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La Stampa Rassegna Stampa
18.09.2017 Iran nucleare: Trump cancellerà gli accordi di Obama?
Cronaca di Francesco Semprini

Testata: La Stampa
Data: 18 settembre 2017
Pagina: 15
Autore: Francesco Semprini
Titolo: «Nucleare, la tentazione di Trump: Cancellare l’accordo con l’Iran»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 18/09/2017, a pag.15 con il titolo "Nucleare, la tentazione di Trump: Cancellare l’accordo con l’Iran", la cronaca di Francesco Semprini.

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Francesco Semprini

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Kim Jong-un

A due anni di distanza dalla sua sigla, l’accordo sul nucleare iraniano rischia di affrontare una delle prove più dure per la sua sopravvivenza. Per di più in quel consesso da cui ebbe i natali, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Dinanzi a tale rischio la Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Sayyed Ali Khamenei, ha messo in guardia i «rottamatori»: «La nazione iraniana manterrà saldamente le sue posizioni onorevoli e dignitose per quanto riguarda l’accordo sul nucleare e reagirà a ogni mossa sbagliata da parte del sistema egemonico». Parole che giungono alla vigilia dell’incontro tra Donald Trump e il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, preludio al debutto in Assemblea generale delle Nazioni Unite nella veste di presidente degli Stati Uniti.

Il bilaterale tra i due, secondo quanto si apprende da fonti Usa, si concentrerà proprio sulla questione iraniana e sull’accordo nucleare. È questa del resto la priorità assoluta della delegazione dello Stato ebraico nella 72esima ministeriale Onu, come confermano gli stessi media israeliani secondo cui Netanyahu si accinge a pronunciare un appello diretto al leader supremo iraniano Khamenei durante il discorso di martedì mattina (pomeriggio in Italia) dallo scranno più alto dell’Onu. E perché non ci siano equivoci su toni e pretese lo potrebbe pronunciare in lingua farsi. Il leader dello Stato ebraico intende tornare alla carica sui rischi dei programmi nucleari di Teheran e sulle implicazioni regionali del dislocamento di forze armate dell’Iran in Siria, anche nelle vicinanze del territorio israeliano. E in questa sua missione vorrebbe in Trump una sponda.

Il Commander-in-chief in questi otto mesi alla guida dell’America non ha fatto mistero delle sue perplessità sull’accordo, accusando il Paese dell’ayatollah di violare «nello spirito» l’accordo internazionale sul nucleare. Questo in particolare per le attività balistiche portate avanti da Teheran e per il ruolo svolto nelle cosiddette guerre per procura tra cui Siria e Yemen, come sponsor e fornitore di armamenti balistici rispettivamente alle forze pro-Damasco e i ribello Houthi. In questo ha trovato un’alfiere fedele e schietta in Niki Haley, l’ambasciatrice Usa all’Onu considerata la «regista» della prima di Trump al Palazzo di Vetro. Oltre ai generali da Jim Mattis a H. R. McMaster, tradizionalmente «Iran-scettici». Ciò non ha impedito all’amministrazione Usa di estendere l’esenzione da sanzioni relative al programma nucleare per l’Iran, escludendo quindi un’azione imminente circa l’intesa stipulata nel 2015 pur criticata dal presidente Donald Trump il quale ha promesso di rivederla.

Per alcuni osservatori le spallate da parte di Trump e dei suoi sono piuttosto un modo per rafforzare l’accordo magari estenderlo proprio alle attività balistiche. Per Israele invece no. Il punto è capire se l’amministrazione Usa ha tra le mani un piano B in caso di uscita dagli accordi, in mancanza del quale, aderendo alla linea Netanyahu, rischia di trovarsi isolata dai partner europei. E colpevolizzata di aver messo a rischio l’intesa «meno peggiore» che si possa per ora incassare per non arrivare una escalation sul modello nordcoreano.

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