giovedi` 18 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






La Stampa Rassegna Stampa
12.12.2017 West Bank e Gaza: per ora non è scoppiata nessuna 'intifada'
Analisi di Rolla Scolari

Testata: La Stampa
Data: 12 dicembre 2017
Pagina: 6
Autore: Rolla Scolari
Titolo: «Malcontento sociale e divisioni politiche fiaccano l'appello alla terza intifada»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 12/12/2017, a pag.6, con il titolo "Malcontento sociale e divisioni politiche fiaccano l'appello alla terza intifada" il commento di Rolla Scolari.

Risultati immagini per Rolla Scolari
Rolla Scolari

Subito dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump del trasferimento dell’ambasciata americana a Gerusalemme, Hamas - il gruppo islamista palestinese che controlla Gaza - ha chiesto ai suoi seguaci d’innescare una terza Intifada. Ci sono state manifestazioni nei Territori palestinesi della Cisgiordania e a Gaza, a Gerusalemme Est, la parte araba della città. Eppure, benché le violenze temute ci siano state, sono comunque risultate più contenute e meno sanguinose del previsto. Dopo la preghiera islamica di venerdì, tra Gerusalemme Est e Territori palestinesi secondo i dati delle autorità israeliane sono scese in piazza circa 3.000 persone, sabato il numero era sceso a 500, e domenica era inferiore. E se è troppo presto per fare bilanci, se la situazione resta a rischio e il minimo incidente può innescare terribili violenze, allo stesso tempo gli osservatori riflettono sull’utilizzo del termine Intifada: sollevamento, rivolta. «Terza Intifada» è un titolo che ricompare ogni volta che scoppiano scontri tra israeliani e palestinesi, come nel settembre 2015 e a luglio. Eppure, il quotidiano israeliano «Yedioth Ahronoth» ha fatto notare come ci siano stati «migliaia di like online», e meno manifestanti in strada, mentre sul tabloid «Israel Hayom», vicino alla destra, Oded Granot ha spiegato come «la scarsezza della violenza mostri come i palestinesi non siano interessati a un’altra Intifada». Muhammad Shehada, giovane attivista palestinese originario di Gaza, scrive sul quotidiano liberal israeliano «Haaretz» come una terza Intifada «non sia nell’interesse né di Hamas né dell’Autorità nazionale palestinese» (Anp) e lo stesso giornale, in un altro articolo, racconta in tre punti «perché non ci sarà una terza Intifada»: mancano gli elementi delle sommosse del 1987 e del 2000. Oggi, i palestinesi a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est sono più divisi di allora, sia geograficamente sia politicamente, spiega «Haaretz». Da parte sua, Fatah, il partito del rais Abu Mazen che controlla la Cisgiordania, non ha intenzione di mettere in forse i suoi accordi di sicurezza con Israele, che garantiscono lo stipendio regolare a centinaia di membri degli apparati militari e delle forze dell’ordine, e permettono di arginare il rivale politico Hamas. Non è un caso che il giornale palestinese al-Ayyam, vicino a Fatah, abbia ripubblicato un editoriale del 2012 in cui si auspica un’«intifada calma». L’Autorità palestinese ha chiesto infatti alla popolazione di scendere in strada, ma in maniera pacifica, e agenti e poliziotti hanno lavorato al controllo del territorio e non, come accaduto nella seconda intifada nel 2000, abbandonato l’uniforme per unirsi agli scontri. Dall’altra parte, Hamas ha chiamato all’intifada, ma in Cisgiordania e Gerusalemme Est, non nella sua Gaza, perché come l’Anp il movimento non può permettersi oggi caos in casa. L’accordo raggiunto da poco dagli islamisti con i rivali di Fatah significa la fine del blocco economico sulla Striscia da parte di Egitto e Israele, la riattivazione della debole economia locale e quindi un auspicato indebolimento del malcontento sociale interno che mina la sua autorità. «Ci sono molta disperazione e rabbia palestinesi davanti alla mancanza di prospettive di progresso diplomatico e sulla fine dell’occupazione – scrive Haaretz – ma ci sono anche pragmatismo politico e la necessità di guadagnarsi da vivere».

Per inviare alla Stampa la propria opinione, telefonare: 011/65681, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


direttore@lastampa.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT