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La Stampa Rassegna Stampa
28.06.2017 Terroristi islamici tra noi: il ruolo chiave dell'alessandrina Lara/Khadija
Analisi di Simona Lorenzetti

Testata: La Stampa
Data: 28 giugno 2017
Pagina: 45
Autore: Simona Lorenzetti
Titolo: «Khadija era una figura chiave per reclutare altre donne italiane»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 28/06/2017, a pag.15, con il titolo "Khadija era una figura chiave per reclutare altre donne italiane" l'analisi di Simona Lorenzetti.

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Lara/Khadija Bombonati

Donne che arruolano donne. Che a loro volta reclutano altre donne. Vittime e carnefici allo stesso tempo. Anche Lara Bombonati, islamizzata Khadija, è stata reclutata da una donna. Anche lei è una vittima, pronta a diventare a sua volta carnefice. Dalle carte dell’inchiesta, che hanno portato al suo arresto lo scorso 22 giugno, emerge la figura di una giovane dalla psiche plasmabile e che ritrova coraggio e aggressività in un credo il cui filo rosso è l’esaltazione della fede come elevazione verso la superiorità spirituale. Sullo sfondo delle tante relazioni intrecciate negli anni in cui Lara ha sposato la causa terroristica, si staglia la figura di una donna ispiratrice del suo destino.

Un piccolo scampolo di memoria, ricavato dall’hard disk di un tablet che Lara non era riuscita a formattare prima di partire tre anni fa per la Siria in compagnia del marito Francesco Cascio, ha permesso di estrapolare alcuni dati che mostrano la fidelizzazione della giovane. A parlare per lei sono i messaggi intercorsi via skype, con il nikname di Jalyk, con Bushra Haik, cittadina canadese che un tempo viveva a Bologna.

La Haik è amministratrice della chat skype delle Sorelle Musulmane e in quel mondo virtuale usava il nickname «bushra_1». E non è un caso che le due donne siano entrate in contatto. Bushra, infatti, è stata condannata dalla Corte d’Assise di Milano per aver reclutato giovani convertite e poi avviate alle attività belliche dei combattenti per il Califfato, ma anche per la sua organicità nelle fila dell’Isis stesso. Quel fitto scambio di messaggi rappresenta per gli investigatori la chiave di lettura del percorso intrapreso dalla giovane alessandrina dopo il matrimonio con Francesco. Un percorso destinato a concludersi in guerra. E il network delle Sorelle Musulmane altro non è che un «viatico» per entrare a far parte di quel mondo oscuro in cui si aspira a servire il Califfato. La riprova sta nel fatto che prima di Lara altre donne vi erano rimaste intrappolate, come «l’altrettanto giovane e plasmabile Maria Giulia Sergio, collegata con il nickname fatimaalzahra87», spiegano gli uomini dell’Antiterrorismo.

Anche Maria Giulia Sergio è oggi destinataria di un ordine di cattura internazionale, ma di lei si sono perse le tracce: si sospetta che sia morta in Siria. Lara era entrata in contatto con quel network nel 2013: le indagini dicono che attraverso la rete la cittadina canadese Bushra Haik abbia portato sul fronte siriano almeno una decina di persone, quattro delle quali sicuramente donne: un’italiana, Maria Giulia Sergio alias Fatima, e tre albanesi. E ben presto anche Lara, determinata a realizzare il suo sogno. Sulla sua volontà, dopo tre anni di esperienza nella milizia come staffista tra la Siria e la Turchia, grande effetto hanno avuto poi gli appelli alla «chiamata alle armi delle donne» apparsi a fine maggio sul magazine settimanale in lingua araba Al Nabi.

In quelle pagine, facilmente visionabili, il Califfato diffonde la propria Jihad attraverso la propaganda delle attività belliche condotte, esaltando le vittorie ottenute. Ed è lì che Lara ha letto l’ennesimo invito a unirsi «alle fila dei soldati di Allah». Un appello rivolto a tutte le donne musulmane indicate come ansariyat (compagne). Compagne, spose per l’appunto. Per questo la giovane foreign fighter aveva fretta di risposarsi, spinta da quella che gli inquirenti definiscono «una spasmodica voglia di Jihad». A maggio di quest’anno l’amore per il marito, morto in un campo di addestramento, è ormai poca cosa per lei, la cui unica aspirazione è tornare in Siria al fianco del leader della milizia qaedista Abu Munir. «La ragazza appare completamente plagiata dalla figura di Abu Munir, mentre non risulta aver nessun rimpianto per la morte del marito Cascio Francesco - scrivono i magistrati -. Sono ricorrenti le preoccupazioni della donna relativamente alla sorte del proprio comandante militare». Il giorno dopo il suo arresto, Lara avrebbe dovuto prendere un volo per il Belgio. «Qualora il soggetto che andrà a conoscere a Bruxelles sia di proprio gradimento sotto il profilo di radicalizzazione religiosa, insieme a questi intraprenderà un percorso tutto estero per raggiungere nuovamente le zone del conflitto siriano», scrivono i magistrati. Un particolare che Lara aveva raccontato alla suocera Anna Bucellato, spiegandole in che modo era morto il figlio e come lei lo avesse rimproverato««perché non voleva combattere». Era con lei che Lara si confidava ed è così che gli inquirenti l’hanno incastrata.

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direttore@lastampa.it

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