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La Repubblica Rassegna Stampa
13.01.2024 Aja: la Germania con Israele
Analisi di Tonia Mastrobuoni

Testata: La Repubblica
Data: 13 gennaio 2024
Pagina: 11
Autore: Tonia Mastrobuoni
Titolo: «Berlino in campo per sostenere lo Stato ebraico: “Denuncia infondata”»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/01/2024, a pag. 11, con il titolo "Berlino in campo per sostenere lo Stato ebraico: “Denuncia infondata", l'analisi di Tonia Mastrobuoni.

Tonia Mastrobuoni
Tonia Mastrobuoni
Omid Nouripour, leader dei Verdi tedeschi di origine iraniana, sta con Israele
Omid Nouripour, leader dei Verdi tedeschi (di origine iraniana), sta con Israele

 BERLINO — Ancora una volta la Germania si schiera senza se e senza ma con Israele. Il governo Scholz ha fatto sapere ieri che Berlino interverrà davanti al tribunale dell’Aia a difesa dello stato ebraico, ovvero contro l’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica. Il portavoce del governo, Steffen Hebestreit, ha dichiarato che quell’accusa «non ha alcuna base nei fatti» e ha messo in guardia dalla «strumentalizzazione politica» del reato di sterminio, puntualizzando che Israele si è «difeso» dopo gli attacchi «disumani» del 7 ottobre, dopo la stragedi Hamas.

Berlino ha annunciato che si presenterà davanti alla Corte internazionale per contestare l’accusa del Sudafrica, per dimostrare che Israele non si è macchiata del crimine codificato nel 1948 dalla Convenzione dell’Onu come «intenzione di distruggere un gruppo nazionale, etnico, razziale, religioso».
Il governo Scholz ha intenzione dunque di intervenire «come terza parte» nel dibattimento, ha precisato il portavoce del governo. Un dovere che discende, ha aggiunto, «dalla storia della Germania e dai crimini contro l’umanità rappresentati dalla Shoah». In questo senso, Berlino sente di avere una “particolare” responsabilità.
Olaf Scholz, che ieri ha ricevuto una telefonata di ringraziamento da parte di Netanyahu, è stato il primo leader mondiale a recarsi in Israele dopo la strage del 7 ottobre per dimostrare tutta la sua solidarietà. Nei giorni scorsi la ministra degli Esteri Annalena Baerbock è tornata nello stato ebraico per reiterare il sostegno tedesco, ma la ministra verde si è anche recata in Cisgiordania, dove ha condannato le colonie e ha espresso solidarietà ai civili palestinesi. La Germania sta tentando il difficile funambolismo tra supporto incondizionato a Israele e vicinanza alle decine di migliaia di civili che soffrono a Gaza per gli attacchi israeliani. Ma sul diritto di Israele a esistere, Berlino non tollera mai compromessi.
Fu Angela Merkel, nel 2008, in occasione del 60esimo anniversario della fondazione di Israele, a dichiarare Israele “ragion di Stato”. La cancelliera destò scalpore perché insistette per parlare in tedesco alla Knesset, ma proferì parole che da allora per qualsiasi politico tedesco dell’arco costituzionale sono scolpite nella pietra. Dallo sterminio nazista degli ebrei, disse, deriva «una responsabilità politica della Germania che ne è ragion di Stato. Ciò significa che la sicurezza di Israele, per me come cancelliera della Germania, non è mai negoziabile ». Negli anni, Merkel non ha mai nascosto le sue critiche a Netanyahu, ma ha sempre ripetuto che la sicurezza di Israele, la sua esistenza, sono essenziali anche per la Germania.
A Repubblica, il leader dei verdi tedeschi, Omid Nouripour spiega nel dettaglio cosa significhi quell’impegno a considerare Israele ragion di Stato. In particolare per lui, musulmano iraniano cresciuto a Teheran e Francoforte. «Significa ci dice - che è una necessità che la Germania stia accanto a Israele quando viene minacciato.È l’unico Paese al mondo che, sin dalla fondazione, non può permettersi neanche per un giorno di essere militarmente inferiore ai Paesi vicini. Io sono nato in Iran. E ogni mattina, a scuola, dovevo gridare che Israele deve essere distrutto. Questo è ciò che viene inculcato ai bambini».
Anche sull’accusa rivolta dal Sudafrica contro Israele, Nouripour ha le idee chiare. «Noi come Verdi, come governo, vediamo la sofferenza della popolazione a Gaza. Vediamo che il numero dei civili è drammaticamente alto». Tuttavia, aggiunge, «il genocidio è espressione della volontà di cancellazione di un popolo. E quella, dal nostro punto di vista, non c’è». Dopo «l’orrendo crimine» del 7 ottobre, Israele «ha il dovere di fare in modo che un atto terroristico come quello non si ripeta mai più. E che gli ostaggi possano tornare, finalmente, a casa».
 
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