coinvolgendo tutti: istituzioni, magistratura, Coni, vertici delle squadre di calcio ed esponenti della società civile, Lega Calcio. Il rischio è, se non si interviene, che una qualsiasi partita possa trasformarsi in un confronto tra destra e sinistra, o tra tifoserie, dagli esiti imprevedibili. Nella storia degli adesivi e di certi gruppi già noti alle forze dell'ordine ci sono troppi interrogativi senza risposta. Non bastano un po' di fiori, né promettere che un gruppo più o meno vasto di giovani parta per un certo viaggio. Pongo una questione ben più vasta».

Pensa alla possibile marcia su Roma annunciata da alcuni gruppi di destra per il 28 ottobre? «Naturalmente. Così come ripenso alla devastazione delle tombe ebraiche al cimitero del Verano a maggio. Sono sempre giovani: i minorenni dell'adesivo, i ragazzi che spaccano le lapidi o progettano le marce. C'è una crisi di valori nel mondo giovanile ed è impensabile ridurre, come si vorrebbe, l'ultimo caso a un semplice problema calcistico. Ci sono chiari segnali del riemergere di un odio che si manifesta nell'antisemitismo, nella xenofobia, nell'omofobia. Qualcosa che non riguarda solo gli ebrei italiani ma, vorrei essere chiara, l'intera comunità nazionale».

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