sabato 27 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Giornale Rassegna Stampa
23.09.2023 Il discorso di Netanyahu all’Onu tutto nel campo della pace
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 23 settembre 2023
Pagina: 12
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Il discorso di Netanyahu all’Onu tutto nel campo della pace»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 23/09/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein con il titolo "Il discorso di Netanyahu all’Onu tutto nel campo della pace".

A destra: Benjamin Netanyahu

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

E’ tornato il primo ministro di sempre, suscitando piacere o rabbia, amore o odio: stavolta, è il grande tempo della pace per Benjamin Netanyahu. Dal podio delle Nazioni Unite il premier dello Stato Ebraico ha rappresentato con toni alti la nuova strada di Israele, quella che può portare al mondo il triangolo magico USA, Arabia Saudita,Israele. Nei giorni scorsi il discorso sul tema si è sdipanato in incontri segreti, poi nell’incontro con Joe Biden il tema è divenuto una speranza alta nell’agenda internazionale; infine il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman ha guardato negli occhi il mondo: “ogni giorno si compie un nuovo progresso” ha detto con voluto candore. Bibi nel 2012 portò il disegno di una bomba e un pennarello durante il discorso all’ONU: lo usò fu per segnare la linea rossa che divideva, sulla bomba stessa, l’arricchimento di uranio consentito e quello che invece metteva in mano al criminale regime degli ayatollah l’atomica. Stavolta, anche se la minaccia iraniana e la promessa di distruggere l’atomica sono stati temi importanti, il pennarello rosso è servito, dopo aver mostrato il vecchio e il “Nuovo Medio Oriente” con il piccolo Stato d’Israele al centro, a disegnare una linea di speranza diritta giù per tutto il Medio Oriente, in Asia e in Africa, un piano che unisce a partire proprio da Israele in un sogno di stabilità, di benessere, di amicizia, spingendosi nel Mediterraneo verso l’Europa, tre continenti che con strutture di viaggio, rifornimento, scambio, finalmente potranno insieme battere le forze oscure contro la democrazia, l’indipendenza e l’umanità. Detto da Netanyahu è molto più di un sogno: è un piano di lavoro in fieri, cui ormai Biden, che ambisce al suo posto nella storia, sembra attratto. Netanyahu deve sbrogliarsi dai suoi problemi interni, da un’opposizione che lo vuole morto politicamente:per esempio, che già critica che Israele consenta alla costruzione di una struttura nucleare civile come chiede bin Salman. Ma se l’Arabia saudita ci tiene, basta che si appoggi alla Russia o alla Cina, e non avrà certo bisogno di Yair Lapid. Soprattutto, è imminente la questione palestinese: Netanyahu ha tenuto un tono pacifista e interlocutorio, ha rimarcato l’incitamento, il terrore, l’antisemitismo di Abu Mazen. Ma pensa che i palestinesi debbano essere parte di un processo di pacificazione. Non ha parlato di due stati per due popoli e ha detto che non accetterò mai più, come non è stato accettato dai patti di Abramo, un veto palestinese alla pace. Ma la strada per un accordo è costellata di concessioni cui non si capisce come potrebbero consentire i partner di destra del governo. Ma si vedrà: l’obiettivo è storico, Netanyahu, che ne ha parlato inserendovi anche la visione di un’intelligenza artificiale democratica e non pericolosa, di viaggi nello spazio per consentire all’uomo un grande futuro, è adesso molto determinato nella sua strategia: se per questo immagina comprensione o un governo diverso, oppure nuove elezioni; se lo scopo è così grande che il governo abbandoni lo scontro e lo segua.. è tutto da vedersi. C’è stato il tempo dell’orgoglio internazionale di Bibi, la sua capacità di fare di Israele un leader mondiale nell’economia e della tecnologia, poi la guerra vittoriosa contro il Covid, la gloria degli accordi Abramo, le guerre con Hamas, un nemico da battere ma da non cancellare con la forza, lo Scudo di Difesa… e poi, insieme ai sospetti di corruzione, un cavallo di battaglia lanciato a tutta forza e poi dimostratosi privo di sostanza, da mesi e mesi la nebbia della larga rivolta contro la riforma giudiziaria che ha portato in piazza una travolgente massa di cittadini. Bibi volta pagina: pace. Vedremo se Israele raccoglie la grande sfida.

Per inviare al Giornale la propria opinione, telefonare: 02/85661, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


segreteria@ilgiornale.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT