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La Stampa Rassegna Stampa
21.10.2017 Ritorno a Berlino, i fantasmi del passato
Recensione di Luigi Forte

Testata: La Stampa
Data: 21 ottobre 2017
Pagina: 2
Autore: Luigi Forte
Titolo: «I fantasmi nazisti richiamano a Berlino l'editore che voleva dire addio al passato»

Riprendiamo da TUTTOLIBRI-LA STAMPA di oggi, 21/10/2017, a pag.II, con il titolo " I fantasmi nazisti richiamano a Berlino l'editore che voleva dire addio al passato" la recensione di Luigi Forte.

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Luigi Forte                          la copertina                         Verna B.Carleton

A Berlino Eric Devon non contava proprio di tornarci. Viveva ormai a Londra da anni, dove si era sposato con Nora, una donna di grande fascino. Lavorava in una casa editrice e aveva sotterrato il suo passato tedesco. Non era più Erich Dalberg, nato nel quartiere berlinese di Schöneberg, figlio di un editore di libri d’arte, sfuggito con la madre alla violenza nazista nel 1934. Era un esule naturalizzato con una nuova patria e una nuova identità. Ma col tempo i fantasmi di quel passato, che nemmeno la moglie conosce del tutto, rischiano di travolgerlo, il dolore e il senso di colpa si fanno insopportabili e gli interrogativi sempre più incalzanti. Non sa più nulla degli Ahrenfeld, i parenti ebrei di suo padre, e tanto più ha rimosso i von Ludowitz, il ramo materno della famiglia, prussiano e aristocratico. Ecco perché il protagonista del romanzo della giornalista americana Verna B. Carleton, Ritorno a Berlino, pubblicato per la prima volta negli Stati Uniti nel 1959 (e ora edito da Guanda nella bella traduzione di Irene Abigail Piccinini) si lascia infine convincere dalla moglie e da una comune amica a tornare sulle proprie tracce per ritrovare se stesso. La Carleton, scomparsa nel 1967, era nota negli ambienti artistici parigini e molto legata alla famosa fotografa Gisèle Freund, con la quale visitò dopo la guerra la vecchia capitale tedesca. Come Dalberg anche l’ebrea Gisèle aveva le sue radici a Schöneberg, anche lei apparteneva al folto gruppo degli esuli. Il romanzo ricalca in parte l’esperienza traumatica di quel ritorno amplificata in un’ampia e coinvolgente riflessione sul dramma tedesco. Perché non è solo in gioco l’identità di un individuo, ma quella di un intero paese sfigurato dal nazismo e dalla guerra e diviso fra est e ovest, di cui Berlino, nel romanzo, è emblema e spazio da riconquistare. Anche la città sembra un guscio vuoto come la memoria di Eric, ma bastano pochi segnali per riportarlo fra le strade dell’infanzia e spingerlo fino alla villa costruita da suo padre nel quartiere residenziale di Grunewald. Qui ritrova l’amata zia Rosie e incontra poco dopo la cara cugina Käthe, che gli rimprovera aspra-mente la sua fuga e il lungo silenzio. Il passato irrompe nella vita di Eric come un tragico racconto e lo ridesta dal suo sonno. Quell’uomo «rimasto silente per due lunghi decenni» apprende che suo padre è morto in prigione, mentre numerosi parenti sono periti in campo di concentramento. Eppure c’è ancora qualcuno come il cugino Albrecht, ex ufficiale nazista, che sogna un paese in mano ai militari, o il signor Grubach di Colonia, conosciuto casualmente in viaggio, che pur di difendere Hitler non esita a falsificare i fatti storici. Il passato è tuttora presente, ammette tristemente Käthe, ma stavolta Eric non vi si sottrae: non soltanto ricompone gli antichi affetti, ma trasforma il silenzio di un tempo in una pugnace difesa di democratiche libertà. E non esita con la moglie e l’amica e visitare i luoghi del terrore come Bergen-Belsen dove furono assassinati il cugino Leo e la zia Hilde. Ora egli vuole ricordare tutto e capire fino in fondo il dramma della Germania distrutta dalla guerra e divisa in opposte ideologie. La rinascita di Eric diventa l’occasione per coinvolgere il lettore nel clima politico e morale dell’epoca che Verna Carleton sa cogliere in mille dettagli con la sua vivace scrittura che resiste al tempo. E nulla sembra salvarsi, né il comunismo dell’est né il capitalismo dell’ovest, dove ancora tengono banco vecchi nazisti. Ma queste contraddizioni riportano Eric al suo mondo. Anche se sospeso a mezz’aria l’esule, deciso a restare in patria, ha ora acquisito quella tragica consapevolezza della realtà che gli permette di guardare, fra rinnovati affetti, sempre più al futuro. C’è alla fine un tocco di speranza, un gesto d’ottimismo non facile in quegli anni lontani cosparsi di macerie.

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