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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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Il Foglio Rassegna Stampa
15.01.2024 I woke pro-Hamas odiano la nostra civiltà e vogliono il caos
Analisi di Commentary

Testata: Il Foglio
Data: 15 gennaio 2024
Pagina: 11
Autore: Abigal Shrier
Titolo: «I woke pro Hamas non sono stupidi, odiano la nostra civiltà e vogliono il caos»

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 15/01/2024, a pag. 11, l'analisi di Abigal Shrier del Commentary dal titolo "I woke pro Hamas non sono stupidi, odiano la nostra civiltà e vogliono il caos"


Abigal Shrier, giornalista del Commentary


Black Lives Matter di Chicago ha postato un messaggio di ssotegno ai terroristi di Hamas

Perché i sostenitori del Black Lives Matter, gli estremisti climatici, le femministe accademiche e gli attivisti trans sono così pronti a schierarsi con Hamas?”, si domanda sulla rivista Commentary Abigal Shrier, che ha scritto “Irreversible Damage”, il libro sul contagio transgender in Occidente. “Gli attivisti per il clima, le estremiste femministe, Gays 4 Gaza: ognuno di loro sembra ingannato da un regime che li imprigionerebbe, reprimerebbe o massacrerebbe volentieri” scrive Shrier. “Possono davvero essere così controproducenti? Possono davvero essere così creduloni e stupidi? Ebbene, al tavolo da poker della sinistra odierna, se non sai chi è lo sciocco, molto probabilmente lo sciocco sei tu. Consideriamo Black Lives Matter, che ha annunciato il suo sostegno a Hamas nei giorni successivi al massacro con un post allegro raffigurante una bandiera palestinese e la sagoma di un parapendio, presumibilmente diretto a violentare donne e macellare bambini. BLM, un’organizzazione il cui obiettivo è ‘portare giustizia, guarigione e libertà ai neri in tutto il mondo’, non sa come verrebbero trattati gli ebrei etiopi se osassero visitare Gaza? La follia si estende oltre la razza. Attivisti climatici come Greta Thunberg hanno promesso sostegno a Gaza. Nel frattempo, i dipartimenti di studi di genere negli Stati Uniti hanno cercato di ‘amplificare’ l’appello delle femministe palestinesi ‘a unirsi alla lotta per la liberazione della Palestina’. Quindi, in una lotta tra uno stato di polizia islamico – letteralmente, un patriarcato – i cui terroristi sono stati incoraggiati a stuprare le donne israeliane il 7 ottobre e una società in cui le donne godono di pieni diritti e prestano servizio militare, le femministe accademiche occidentali scelgono il primo. E alla Columbia University, il gruppo studentesco queer non binario, LionLez, ha tenuto una serata al cinema: ‘Qui c’è la PALESTINA LIBERA. I sionisti non sono invitati’”. Perché questo delirio, chiede Shrier? “Sono tutti alimentati dalla stessa fonte d’acqua inquinata: odio, invidia e risentimento. Potresti spiegare Greta e i suoi amici con gli occhi chiusi che Israele guida il mondo negli sforzi e nella tecnologia di desalinizzazione. Si potrebbe suggerire a qualsiasi attivista climatico che marcia per Hamas che, se avesse a cuore l’ambiente, dovrebbe schierarsi con lo stato che guida il mondo nelle tecnologie per le energie rinnovabili. Si potrebbe ricordare loro che Israele ha donato a Gaza serre ecologicamente avanzate per un valore di 14 milioni di dollari come parte del disimpegno del 2005, solo per vedere quelle serre distrutte dagli abitanti di Gaza. Non sono stupidi e non hanno tendenze suicide. Ecco cosa sono. Sono attivisti LGBTQ+ che non sono motivati dai diritti dei gay. Sono radicali climatici che non sono motivati dalla preoccupazione per il clima. Le università possono aggiungere arabeschi intellettuali all’espressione di questo odio, ma alla fine, quando questi gruppi suonano i loro tamburi bongo, i loro canti si riducono a un unico credo: odia coloro che hanno qualcosa che tu non hai. Quando invocano il genocidio degli ebrei nei campus americani vogliono semplicemente infliggere paura e instillare il caos in una civiltà pacifica che disprezzano. Siamo noi gli ingannati per aver creduto che loro sostenessero sinceramente quei valori in primo luogo”.

Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/5890901, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@ilfoglio.it

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