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Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/07/2017, a pag. 1, con il titolo "Eia Eia mavalà", il commento di Mattia Feltri; dal FOGLIO, a pag. 3, l'editoriale "Il fascismo e i reati d’opinione". In altra pagina il nostro commento.
Ecco gli articoli:
LA STAMPA - Mattia Feltri: "Eia Eia mavalà"
Ci aveva visto giusto George Orwell quando scrisse che c’era ben poco da scegliere fra comunismo e fascismo e proprio per questo, non nonostante questo, non si sottovaluterà la storia del bagnino di Chioggia. Un signore, Gianni Scarpa, nella cui spiaggia vigono sotto forma di parodia le leggi del Ventennio, e dove si tengono discorsi di elogio a Benito Mussolini, si promettono manganellate nei denti e si sottolineano i benefici dell’uso delle camere a gas. Non la si sottovaluterà sebbene sembri più ispirata da Mario Monicelli che da Joseph Goebbels. Su un cartello c’è scritto «zona inadeguata per bambini e buzzurri», e già questo spiega qualcosa: si dice «inadeguata a», non «inadeguata per». Non è un dettaglio, vedrete. E fa bene la politica a reagire con sdegno, anche quando lo sdegno sembra inerpicarsi a quote quasi caricaturali, e discute di norme che impediscano e puniscano lo smercio di busti del Duce e di bottiglie di vino etichettate Faccetta Nera. Il promotore della legge è Emanuele Fiano del Pd, figlio di un sopravvissuto ad Auschwitz, sul ricordo di una frase di Giacomo Matteotti: «Il fascismo non è un’idea, è un crimine». Matteotti aveva ragione, davanti a quel regime. Ma negli anni la Cassazione ha annacquato la legge Scelba sull’apologia di fascismo perché ha stabilito che il saluto romano e la nostalgia per i cerchi di fuoco di Achille Starace, se non producono effetti concreti, rimangono manifestazioni di pensiero, e uno stato di diritto non abolisce le opinioni, nemmeno quelle brutte e cattive. IL FOGLIO: "Il fascismo e i reati d’opinione"
Il Movimento 5 stelle si scopre improvvisamente liberale e, con argomenti assai discutibili ma non peregrini, boccia la nuova legge sull’apologia di fascismo come “liberticida”. Si tratterebbe dell’introduzione di un “reato di opinione”, non della repressione di comportamenti volti alla ricostituzione del partito fascista, esplicitamente vietati dalla Costituzione e dalle leggi che portano il nome di Mario Scelba e di Nicola Mancino. La replica di Matteo Renzi, che ricorda come liberticida fosse il fascismo e non la legge che ne punisce l’apologia, è ovvia, forse un po’ troppo. Le opinioni nostalgiche, per quanto irritanti, sono appunto opinioni, la collezione di ciarpame propagandistico del ventennio è prova di cattivo gusto, è assai dubbio che costituisca un reato, è certo che non è un pericolo per la tenuta della democrazia. Però l’opposizione dei grillini deve essere decrittata, perché si fatica a riconoscere in questo movimento costruito sull’indignazione e il dileggio una radice liberale così consistente. I grillini continuano a sostenere che l’Italia è dominata da una partitocrazia antidemocratica, che quello che ci governa è un “regime” insopportabile, insomma che una specie di dittatura c’è già. La mobilitazione di ceti medi che si sentono declassati contro il parlamentarismo è un fenomeno diffuso e non necessariamente fascista, quindi sarebbe eccessivo accomunare l’agitazione grillina con le scorrerie squadristiche. Tuttavia si può sospettare che l’opposizione alla proposta di legge sull’apologia di fascismo abbia anche una venatura propagandistica, volta ad attirare chi considera la democrazia repubblicana non migliore del regime precedente. Al di là delle ambiguità, converrebbe evitare, non per dare ragione ai grillini ma per non combattere contro i mulini a vento di un inesistente pericolo neofascista, delimitare i divieti ai comportamenti pubblici, lasciando alle opinioni private la libertà di esprimersi, combattendole poi con la forza della ragione e non con la ragione della forza. Per inviare la propria opinione ai quotidiani, telefonare: direttore@lastampa.it lettere@ilfoglio.it |
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