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Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


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La Repubblica Rassegna Stampa
29.10.2023 Netanyahu: combattiamo per tutta l’umanità
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 29 ottobre 2023
Pagina: 2
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Bombe e corpo a corpo la strategia di Israele per spezzare in due Gaza»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/10/2023, a pag. 2, l'analisi di Daniele Raineri dal titolo "Bombe e corpo a corpo la strategia di Israele per spezzare in due Gaza".

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Daniele Raineri

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SDEROT — Gli aerei israeliani arrivano a bassa quota, entrano nella Striscia di Gaza da Nord, bombardano e poi proseguono verso Sud, il loro rumore cambia tonalità e viene inghiottito da quello delle esplosioni a terra. Sembra un nastro trasportatore: aereo, bombe, aereo, bombe. Dalla direzione di Netivot partecipa anche l’artiglieria da terra: carri armati piantati in buche nel terreno, sparano decine di proiettili. Il silenzio non dura mai più di trenta secondi. A Sderot è possibile raggiungere una fila di villette a schiera ancora da finire che affaccia in direzione di Gaza City e fa da punto di osservazione, ci sarà più o meno un chilometro di distanza fino alla barriera. Da qui le sagome dei palazzoni della metropoli palestinese sembrano un cartonato. Il suono delle esplosioni fa vibrare l’aria, le nuvole di polvere si allargano sopra la città. L’unico pensiero che è possibile fare è: immagina di essere lì sotto. C’è una novità, si sentono raffiche di mitragliatrici. Non era mai successo nei giorni precedenti, vuol dire che ci sono soldati israeliani dentro la Striscia e combattono contro Hamas. Non sono entrati in profondità, avranno coperto un chilometro e si capisce osservando dove cadono le bombe sganciate dai jet. L’Idf continua a mantenere una linea ambigua, non vuole definire quello che sta facendo, procede a fasi: prima la campagna aerea devastante, poi i raid notturni che terminavano con il ritorno dei soldati israeliani fuori dalla Striscia e poi la grande operazione di venerdì sera – e questa volta i soldati e i carri non se ne sono andati. Tra loro ci sono anche gli uomini di Yahalom, una unità speciale di genieri che è incaricata di rimuovere con pazienza tutti gli ostacoli e le trappole esplosive, metro dopo metro, per facilitare i movimenti degli altri. Le loro specialità raccontano molto di come è adesso edi come potrebbe essere per molti mesi questa guerra a Gaza: scelgono i passaggi buoni, manovrano i bulldozer corazzati, scoperchiano i tunnel, disinnescano le mine. Sono truppe scelte da avanzata al rallentatore. Gli israeliani sono entrati nella Striscia da due punti diversi, si è capito alla luce del mattino. ANord, come ci si aspettava, ma anche in corrispondenza del campo di al Burej, a metà circa della Striscia. Se fanno così è perché potrebbero voler circondare pian piano Gaza City, isolarla, rosicchiare terreno ogni giorno e aspettare fino a quando gli uomini di Hamas cominceranno a restare a corto di rifornimenti, soprattutto munizioni e carburante per far funzionare i generatori che ventilano il sistema sotterraneo di tunnel dove si nascondono. Dopo il trauma iniziale del 7 ottobre, i generali israeliani vogliono tornare a essere imprevedibili. Hamas si aspettava forse un’invasione alla massima potenza, un’irruzione di qualche settimana e si preparava a resistere – lamuqawama , la resistenza, è la sua ragione d’esistere. Come ha pianificato gli attacchi del 7 ottobre, così ha avuto a disposizione anni per pianificare come accogliere sul suo territorio la reazione militare di Israele che immaginava veloce. Invece potrebbe avere a che fare con un serie infinita di operazioni che prendono spicchi di territorio e cambiano a seconda di quello che succede: possono fermarsi se c’è un accordo per la liberazione degli ostaggi, possono accelerare o rallentare, possono trasformarsi in altro. Per ora Hamas è molto lontana dall’essere in crisi. Secondo ilNew York Times , che ha sentito fonti d’intelligence arabe, ha scorte per i prossimi quattro mesi e ieri pomeriggio dopo settimane di bombardamenti distruttivi ha sparato salve di missili a ripetizione contro il centro di Israele e contro Tel Aviv. L’ingresso lento da due punti ha anche un significato politico. Resta al di sotto per ora della soglia che fa scattare gli alleati di Hamas fuori dalla Striscia, dagli Hezbollah libanesi ai ribelli yemeniti. E divide in due parti la Strscia di Gaza, quindi comincia ad anticipare una mossa che è stata molto discussa anche sulla stampa, la divisione in un settore Nord e un settore Sud, per provare a gestire la fine di Hamas. Ma dal punto di vista pratico nessuno sa ancora quale sia davvero il piano. Netto invece il messaggio che il governo israeliano fa accompagnare a questa nuova fase dei combattimenti: Per il premier Netanyahu«è il momento della verità: vincere o cessare di esistere. La guerra dentro Gaza sarà dura e lunga, sarà la nostra seconda Guerra d’Indipendenza. Vogliamo restituire agli assassini quello che hanno fatto». Gli fa eco Benny Gantz, l’ex leader di opposizione entrato nel gabinetto di guerra dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre: questo scontro - scandisce - è «il male contro la giustizia totale. E alla fine la giustizia vincerà».

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