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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica Rassegna Stampa
22.12.2023 Spielberg contro Hamas
Commento di Antonio Monda

Testata: La Repubblica
Data: 22 dicembre 2023
Pagina: 29
Autore: Antonio Monda
Titolo: «L’urlo di Spielberg contro il Male»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/12/2022, a pag.29, con il titolo "L’urlo di Spielberg contro il Male" il commento di Antonio Monda.

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Antonio Monda
 

Steven Spielberg
 
Il regista ha deciso di raccontare l’attacco di Hamas dello scorso 7 ottobre raccogliendo in un docufilm centotrenta testimonianze di ebrei sopravvissuti “Non credevo che avrei assistito nella mia vita a tanta indicibile barbarie”
La decisione di Steven Spielberg di raccogliere tutto il materiale disponibile per realizzare undocumentario che racconti le atrocità commesse da Hamas lo scorso 7 ottobre sigilla un rapporto imprescindibile del cineasta con il suo popolo, sia sul piano esistenziale che su quello artistico. La dichiarazione fatta in occasione dell’annuncioha un tonopieno di dolore e sconcerto («non avrei mai immaginato di assistere nella mia vita a barbarie così indicibili nei confronti degli ebrei») e la decisione di agire attraverso la Shoah Foundation, che ha fondato nel 1994, evidenzia come Spielberg equipari l’orrore di quanto avvenuto il 7 ottobre con l’abominio dell’Olocausto.
Quelladata, definitainunprimo momento come l’undici settembre israeliano, è il sintomo di una tragedia persino più grande, che ha avuto numerose declinazioni precedenti all’Olocausto, come i pogrom: «l’antisemitismo non è mai andato via, era solo meno visibile e oggi è rivenuto alla luce con arroganza », ha aggiunto, parlando di una «situazione simile alla Germania degli anni Trenta». Lo sgomento con cui ha parlato denota lo stesso approccio umanista dei suoi film, ma la sostanza del grido d’allarme non differisce molto da quanto scriveva Bertold Brecht a commento delle immagini dei gerarchi nazisti: «il ventre da cui sono strisciati è ancora fecondo». Mai come adesso è necessario «combattere ogni forma di antisemitismo e di odio», ha concluso Spielberg, e il nuovo progetto, che prevede la testimonianza di 130 persone sopravvissute al massacro, sarà visibile presso il Visual History Archive della USC Shoah Foundation’s CounteringAntisemitism ThroughTestimony Collection, il centro della University of Southern California che ha come missione documentare l’antisemitismo successivo all’Olocausto. Un ruolo fondamentale lo rivestirà Shaylee Atary Winner, riuscita a scampare al massacro insieme alla figlia di quattro settimane grazie al sacrificio del marito Yahab Winner.
La donna racconta che trovarsi a essere «inseguita come una preda insieme alla sua bambina» le ha fatto rivivere l’esperienza dei familiari massacrati nell’Olocausto.
Non è certo un caso che il rapporto tra predatori e carnefici sia centrale nel cinema di Spielberg, che ha dato vita alla Shoah Foundation sull’onda del riscontro internazionale diSchindler’s List per preservare la memoria della tragedia dell’Olocausto: nei soli primi cinque anni di vita, la fondazione ha realizzato 52.000 interviste, coinvolgendo anche sopravvissuti ai mostruosi esperimenti di eugenetica, oltre a chi è stato perseguitato perché omosessuale, Rom, Sinti o Testimoni di Geova. Schindler’s listha rappresentato nella vita di Spielberg uno spartiacque, ma solo chi sino ad allora ne ha giudicato superficialmente il cinema come escapista è rimasto stupito dalla crescente dedizione a questo tema. La sua testimonianza non si limita alle attività della Shoah Foundation e ai documentari: èincantiere unadattamentodi Apeirogon , il libro di Colum McCann che racconta il sodalizio tra un israeliano eun palestinese che hanno entrambi perso una figlia nel conflitto.
Il regista è rimasto commosso dalla dimensione di speranza presente nel magnifico libro dello scrittore irlandese e ha in mente di completare una trilogia sul popolo ebraico, cominciata conSchindler’s List e continuata conMunich , la pellicola sulla strage degli atleti israeliani durante le olimpiadi di Monaco del 1972 e la successiva rappresaglia a opera dei servizi segreti. Per lungo tempoha pensato di dirigere anche un film sul caso Mortara, ma poi ha rinunciato non sentendosi idoneo a raccontare con accuratezza l’Italia dell’Ottocento. Mentre Marco Bellocchio ha affrontato la vicenda in Rapito ,Spielberg a preferito realizzare I Fabelmans , nel quale ha raccontato in chiave autobiografica la scoperta dell’antisemitismo.
Il termine “indicibile” con cui ha descritto le atrocità del 7 ottobre, è rivelatorio per interpretare il modo in cui ha raffigurato il male nel suo cinema: un esempio lampante è il personaggio realmente esistito di Amon Göth, che inSchindler’s Listsi diverte a sparare a caso verso un gruppo di ebrei per dimostrare il proprio potere assoluto. Quando il gerarca nazista interpretato daRalph Fiennes lanciaun urlo di fronte a un rogo di cadaveri, assistiamo, in un crescendo di orrore e follia, alla vittoria delle tenebre. Spielberg conosce l’insegnamento teologico per cui il male è un mistero che non si può spiegare ma solo raccontare, ed è illuminante a questo riguardo quanto mette in scena inDuel ,dove un camionista vuole uccidere un automobilista senza alcun motivo: Spielberg non mostra mai le fattezze di chi perpetra questo abominio, ma solo quelle della vittima, ritratto in tutta la sua umanità e il suo spirito di sopravvivenza rispetto a una manifestazione del male allo stato puro.
È un approccio registico ripetuto costantemente: nello Squalo il predatore attacca implacabile e anche in questa occasione, come inDuel e in Schindler’s List ,sono le vittime ad avere la dignità della resistenza e di un’esistenza delineata. Si tratta dello stesso sguardo con cui è impostato questo nuovo progetto: i filmati in cui sono immortalati i bambini sterminati, e i letti pieni di sangue, sono la rappresentazione di un indicibile urlo di dolore, con il quale Spielberg celebra il martirio di vittime innocenti di fronte alla disumanità di carnefici che impersonano il male assoluto, e come tali non possono avere né un volto né un’anima.

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