|
| ||
|
||
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 08/04/2017, a pag.1, con il titolo " Camion sulla folla,strage a Stoccolma.Il dramma dell'occidente che gioca con gli alibi quando si parla di terrorismo" il commento di Claudio Cerasa sulla strage di Stoccolma.
Dopo l'azione di Trump contro Assad, ci auguriamo che, almeno il direttore del Foglio, modifichi i giudizi contro il Presidente degli Stati Uniti che finora hanno caratterizzato la linea ferrariana del quotidiano che dirige. A meno che il Foglio senta la mancanza della linea mediorientale di Obama...
Ieri sera la matrice dell'attentato terroristico che ha colpito Stoccolma non era ancora definita, ma la dinamica non lascia molti dubbi: alle ore 1.5, alcuni pedoni (almeno quattro morti e oltre dieci feriti) sono stati travolti da un camion che è finito contro la folla nei pressi di un centro commerciale situato in una strada pedonale stipata di persone, nel cuore della capitale della Svezia. La dinamica è identica a quella adottata lo scorso anno da alcuni soldati dello Stato islamico a Nizza (14 luglio) e a Berlino (19 dicembre) e potrebbe non essere casuale che dopo l'attentato di Londra (22 mano) e dopo l'attentato di San Pietroburgo (3 aprile) un camion abbia fatto una strage pochi giorni dopo il lungo discorso con il quale il nuovo portavoce dello Stato islamico (Abu Hassan al Muhq jir) ha invitato militanti e simpatizzanti dell'Isis a compiere in tutto il mondo attentati terroristici. Nella giornata di oggi la dinamica dell'attentato di Stoccolma sarà più chiara ma già in questo momento è possibile mettere insieme alcune considerazioni che riguardano un'attitudine molto particolare scelta dall'opinione pubblica europea per affrontare la nuova normalità degli attentati terroristici: la rimozione del trauma, la ricerca di un alibi, il tentativo di trasformare una strage in un problema legato all'emergenza immigrazione, alle pecche dell'intelligente, all'apertura dei centri storici ai Suv o ai camion, e il conseguente tentativo di trasformare gli attentati in fenomeni tutto sommato circoscrivibili. E' stato un incidente. E' stato un depresso. E' stato un pazzo. E' stato un lupo solitario. Chiudere gli occhi di fronte al terrore è un istinto primitivo, quasi naturale, così come scaricare su se stessi le responsabilità altrui è un modo facile, semplice, per illudersi che la risoluzione dei problemi dipenda da noi e non da altri. Non sappiamo se l'attentato terroristico di ieri abbia o no una matrice islamista ma sappiamo che l'atteggiamento delle classi dirigenti, dell'opinione pubblica e di una buona parte della politica oggi tende a deviare l'attenzione dal cuore del problema, dal fulcro della questione. Che è drammaticamente semplice: per aggredire il fondamentalismo islamico bisogna centrare il cuore della questione e la questione è che la nostra epoca è caratterizzata da uno scontro tra due imperi. Il primo impero è quello islamista: è un impero che ha una sua declinazione violenta e molte ramificazioni politiche e tende a uccidere in ogni angolo del mondo gli infedeli non spinto da una reazione a un atto ostile dell'occidente ma spinto da una volontà omicida giustificata da una precisa interpretazione del Corano (i miscredenti vanno colpiti "tra capo e collo', Corano, VIII, 2). Il secondo impero è quello occidentale, quello sotto attacco, quello in cui viviamo oggi. Per inviare al Foglio la propria opinione, telefonare: 06/ 58909011, oppure cliccare sulla e-mail sottostante lettere@ilfoglio.it |
Condividi sui social network: |
|
Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui |