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La Repubblica Rassegna Stampa
10.03.2024 Putin sta per invadere la Moldavia
Editoriale di Maurizio Molinari

Testata: La Repubblica
Data: 10 marzo 2024
Pagina: 1/23
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «La campagna europea di Putin»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 10/03/2024, a pag. 1/23, con il titolo "La campagna europea di Putin" l'editoriale del direttore Maurizio Molinari.

Molinari: “Le sorti dell'Italia sono decisive per quelle dell'Europa” -  Mosaico
Maurizio Molinari
Quello che c'è da sapere sulla Transnistria e perché rischia di diventare  il nuovo Donbass
La Moldavia rifiuta di essere invasa da Putin, come avvenuto in Georgia e in Ucraina

L’accelerazione è avvenuta negli ultimi giorni. Prima il Parlamento della Transnistria e poi la leader della Gagauzia, Evghenia Gutul, hanno formalmente chiesto “protezione” a Mosca. Si tratta di due regioni moldave, ostili al governo di Chisinau. La Transnistria, ad Est, ospita dal 1992 un contingente militare di Mosca a garanzia dei 220 mila abitanti cittadini russi — circa la metà della popolazione — mentre la Gagauzia ha 150 mila residenti in maggioranza di etnia turca garantiti da un’autonomia locale che guarda alla Russia. Tanto l’appello da parte dei rappresentanti della Transnistria che la visita di Gutul a Sochi — dove ha incontrato il presidente Putin — hanno riproposto la dinamica di popolazioni russofone o filorusse che chiedono “aiuto” al Cremlino in maniera assai simile a quanto avvenuto in Crimea e Donbass nel caso dell’Ucraina e, in precedenza, in Abkhazia e Ossezia del Sud nel caso della Georgia. Si tratta di precedenti che fanno temere alla Moldavia una possibile aggressione militare, perché con motivazioni analoghe la Russia invase — ed ancora occupa — la Georgia nel 2008, giustificò l’annessione della Crimea nel 2014 ed anche l’attacco all’Ucraina nel 2022, che avvenne su formale richiesta delle repubbliche autonome del Donbass. Ma non è tutto, perché c’è un’altra coincidenza: la Moldavia sta per iniziare i negoziati per l’adesione all’Unione Europea — sulla base della decisione presa da Bruxelles in dicembre — e proprio il tema dell’avvicinamento dell’Ucraina all’Ue fu nel 2013 alla genesi della “rivoluzione di Maidan”, ovvero la protesta di piazza contro l’improvvisa decisione dell’allora presidente Viktor Yanukovych di non firmare l’accordo di associazione con Bruxelles, preferendogli l’Unione economica euroasiatica con Mosca. Se a questo aggiungiamo la volontà dell’Unione Europea di aprire i negoziati di adesione con Ucraina e Moldavia proprio per proteggerle dalle minacce in arrivo dalla Russia, non è difficile arrivare alla conclusione che Transnistria e Gagauzia assomigliano molto a due pedine che Putin sta giocando sulla scacchiera del Mar Nero per ostacolare l’allargamento ad Est dell’Ue ed al contempo per ribadire la volontà strategica di ridisegnare l’architettura di sicurezza euroasiatica al fine di riportare sotto l’ombrello di Mosca tutti gli oltre 21 milioni di russofoni che dall’indomani del crollo dell’Urss vivono in nazioni limitrofe alla Federazione russa. È uno scenario che allarma Ue e Nato, e spiega perché lapremier moldava Maria Sandu si è recata a Parigi per incontrare il presidente Emmanuel Macron per suggellare un patto di collaborazione sulla difesa che assicura a Chisinau un immediato ombrello difensivo. Perché, come osserva il premier polacco Donald Tusk, “la minaccia russa nei confronti della Moldavia è un dato permanente”. D’altra parte, il premier moldavo Dorin Recean, nell’intervista che abbiamo pubblicato ieri, ha parlato a chiare lettere di una “guerra ibrida” lanciata da Mosca contro il suo Paese, con attacchi cyber, finanziamenti ed altri stratagemmi tesi ad alimentare l’ “ansia della popolazione” in vista delle prossime presidenziali, puntando a favorire in ogni modo i partiti filorussi. È interessante notare come tali mosse di Mosca coincidano con la campagna per le elezioni europee che, in giugno, porteranno alle nuove istituzioni di Bruxelles. Per il semplice motivo che nell’agenda della prossima Commissione Ue ci sarà il rafforzamento delle istituzioni comuni al fine di affrontare l’allargamento ad Est — Ucraina, Moldavia e Balcani Occidentali — mentre Mosca ha evidente interesse ad impedire che ciò avvenga e dunque opera su più tavoli: da un lato tenta di ostacolare il negoziato di Chisinau con Bruxelles, dall’altra accelera le operazioni militari in Ucraina per mettere sulla difensiva Volodymir Zelensky, e infine sostiene in maniera ibrida tutte quelle forze politiche europee — dall’Afd in Germania a Le Pen in Francia — ideologicamente contrarie ad una maggiore integrazione Ue. Stiamo insomma assistendo ad una campagna europea di Putin tesa a indebolire quanto più possibile i partner della Ue, al fine non solo di pregiudicare la coesione interna della Nato ma anche di innescare una nuova dinamica sul Vecchio Continente, con Mosca interlocutrice privilegiata di tutte quelle forze politiche che credono nella resurrezione delle vecchie patrie nazionali. Ed è interessante notare come il Cremlino sappia rivolgersi ad ogni pubblico nazionale con modalità differenti, al fine di trovare ascolto e interlocutori, puntando ad esempio in Italia su volti comuni — studenti o artisti di strada — campagne social o siti Internet rudimentali per costruirsi una credibilità partendo dalle viscere dell’opinione pubblica. Tanto su questo fronte come su quello della Moldavia, Putin si muove con sicurezza e senza alcuna fretta. Lasciando trapelare la convinzione di avere il tempo dalla sua parte. Per l’Italia, Paese fondatore dell’Unione Europea e presidente di turno del summit del G7, questa campagna europea di Putin si impone come un tema di primaria importanza per la sicurezza nazionale: saranno i prossimi mesi a dirci come intende affrontarlo.

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