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Il Giornale Rassegna Stampa
07.09.2023 Lotta dura e amore universale
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 07 settembre 2023
Pagina: 10
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Lotta dura e amore universale»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 07/09/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein.

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Non sono certo una filosofa, ma è ormai da molto tempo che penso che lo scontro verticale fra destra e sinistra cui si assiste in tutto il mondo, in Italia come nel resto d’Europa, negli Stati Uniti, in Israele meriti che un impegno rinnovato di pensiero su cosa significa oggi essere conservatori e che cosa progressisti. Ha scritto un articolo molto bello sull’argomento Galli della Loggia sul Corriere della Sera nei giorni scorsi, mettendo l’accento specie sull’errore progressista di ignorare l’importanza della “natura” intesa come struttura delle relazioni e della storia dell’uomo da recuperare contro la destrutturazione progressista. Da parte mia, una giustificazione: scrivo di questo contrasto trovandomi a Gerusalemme, perché esso è assolutamente identico in tutto l’Occidente democratico. Stessa richiesta drammatica di “democrazia” in un contesto democratico, stessa identificazione di pericoli “fascisti” ovunque, stesse accuse di razzismo, di sessismo, di sfruttamento, di rendere la vita impossibile alle minoranze, ai malati, ai poveri agli immigrati. Con una richiesta di immediato rimedio. Questo fornisce un forte vantaggio al progressismo, la sua universalizzazione transoceanica da oltreoceano all’Italia, Francia, Inghilterra… a Israele, in cui un coro conforme richiede giustizia sociale a gran voce, in maniera che si è fatta molto aggressiva con la sua nuova maniera di proporsi. Parlo della tecnica e del contenuto “woke”, un’unica armata di oppressi infuriati contro la cricca della destra. È un movimento internazionale che utilizzando la magnifica arma del risentimento (della sua potenza, unita a quella dell’invidia, ha parlato Douglas Murray alla conferenza dei “conservatives” inglesi dell’Istituto Edmund Burke) impugna un movimento sfrenato di accusa: la “destra” sfrutta, attenta alla libertà, nega la libertà di parola o di comportamento (specie sessuale), è razzista o socialmente egoista, di ripristinare il concetto di nazionalismo per forza storicamente colpevole. È un castello di potere da destrutturare, e questa destrutturazione appare avere le medesme caratteristiche in tutto il mondo. È la risposta che invece ha caratteri specifici a seconda di dove i conservatori devono trovare la loro identità construens a seconda della loro religione, la nazione, la visione del passato, l’economia, l’immigrazione. La difficoltà maggiore oltre a dover ricostruire la fiducia nella natura e nella storia, come scrive giustamente Galli della Loggia, è quella di proporre un mondo che al contrario di quello furiosamente contestato, valga la pena di essere vissuto con amore anche per la sua tradizione, per la sua cultura, quindi che sia amabile per il passato e per il futuro che promette: è una battaglia egemonica crudele e coraggiosa, nelle scuole, negli atenei, nel cinema, a cena con gli amici… la sinistra ha un vantaggio totale a partire dalla fine della seconda guerra mondiale. La possibilità di vincere è legata alla forza che riesce a esprimere la leadership, alla profondità del suo legame col passato e la sua proposta per il futuro. Questa nuova deve rifiutare lo scontro continuo che alla fine cancella lo spazio, il tempo per soluzioni che rallegrino, aiutino diano case e lavoro ai giovani; deve essere spezzata la cultura della critica radicale che copre di antipatia e di accuse terribili il presente e crea inutili discussioni, Quasi nessuno ormai vuole mettere in discussioni le scelte sessuali, o vuole fomentare scontri razziali che sono oggetto da anni di una difficile ma utile ristrutturazione fondamentale per l’eguaglianza. La strada è lunga, e questo va rispiegato da capo senza paura. Dice Abramo Lincoln nel suo primo discorso inaugurale del 4 Marzo 1861: “Noi non siamo nemici, ma amici. Non dobbiamo essere nemici. Anche se la passione ha prevalso, questo non deve rompere i nostri rapporti di affetto… le mistiche corde della memoria che suonano da ogni campo di battaglia… faranno risuonare il coro dell’Unione..”. In nome del valore della memoria brandito con spirito di innovazione ma senza paura della critica.

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