martedi` 23 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Il Manifesto Rassegna Stampa
02.04.2017 Se soltanto Michel Warschawski avesse ragione!
La fantascienza del Manifesto applicata a Israele

Testata: Il Manifesto
Data: 02 aprile 2017
Pagina: 12
Autore: Alessandra Mecozzi
Titolo: «I silenziatori di Bibi»

Riprendiamo dal MANIFESTO di oggi, 02/04/2017, a pag.12, con il titolo "I silenziatori di Bibi", l'intervista di Alessandra Mecozzi a Michel Warschawski.

Immagine correlata
Michel Warschawski

Israele è veramente il paese dei miracoli, riesce a essere nello stesso tempo uno stato di apartheid, razzista, fascista, dove la democrazia è soltanto una finzione e -contemporaneamente- il paese nel quale vive, agisce e prospera un cittadino come Michel Warschawski.
Non premettiamo alcun commento, basta leggere il pezzo per capire con quale ciarlatano si ha a che fare. Vien da dire: magari, se il ciarlatano avesse ragione nel raccontare un complotto che, purtroppo, esiste soltanto nela sua fantasia malata di comunista. Di un complotto simile ce ne sarebbe veramente bisogno, forse non così grossolano come lo racconta il nostro eroe, ma qualcosa che  gli assomiglia sì, mille volte sì.

Negli ultimi mesi si sono verificati diversi "veti" ad attività riguardanti Palestina e Israele, da parte di istituzioni pubbliche: a Roma il ritiro dell'aula del Comune dove si sarebbe dovuto tenere un incontro su Gaza con Ann Wright (ex colonnella dell'esercito americano), la cancellazione di film palestinesi dalla programmazione del Cinema L'Aquila e il ritiro all'ultimo momento del Teatro Palladium-Università Roma Tre per la proiezione del film "3000 notti" di Mai Masri, regista palestinese. E il 22 marzo La Sapienza ha negato la sera prima l'accesso ad un'aula dell'università per il seminario «E tempo di giustizia in Palestina. Le responsabilità dell'Europa», nell'ambito della tre giorni di mobilitazione La nostra Europa, in occasione del 60 anniversario dei Trattati di Roma. Episodi analoghi si stanno verificando anche in altre città e paesi europei, sotto pressioni esterne che — come si legge nella lettera aperta al rettore della Sapienza scritta da Michel Warshawski (pubblicata dal manifesto il 31 marzo) — fanno capo all'ambasciata israeliana ego ai suoi agenti locali. Fatti inquietanti, offensivi per palestinesi e Palestina, ma che rappresentano anche una ferita grave alla nostra democrazia e a quella dell'Europa, un attacco alla libertà di opinione e di espressione, una regressione a cui devono reagire non solo le istanze democratiche e associative del nostro paese, ma lo stesso governo italiano.
Ne abbiamo parlato con Michel Warshawski, ebreo israeliano e attivista antisionista, già promotore del movimento comunista israeliano Matzpen, fondatore dell'associazione israelo-palestinese Alternative Information Center e autore di "Il sogno andaluso" in cui prospetta la soluzione di uno Stato unico democratico per palestinesi e israeliani.
In Europa e ancor più in Italia, in giorni recenti, si svolge un'azione di "boicottaggio" di istituzioni pubbliche nei confronti di iniziative culturali e politiche su Palestina/Israele. Questa "stretta" è collegata a una regressione nella politica interna di Israele?
In Israele si sta verificando più che una regressione. Lo Stato di Israele sta cambiando natura. Lo stesso Avraham Burg, già presidente di Israele e della Knesset, ha parlato di fascismo. Abbiamo sempre parlato di Stato ebraico democratico: adesso il ministro dell'Istruzione, Naftali Bennett, ha apertamente dichiarato che quello che è da sottolineare come fondamentale in questa definizione è l'"ebraico", non il democratico. E alle parole seguono i fatti: una serie di nuove leggi discriminatorie nei confronti dei palestinesi, anche di Israele. La legge detta della regolarizzazione permette di espropriare un proprietario palestinese e passare la sua terra a uno ebreo. Prima si adducevano ragioni di sicurezza, per la località in cui era situata la terra, ora non servono più motivazioni. E da notare che la Corte Suprema finora ha espresso qualche dubbio di incostituzionalità, ma la ministra della Giustizia ha subito dichiarato che se la Corte Suprema intende prendere una posizione formale su questo, sarà creato un articolo speciale che le proibisce di esprimersi relativamente a decisioni di governo. Come può avvenire una cosa del genere nell"'unica democrazia del Medio Oriente"?
Si sta andando verso la dittatura della maggioranza. Il governo dice: noi siamo la maggioranza quindi esprimiamo la volontà popolare, questa è assoluta, non può essere contraddetta dalla Corte Suprema. Passo dopo passo si opera un cambiamento profondo, si comincia dalla modifica della Corte Suprema e dalla repressione sui media, che sono i due argini finora esistenti. Il governo di Benjamin 'Bibi' Netanyahu con la ministra della Giustizia Shaked hanno deciso di abbatterli entrambi. La Ministra ha cominciato con la Corte Suprema: sostituisce, nella commissione incaricata di scegliere i giudici, coloro che vanno in pensione con suoi nominati, cioè fa scomparire l'"attivismo giuridico", la possibilità per i giudici di intervenire sulla natura delle leggi. È chiaro che se la Corte Suprema perde questo potere, diventa una semplice corte d'appello. Sui mezzi di informazione, anche se non si può parlare ancora di censura, le ultime leggi rafforzano il discorso unico. Elemento discriminante diventa la fedeltà allo Stato. Vale peri deputati ma anche per gli organismi di informazione e culturali. La ministra della Cultura ha dichiarato che verranno tagliati i fondi a chi non dimostra fedeltà allo Stato. Il Teatro nazionale si è visto tagliare i fondi perché ha presentato una pièce teatrale scritta in carcere da un ex prigioniero politico palestinese. Come viene spiegato? Il bene pubblico va gestito dalla maggioranza eletta, dal governo. La ministra della Cultura è piuttosto incolta, ma ciò che conta è che è stata il generale dell'esercito che operava la censura militare su tutta l'informazione pubblica civile, censura scomparsa negli anni '80. Ti sel trovato di fronte al comportamento "censorio" dell'Università La Sapienza, che ha negato l'aula al seminario in cui tu eri uno dei relatori. E non è il primo caso.
E penso che non sarà l'ultimo. In Francia nel 2002 Sharon incontrò Cukiermann, presidente del Crif, il Consiglio dei rappresentanti della comunità ebraica, e disse esplicitamente che bisognava organizzare una controffensiva all'estero utilizzando l'antisemitismo contro giornalisti e politici. Dopo una pausa, dal 2008 — quando la campagna di boicottaggio contro lo Stato di Israele (Bds) ha cominciato a ledere l'immagine più che l'economia del paese — si è aperta una nuova fase. Con il ministro degli Affari Esteri, Liebermann, è stata creata una task force per una strategia di attacco basata su propaganda e repressione, contro qualsiasi critica alla politica israeliana, non solo da parte del movimento Bds. Da un anno si è costituito un dipartimento con budget statale, incaricato di tenere sotto controllo e intervenire su Stati e istituzioni pubbliche, una vera e propria strategia governativa. Quanto è successo a Roma rientra in questa politica e di solito — penso al caso francese — c'è un collegamento con l'ambasciata israeliana del paese interessato.

Per inviare al Manifesto la propria opinione, telefonare: 06/687191, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@ilmanifesto.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT