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La Stampa Rassegna Stampa
25.07.2023 Le responsabilità di Netanyahu
L'opinione di Eshkol Nevo

Testata: La Stampa
Data: 25 luglio 2023
Pagina: 19
Autore: Eshkol Nevo
Titolo: «Netanyahu fermi il suo colpo di Stato non lasceremo distruggere Israele»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/07/2023, a pag.19, con il titolo 'Netanyahu fermi il suo colpo di Stato non lasceremo distruggere Israele' l'intervento di Eshkol Nevo.

L'indagine narrativa intorno alla verità di Eshkol Nevo | il manifesto
Eshkol Nevo

Israel protests: Over 100,000 rally against Netanyahu's government

Sono arrivato in questa piazza per la prima volta sei anni fa, alla manifestazione con cui volevamo spingere il procuratore generale Avichai Mandelblit a incriminare Benjamin Netanyahu. Ci ha messo parecchio, Mandelblit, ha esitato, ma alla fine, anche grazie alla determinazione dimostrata da questa piazza, Netanyahu è stato incriminato. Netanyahu però non si è dimesso, come ci si aspetterebbe da chi viene incriminato mentre ricopre una carica pubblica. Ha preferito salvare la poltrona. Lui stesso ai tempi di Ehud Olmert aveva dichiarato: «Un primo ministro sprofondato fino al collo nelle inchieste non ha più il mandato pubblico ed etico per prendere decisioni cruciali per il paese, si corre il rischio che agisca in base a interessi personali di sopravvivenza politica piuttosto che al pubblico interesse». Eppure, da quando è stato incriminato lui, Netanyahu ha pensato solo a salvare la poltrona. Da quel momento, proprio come in una tragedia greca, adempie passo dopo passo la sua stessa profezia. Per garantire la propria sopravvivenza politica ha trascinato il paese in una sequela infinita, divisiva, catastrofica, di elezioni. Per garantire la propria sopravvivenza politica ha finito per formare, coalizzandosi con delinquenti già condannati ed evasori seriali, un governo dalla maggioranza molto ristretta. E qual è la prima cosa che fa dopo aver formato il governo? Mentre il suo processo è ancora in atto? Cerca di disintegrare l'autorità giudiziaria. Vergogna! Prima in un colpo solo. Adesso pian piano, a più riprese. A volte si nasconde dietro la voce di Yariv Levin, altre dietro Simcha Rotman, ma le mani che muovono i fili, amici, sono quelle di Netanyahu. È lui a orchestrare e autorizzare l'attacco al potere giudiziario. Netanyahu aumenta la fiamma a sua discrezione, e a sua discrezione la riduce. Ma Netanyahu – non dimentichiamolo – è anche accusato di reati penali. Di corruzione, di frode e di abuso di fiducia: non ha un'accusa di cui rispondere, ne ha tre. Mille, duemila, quattromila. Il suo processo non si svolgerà in futuro, si sta svolgendo adesso, proprio in questi giorni. Perciò non ha alcun diritto, da un punto di vista etico e politico, di mettere le mani sul sistema giudiziario o di cercare di ridurne il potere. Oggi sono qui per dire a Netanyahu: vuoi occuparti della minaccia iraniana? Prego. Vuoi occuparti del carovita? Benissimo. Era ora che cominciassi a notare che qui la gente fa la fame. Ma apri bene le orecchie e ascoltaci: giù le mani dal sistema giudiziario! Forse richiede davvero delle modifiche. L'intero sistema ha bisogno di uno scossone. Ma non siete tu e il governo estremista del quale sei a capo a poterle apportare. Non ne hai facoltà. Non è legittimo. Esiste un palese confitto di interessi. Noi non permetteremo a chi è accusato di crimini penali di disintegrare il potere giudiziario e intaccare la democrazia israeliana. Non ce la farai! Interrompi questo colpo di Stato che danneggia l'economia, compromette irrimediabilmente le relazioni con gli Stati Uniti, è inaccettabile per la grande maggioranza degli israeliani, smembra l'esercito e divide il Paese. Interrompilo subito, questa sera stessa, altrimenti sarà, insieme alla distruzione che si porta dietro, la tua unica eredità. Voglio aggiungere qualche altra parola sulle divisioni nel Paese, proprio adesso, dopo questa settimana difficilissima e appena prima del 9 del mese di Av, il giorno di lutto in cui gli ebrei ricordano la distruzione del Tempio. Alla fin fine dovremo vivere insieme. Per come conosco gli israeliani, ce la possiamo fare, a vivere insieme. Io non accetto la scissione che spesso sento in bocca agli oratori nelle manifestazioni, fra "noi" e "loro", né l'uso di una terminologia bellica. Non esiste veramente un "noi" e un "loro", in Israele. Al tavolo di Shabbat siedo insieme a persone che votano Likud. I miei vicini e i miei amici, nella città in cui abito, si riconoscono nel sionismo religioso. Fra gli studenti iscritti ai miei laboratori di scrittura creativa, alcuni tra i più dotati di talento e valori provengono da comunità ultraortodosse. Dopo che avremo vinto la battaglia per la democrazia - e la vinceremo. E dopo che questo tremendo governo sarà caduto - e cadrà. Ci aspetta un lavoro non meno importante. Per anni questo Paese è stato governato da un uomo che ci ha divisi, incitati all'odio reciproco, che ha cercato di smantellare tutti i valori condivisi, che ha dimenticato cosa significa essere israeliani, sì, Netanyahu ha dimenticato cosa significa essere israeliani. Dopo che se ne sarà andato a casa, dovremo riparare le lacerazioni, ricostruire i ponti che ci uniscono e ricreare un base di consenso ampia e solida, fondata sulla Dichiarazione di Indipendenza e sul sogno di Benjamin Zeev Herzl. Lo Stato di Israele sarà un Paese liberale e illuminato, luce per le nazioni. Uno Stato ebraico dove non esiste coercizione religiosa e c'è tolleranza verso le altre religioni. Un Paese dove esistono eguaglianza di diritti, libertà di espressione, giustizia sociale. Un Paese democratico dove i cittadini sono al riparo da qualunque tipo di abuso. Non si tratta di destra o sinistra. Il governo contro il quale lottiamo non è un governo "di piena destra", è un governo inaccettabile, anti-israeliano, che non esprime la volontà del popolo, che non esprime i valori di questo paese a noi tutti tanto caro. Dobbiamo continuare a combatterlo, per le strade, nelle piazze, con tutti gli strumenti legittimi, con tutte le parole che possediamo, fino a quando non cadrà. 
Traduzione di Raffaella Scardi

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