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Il Foglio Rassegna Stampa
12.07.2017 Bassem Eid: 'L’Onu tolga le mani dal conflitto israelo-palestinese'
Analisi di Eugenio Cau

Testata: Il Foglio
Data: 12 luglio 2017
Pagina: 3
Autore: Eugenio Cau
Titolo: «L’Onu tolga le mani dal conflitto israelo-palestinese, ci dice Bassem Eid»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 12/07/2017, a pag. III, con il titolo "L’Onu tolga le mani dal conflitto israelo-palestinese, ci dice Bassem Eid", l'analisi di Eugenio Cau.

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Eugenio Cau

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Bassem Eid

Bruxelles. “L’anno scorso sono stato invitato a parlare all’Onu. Era la prima volta che entravo nel palazzo di Vetro a New York. La prima frase che ricordo di aver detto è stata: ‘In qualità di rifugiato palestinese, vorrei possedere la chiave di questo palazzo e chiuderlo per sempre’”. Bassem Eid parla con durezza delle risoluzioni adottate dall’Unesco a Cracovia la settimana scorsa, e più in generale delle ampie interferenze anti israeliane delle agenzie onusiane. Cinquantanove anni, nel 1996 Eid ha fondato a Ramallah il Palestinian Human Rights Monitoring Group, organizzazione per i diritti umani che ha ricevuto premi e riconoscimenti prima di essere osteggiata e infine chiusa in quanto non rispettava le regole tradizionali della retorica del conflitto israelo-palestinese: da palestinese, Eid denunciava il “col - laborazionismo” dei suoi compatrioti nei confronti del terrorismo, condannava la corruzione dell’Autorità palestinese e non si lasciava trascinare in quella demonizzazione di Israele che è la moneta di scambio abituale nel mondo arabo.

Da beniamino umanitarista, Eid si è trasformato in un personaggio scomodo perché si rifiuta di vedere in Israele il male assoluto, e anzi: osa lodare l’operato di Gerusalemme. Di recente la sua campagna controcorrente di opposizione al boicottaggio dei prodotti israeliani gli ha creato parecchi nemici. L’anno scorso, l’ University of Chicago lo invitò per una serie di conferenze sulla questione israelo-palestinese, ma il primo incontro fu interrotto da manifestanti violenti anti israeliani. Eid fu costretto ad abbandonare il campus in fretta e furia. I manifestanti impedirono poi l’inizio del secondo incontro, e alla fine Eid cancellò l’intero ciclo di conferenze. “Oggi – dice al Foglio – non parlo più in un campus americano a meno che non ci sia la polizia a guardia della sala. Non la security interna: vera polizia con le uniformi. Solo così mi sento sicuro”.

Incontriamo Eid durante una conferenza organizzata a Bruxelles dall’Eipa, la Europe Israel Press Association, in cui parla insieme ad altri esperti di conflitto israelo-palestinese, della minaccia islamista sull’Europa e del modello israeliano nella lotta al terrore. Il tema dell’Unesco è all’ordine del giorno. A Cracovia, l’Agenzia per la scienza e la cultura ha designato Israele come una “potenza occupante”e in seguito ha assegnato all’islam e ai palestinesi la custodia della tomba dei patriarchi di Hebron, luogo storico della cultura ebraica. Come già avvenuto innumerevoli volte, grazie all’attivismo dei paesi musulmani e alla compiacenza colpevole di alcuni paesi occidentali le istituzioni internazionali sono utilizzate per negare a Israele il diritto alla sua storia. “L’Onu deve togliere le sue mani dal conflitto israelo-palestinese – dice Eid – Ormai le istituzioni onusiane non solo non aiutano, ma cedendo alle pressioni dei paesi arabi rendendo il conflitto impossibile da risolvere”.

Chiediamo a Eid quale giovamento può trarre il popolo palestinese da risoluzioni come questa. “Ovviamente nessuno – risponde – Le manovre intorno alle istituzioni Onu rispondono a una precisa strategia dei paesi arabi e dell’Autorità palestinese che non ha niente a che vedere con il benessere della popolazione, spesso la gente non sa nemmeno di cosa si parli. E’come per il boicottaggio anti Israele: ho parlato con tantissimi palestinesi che non sapevano cosa fosse. Ma questo conviene ai paesi arabi: si accreditano a costo zero come difensori della Palestina, e Abu Mazen danza sulle risoluzioni onusiane come se fossero un grande successo in politica estera”. Ma perché i paesi europei si prestano a questi giochi? “C’è un’ondata anti israeliana che monta in occidente”, dice Eid. “Molte organizzazioni finanziate sia dai paesi arabi e del golfo sia dall’Europa incitano all’odio contro Israele. Il risultato è che ormai in Europa c’è un forte background non solo anti israeliano, ma propriamente antisemita. Mi rende molto triste il modo in cui l’Europa oggi tratta gli ebrei. E’ una pessima strategia, che non porterà benefici nel futuro e che rischia di compromettere la società nel suo insieme. Le responsabilità sono condivise, né i media né i governi europei fanno abbastanza”, e per ora le prospettive sono nere. “Forse un giorno l’Europa si sveglierà, ma per ora sembra difficile”.

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lettere@ilfoglio.it

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