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Corriere della Sera-La Stampa-Il Foglio Rassegna Stampa
14.10.2017 Unesco: sconfitto il Qatar, tre commenti importanti
Stefano Montefiori-Maurizio Molinari-Claudio Cerasa

Testata:Corriere della Sera-La Stampa-Il Foglio
Autore: Stefano Montefiori-Maurizio Molinari-Claudio Cerasa
Titolo: «Unesco,fermata la corsa del Qatar.La francese Azoulay vince all'ultimo voto- Israele patrimonio dell'umanità»

Il voto all'Unesco: riprendiamo oggi, 14/10/2017, il CORRIERE della SERA, LA STAMPA, IL FOGLIO. Preceduti dai nostri commenti.

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Parigi, la sede dell'Unesco                            Audrey Azoulay              

Corriere della Sera-Stefano Montefiori:" Unesco, fermata la corsa del Qatar.La francese Azoulay vince all'ultimo voto", a pag.14

Nel suo editoriale di ieri - http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=999920&sez=120&id=67909 Paolo Mieli chiamava in causa l'Italia, con argomentazioni non solo inoppugnabili, ma soprattutto chiare - quindi comprensibili - anche dal più distratto ministro del nostro governo. Così è stato. Il candidato del Qatar ha perso per un punto, il voto italiano. Bene anche l'Egitto, che poi la motivazione che l'ha spinto a votare la candidata francese fosse una mossa contro il Qatar, poco importa, conta il risultato.

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Stefano Montefiori

Ecco l'articolo:

Quando François Hollande ormai a fine mandato ha spinto la sua ministra della Cultura a candidarsi a direttrice generale dell'Unesco, ll 15 marzo scorso, 50 intellettuali arabi firmarono un appello parlando di «scandalosa provocazione» e ribadendo che stavolta il posto spettava a un arabo, dopo sei mandati affidati in passato all'Europa (compresi gli ultimi due, della bulgara Irina Bokova). Invece, a sorpresa, ieri sera Audrey Azoulay ha battuto nel ballottaggio finale l'ex ministro del Qatar, Hamad bin Abdulaziz al-Kawari, con 30 voti contro 28, grazie alle schede decisive dell'Italia — che non le ha mai fatto mancare il suo appoggio — e dell'Egitto, che è riuscito a tenere in corsa la sua candidata Moushira Khattab fino al pomeriggio ma poi, una volta uscita di scena l'egiziana, ha spostato il voto verso la candidata francese. «Con Audrey Azoulay — ha detto il ministro Dario Franceschini — abbiamo lavorato assieme, rafforzando ancora di più il legame Italia e Francia sul terreno della Cultura». Quanto all'Egitto, ha votato più contro il Qatar che a favore della Francia: dal giugno scorso, assieme a Arabia Saudita, Emirati Arabi, Bahrein e Yemen, l'Egitto ha rotto le relazioni diplomatiche con il Qatar, visto come un finanziatore e sostenitore occulto del terrorismo jihadista. La spaccatura del mondo arabo e la debolezza dei suoi candidati più forti — il qatarino accusato anche di antisemitismo, l'egiziana criticata perché vicina al dittatore Al Sisi — hanno portato alla vittoria l'outsider Azoulay, che ha cominciato tardi la sua campagna per l'Unesco ma ha goduto dell'appoggio convinto di Hollande prima e del successore Emmanuel Macron adesso. L'annuncio dell'abbandono dell'organizzazione da parte degli Stati Uniti e di Israele può avere giocato indirettamente a favore di Azoulay perché l'elezione di al-Kawari — autore tra l'altro di una prefazione complottista a una raccolta di poesie su Gerusalemme — avrebbe confermato íl pregiudizio anti-israeliano denunciato da Washington, e tolto definitivamente all'Unesco ogni respiro universale. La scelta dei 58 membri del Comitato esecutivo dovrà essere ratificata dai 195 dell'Assemblea generale il lo novembre prossimo. Azoulay, 45 anni, nata a Parigi in una famiglia ebrea marocchina di Essaouira, ha adesso il compito molto difficile di rilanciare un'organizzazione mai così in crisi, divisa tra Occidente e Paesi arabi ma anche percorsa dalla frattura tra Cina e Giappone che litigano sul massacro di Nanchino del 1937 (per questo il Giappone non paga più la sua quota). Figlia del consigliere della famiglia reale marocchina André Azoulay, Audrey potrebbe incassare un atteggiamento non ostile da parte dei Paesi arabi più moderati. L'ambasciatore israeliano ha fatto sapere che «con la nuova direttrice generale abbiamo stabilito di incontrarci e di mantenere un canale aperto e diretto». «Se sarò confermata dall'Assemblea — ha detto Azoulay — la mia priorità sarà restaurare la credibilità dell'organizzazione».

La Stampa-Maurizio Molinari: " E' con le risoluzioni su Gerusalemme e Hebron che l'Unesco ha perso la propria credibilità", a pag.26.

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Maurizio Molinari

Il direttore della Stampa, Maurizio Molinari, rispondendo a un lettore ripercorre la politica anti Israele dell'Unesco.

Caro Direttore,
ritengo pienamente condivisibile la scelta di Stati Uniti e Israele di uscire dall’Unesco. L’organizzazione Onu è diventata, da tempo, l’espressione del più feroce fanatismo islamico che, come il nazismo, intende riscrivere a suo piacimento la storia. Ormai questi regimi hanno il controllo economico di molte istituzioni culturali e universitarie internazionali e le usano per dettare falsi storici a loro uso e consumo. I governi europei dovrebbero avere il coraggio di rifiutare tali imposizioni.

Antonello Pennese

Caro Pennese,
la decisione dell’amministrazione Trump di uscire dall’Unesco, seguita da un analogo passo di Israele, si deve alla recente approvazione da parte della stessa organizzazione di due risoluzioni che, con formulazioni lessicali differenti, hanno negato il legame dell’ebraismo con i luoghi santi di Gerusalemme e Hebron. Poiché Gerusalemme è la città verso la quale gli ebrei pregano - ed in cui vivono - da oltre tremila anni e Hebron ospita le tombe dei patriarchi del Vecchio Testamento, Abramo, Isacco e Giacobbe, tali risoluzioni hanno evidenziato un’ostilità preconcetta nei confronti di una delle tre grandi fedi monoteiste. Tutto ciò stride con il fatto che l’Unesco ha per missione la tutela del patrimonio culturale universale. Si è trattato di un evidente duplice vulnus, morale prima che politico, che delegittima la credibilità dell’organizzazione stessa.
Ma c’è dell’altro perché la negazione del legame storico fra gli ebrei e la terra d’Israele - così definita dal Vecchio Testamento - è sin dalla fine dell’Ottocento il principale argomento adoperato per delegittimare il sionismo prima e la nascita dello Stato ebraico poi. I leader arabi, di più Paesi, che negli ultimi cento anni si sono opposti all’esistenza di Israele hanno sostenuto l’inesistenza di legami storici e religiosi fra gli ebrei e quella terra. Con le suddette risoluzioni l’Unesco si è dunque fatta strumento delle posizioni più estreme del nazionalismo arabo, fatte proprie oggi dal fondamentalismo islamico.
Tutto ciò stride con quanto sta avvenendo sul terreno oggi in Medio Oriente, dove i rapporti fra Israele e Paesi arabi sunniti vivono una stagione di vivacità senza precedenti a cui in molti guardano nella convinzione che possa portare anche ad una composizione del conflitto israelo-palestinese. Insomma, mentre Paesi arabi ed Israele sono protagonisti di un dialogo senza precedenti, l’Unesco si è fatta portavoce dell’intolleranza che vuole ostacolare proprio tale riavvicinamento.

 Il Foglio-Claudio Cerasa:" Israele patrimonio dell'umanità", a pag.4

 Nel rispondere a un lettore, il direttore del Foglio Claudio Cerasa -tralasciamo il riferimento a Trump- fa una proposta non solo da condividere, ma da proporre seriamente alla agenzia Onu attraverso un appello internazionale. A titolo di modesto risarcimento per gli ignobili attacchi subiti, Israele venga dichiarata " PATRIMONIO dell'UMANITA". Chi ha mezzi e strumenti, raccolga l'appello, informazione corretta firma e sostiene.

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Claudio Cerasa

Trump, per una volta, ha fatto una cosa di buon senso, e resta un mistero perché ci siano ancora così tanti paesi di buon senso, come l'Italia, che di fronte a un'agenzia delle Nazioni Unite che definisce Israele una "potenza occupante" a Gerusalemme e che assegna all'islam e ai palestinesi la sovranità della tomba dei patriarchi a Hebron, dove sono seppelliti Isacco, Giacobbe e alcune delle loro mogli, negando i legami con la tradizione ebraica di quello che è considerato il secondo luogo più sacro dell'ebraismo, restino lì fermi senza fare nulla. L'Unesco, da anni, è la capofila di una Shoah culturale contro lo stato ebraico e ci sarebbe solo una condizione affinché possa dimostrare di aver cambiato direzione: dichiarare Israele patrimonio dell'umanità. Se si volesse davvero dare un senso alla sua spallata (giusta) all'Unesco forse converrebbe partire da qui.

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