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La Stampa Rassegna Stampa
25.06.2023 Ian Bremmer: 'Prigozhin aveva poche possibilità ma il regime è comunque nel caos'
Intervista di Alberto Simoni

Testata: La Stampa
Data: 25 giugno 2023
Pagina: 5
Autore: Alberto Simoni
Titolo: «'Prigozhin aveva poche possibilità ma il regime è comunque nel caos'»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 25/06/2023, a pag.5 con il titolo "Prigozhin aveva poche possibilità ma il regime è comunque nel caos" l'intervista di Alberto Simoni.

Alberto Simoni - US CORRESPONDENT - La Stampa | LinkedIn
Alberto Simoni

Ian Bremmer – Wikipedia
Ian Bremmer

Per capire quanto sta accadendo in Russia, bisogna raccontare quando Putin, incontrando giorni fa alcuni blogger militari, confermò l'ordine che il ministero della Difesa aveva diramato a chiunque combattesse in Ucraina, come i mercenari della Wagner, di sottoscrivere un contratto con l'esercito russo entro il primo luglio. Prigozhin ha declinato l'invito. Ian Bremmer, analista strategico, fondatore di Eurasia Group, cita questo episodio come elemento culminante del contrasto fra Prigozhin e Putin e lo definisce un «atto di insubordinazione senza precedenti».

Le cose sono precipitate rapidamente, più di quanto anche l'Intelligence occidentale aveva previsto. Perché? «Prigozhin, rifiutando un ordine di Putin, si è messo in una situazione insostenibile. Il capo di Wagner deriva il suo potere dai mercenari che controlla, sono decine di migliaia, e molti li ha visti morire in Ucraina. Da mesi sfida le autorità militari, ma si è trovato chiuso in un angolo dal quale ha provato a tirarsi fuori con quello che definirei un atto di disperazione».

L'avanzata su Mosca è stato un atto disperato ? «Ha tentato la sorte come se fosse una partita ai dadi, pensando: o rovescio la leadership militare o muoio in un aurea di gloria».

Quale opzione ritiene più probabile? «Prigozhin non avrà successo nel rimuovere Putin».

Potrebbe però, almeno nella bozza di accordo fatta circolare da Lukashenko, ottenere la rimozione del generale Gerasimov e del ministro Shoigu. Quali le conseguenze per Putin di queste 36 ore di caos? «Quel che sta accadendo è molto pericoloso per il capo del Cremlino. Prigozhin è uno strumento creato dallo stesso Putin. Poi però quei mercenari di assoluto livello che sono i Wagner sono diventati indipendenti dal Cremlino, fuori controllo, non sono più leali e sono una minaccia per la sicurezza del governo e della popolazione. Per questo Putin ha dato l'ordine ai suoi militari di sbarazzarsi di loro. A quegli stessi militari che nell'ultimo anno e mezzo in Ucraina sono andati male e contro i quali il Cremlino ha persino consentito fossero mosse critiche sonore pubblicamente. È una situazione contorta che pone il presidente russo in una posizione di debolezza sul fronte interno. È possibile verrà intensificata la sorveglianza e ci sarà una mobilitazione per rafforzare la tenuta del sistema russo e quella del presidente. In questo clima chiunque minimamente sospettato di infedeltà verrà eliminato. Sono certo vedremo cose del genere».

Quanto invece la Russia è indebolita sul fronte ucraino? C'erano 50mila mercenari in Ucraina. Come farà Mosca ora a contrastare la controffensiva di Kiev? «Ci saranno delle ritirate tattiche verso alcune aree più facili da difendere e questo consentirà agli ucraini di guadagnare terreno. Prevedo diserzioni fra l'esercito russo ma anche scelte drastiche da parte del Cremlino per proteggere alcune zone, come la Crimea. Quindi la buona notizia dell'Ucraina capace di riconquistare territori è bilanciata dalle mosse che Putin, messo all'angolo, potrebbe fare per evitare una disfatta».

La diplomazia occidentale è mobilitata, riunioni e meeting di emergenza. Anche a Washington sono stati presi alla sprovvista dalla celerità dell'azione di Prigozhin. Cosa farà l'Amministrazione Biden? «Più importante quel che non deve fare, ovvero non deve agire, non deve prendere alcuna iniziativa che possa essere percepita dai militari russi in questo scenario fosco della guerra come una provocazione. Biden deve evitare di innescare un'escalation».

Come si evita questo corto circuito? «Mantenendo le linee di comunicazione con gli alleati, monitorando la situazione con i partner Nato. Non è il momento di agire».

La Cina è in silenzio, la sorprende? «Una volta che la situazione sarà più chiara e Putin avrà superato la crisi, Xi Jinping avrà qualcosa di positivo da dire. Ora la linea è definire le vicende come una questione interna. Pechino non darà aiuti militari e non prenderà rischi inutili».

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