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La Stampa Rassegna Stampa
07.04.2017 Davide Casaleggio e i grillini: un pericolo per la democrazia
Editoriale di Andrea Malaguti

Testata: La Stampa
Data: 07 aprile 2017
Pagina: 1
Autore: Andrea Malaguti
Titolo: «L'algoritmo di Davide»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 07/04/2017, a pag. 1-23, con il titolo "L'algoritmo di Davide", l'editoriale di Andrea Malaguti.

Il Movimento 5 stelle è il principale pericolo per la democrazia in Italia. Il Corriere della Sera è il giornalone più schierato a favore. Quello che è andato in scena ieri su La 7 (stessa proprietà) è uno spettacolo che non ha nulla di giornalistico: Lilly Gruber ha lasciato tutto il palco al figlio di Casaleggio, che non ha particolari vuirtù se non, appunto, avere quel cognome. Sono note le posizioni ostili dei grillini verso Israele: un motivo in più per evitare che vadano a governare il Paese.
Bene ha fatto la Stampa, con l'editoriale di Andrea Malaguti, a descrivere i 5Stelle per quello che sono. Ecco l'ultimo capoverso: "
Attenzione però, perché ogni rivoluzione parte garantendo la terra promessa e finisce diventando paranoica e carnivora."

Ecco l'articolo:

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Andrea Malaguti

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Davide Casaleggio

Presumibilmente Davide Casaleggio è una persona incline a forti emozioni, certamente è poco dotato nel comunicarle. Da questo punto di vista è come suo padre, Gianroberto.
Però con meno carisma. Con meno visione. Se non quella che ha ereditato. Eppure è più duro, spigoloso, razionale. E non è un caso se negli studi di «Otto e mezzo», Lilli Gruber, che battezza l’esordio televisivo del figlio del Fondatore del miracolo 5 Stelle, gli chiede subito chi fosse suo padre. Non è Davide l’Origine. Non è lui il Senso. E la prima cosa che deve dimostrare pubblicamente è di essere all’altezza. Non ci riesce. Magari è l’imbarazzo della prima volta.

Gianroberto Casaleggio si portava addosso un mistero, affascinante e oscuro, che Davide non può replicare. E’ piatto, monocorde, finito in qualcosa più grande di lui, investito di un potere (e di una responsabilità) che forse non voleva e non cercava, ma che oggi è costretto a esercitare. Non è chiaro se lo faccia per sé, per la sua azienda, per il Paese o per la memoria del genitore.

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Enrico Mentana, Franco Bechis, Marco Travaglio: sostenitori del Movimento 5 stelle

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Gianluigi Paragone, Carlo Freccero, Gianluigi Nuzzi: sostenitori del Movimento 5 stelle


Ricordiamoci facce e nomi, se ci capitano in lettura i loro articoli 

Grillo da solo non regge più. E’ stanco. Ondivago. Irrequieto. Trascinatore assoluto e incostante. Perfetto per guidare le folle in modo grossolano ed efficace. Ma non esattamente quello che serve a un Movimento-partito che avendo voglia di governo deve mostrare la sua dimensione dialogante. Per questo domani a Ivrea ci sarà il convegno in memoria del Fondatore, per questo ieri sera c’era Davide davanti alle telecamere.
Vestito di blu, camicia bianca, cravatta da «Italia Uno», eloquio robotico, Casaleggio junior ha una visione meccanica della politica. La tratta come se fosse un computer, immaginando di poter ridurre ogni problema a un algoritmo, senza rendersi conto che ogni sua parola scava la terra in cui rischia di rimanere sepolto l’orizzonte primigenio del movimento. «La democrazia rappresentativa è in crisi», dice. Eppure spiega di voler scegliere i migliori per governare il Paese. Tecnici, presumibilmente. Comunque professionisti di qualità. Il contrario della quantità e della democrazia orizzontale. Se c’è un meglio e c’è un peggio, uno non vale più uno. A Ivrea non ha invitato una folla indistinta, ma professionisti selezionati. Contraddizioni non piccole, che sembrano pesare poco sulla sensibilità di un Paese affascinato da lui, da Grillo e da un Movimento ormai asimmetrico. La razionalità speculativa e dirigista di Davide e la sensibilità strettamente politica di Di Maio e Di Battista. Valgono di più i parlamentari in trincea o i Saggi sottoposti al giudizio del web? Un tema destinato ad esplodere se il voto non arriverà in fretta.

Intanto Davide Casaleggio, fingendo di non essere il capo politico del Movimento - come se gestire la piattaforma Rousseau selezionando uomini e leggi non fosse la massima forma di potere possibile nella sua comunità - tre parole chiave le usa: vitalizi, pensioni d’oro, reddito di cittadinanza. Slogan paterni che funzionano in tempi in cui i salari crollano in modo imbarazzante. Lui una strada la indica. Sbrigativa ma chiara. Idee uscite dalla sua testa? Nessuna. Però vagheggia la realtà aumentata, la stessa che cerca Elon Musk, fondatore di Tesla, quando profetizza un futuro fatto di essere umani potenziati da chip innestati nel cervello. Uomini o macchine? Un dibattito che Davide conduce tra sé e sé, perché nessuno voterà su questi presupposti. Eppure un dibattito che racconta molto di lui. «Mio padre Gianroberto era un sognatore», dice. E come spiega Aleksandr Blok: è solo nei sogni che troviamo pace.

Adesso quei sogni li porta in giro lui, adattandoli alla sua personalità. Il Nuovo Capo, lo scacchista Antidivo, costruisce un mondo in cui la responsabilità delle scelte non sarà di nessuno, dove ogni decisione sarà presa in remoto. Andiamo con Putin? Ha deciso la rete. Usciamo dall’Euro? Ha deciso la rete. Chiudiamo i confini? Ha deciso la rete. E se le cose vanno male di chi è la colpa? Della rete. Cioè di nessuno. Così Davide può permettersi di dire che lui si limita a dare una mano a Grillo gratuitamente senza fare politica. Surreale. Ma non per il 25% degli elettori. Magari il 30%. E’ la rivoluzione dei 5 Stelle. Tutti in marcia verso Gaia. Attenzione però, perché ogni rivoluzione parte garantendo la terra promessa e finisce diventando paranoica e carnivora.

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