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Il Giornale Rassegna Stampa
04.07.2023 Jenin, epicentro del terrorismo arabo palestinese
Analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Il Giornale
Data: 04 luglio 2023
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «»
Riprendiamo dal GIORNALE di oggi 04/07/2023 l'analisi di Fiamma Nirenstein.

PM Netanyahu Appoints Fiamma Nirenstein as Ambassador to Italy | Prime  Minister's Office
Fiamma Nirenstein

Ieri a Jenin le forze israeliane hanno lanciato nottetempo un attacco militare massiccio di cui adesso parla tutto il mondo come di una crudele sorpresa nei confronti dei palestinesi: 9 durante quella che è stata definita la maggiore impresa antiterrorismo dal tempo della seconda intifada, sono stati uccisi, 8 in scontri armati e uno in circostanze ancora non definite. Sono passati 22 anni circa dal giorno in cui, di Pasqua nel 2002, dopo un eccidio di 20 uccisi israeliani in un ristorante, coprii la battaglia di Jenin in cui furono uccisi 50 palestinesi e 23 soldati. Avventurandosi sul campo di battaglia, dentro la cittadina, o “campo profughi” come si chiamano dal 1948 quel tipo di confusi agglomerati in cemento, solo l’auto di qualcuno esperto ti evitava di calpestare le “booby trap”, le trappole esplosive sparse per ogni dove. Anche ieri ne sono state trovate con casse di armi, proiettili, esplosivo. Jenin ieri, e Jenin oggi.

Jenin: Eight Palestinians killed as Israel bombs West Bank city in large  offensive | Middle East Eye

Oggi, dopo averlo rimandato molte volte, e aver soppesato la difficoltà di un’azione di terra, sempre molto pericolosa, il governo e l’esercito hanno deciso che ormai era inevitabile quest’intervento. Le attività di Jenin rendevano letteralmente impossibile ai cittadini israeliani viaggiare nell’area, ai ragazzini aspettare l’autobus e andare a scuola. La cittadina è la santabarbara e il campo training dei terroristi più determinati; qui già nel 1935 fu ucciso dalle forze britanniche il capo islamico padre di Hamas, il guerriero Itz a din al Qassam, da cui il nome dei missili Qassam. Da qui sono usciti, ultimi della fila, i terroristi che hanno compiuto 50 attacchi a fuoco negli ultimi sei mesi, e un totale di 200 attacchi nell’inizio del 2022. Dal settembre dell’anno scorso 19 terroristi hanno cercato e trovato asilo a Jenin, dall’inizio dell’anno 28 israeliani fra cui donne, bambini, civili seduti al ristorante, sono stati uccisi. L’autodifesa di Israele, in un non gradito ma indispensabile tentativo di contenere la piaga, è costata la vita a 120 palestinesi, arresti e incursioni ne sono stati la causa. Nel frattempo c’è stata una grande iniezione di denaro e aiuti da parte dell’Iran: i finanziamenti alla Jihad Islamica e a gruppi che si riferiscono a Fatah sono aumentati. L’impegno per il terrorismo islamico antisraeliano era limitato a Gaza e agli hezbollah: adesso le migliaia di armi che sono state sequestrate a Jenin, le dozzine di congegni esplosivi di alta qualità e anche il lancio nei giorni scorsi di un missile non da Gaza ma dal territorio dell’AP sono un segnale dell’allargarsi della minaccia all’West Bank. Jenin è la fortezza del terrorismo, ed è ormai ben organizzata, casa per casa, nascondiglio delle armi e dell’esplosivo: esistono meccanismi di allarme che avvertono in lontananza dell’arrivo dell’esercito, all’ingresso della cittadina congegni esplosivi bloccano i nemici. La Jihad Islamica è rimasta il numero uno in città, come ai tempi della Seconda Intifada, mentre il 20 per cento dei cittadini si identifica con Hamas, ed esistono anche gruppi autonomi come la “Brigata Jenin” che vengono esaltati e promossi grazie a video Tik Tok in cui sparano agli insediamenti e ai soldati. La scelta di ieri ha già causato promesse di vendetta oltre che alla reazione mondiale, molto consueta, di disapprovazione, che di fatto accetta la versione palestinese di un’intrusione violenta priva di significato; ma non è affatto così. Israele tenta di fare qualcosa di significativo contro un’ondata incontenibile di violenza. La scelta di agire è stata presa anche dopo una consultazione dieci giorni fa, con gli USA. E prima di entrare nella cittadina un messaggio è stato diffuso”. Stiamo per entrare per effettuare arresti: state a casa e proteggete la vostra famiglia”. Durante la notte scorsa le truppe israeliane hanno sequestrato addirittura missili e chiuso gallerie sotterraneo ad uso bellico. Per ora quello che si vede è che nel campo minato della politica israeliana, questa impresa è l’unica cosa su cui tutte le parti sono d’accordo. Anche Yair Lapid, il grande antagonista di Netanyahu, mentre infuriano le manifestazioni contro la riforma giudiziaria, che oggi hanno investito l’aeroporto Ben Gurion, l’unica porta di Israele verso l’estero, ha dichiarato il suo accordo con l’impresa di Jenin.

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