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La Repubblica Rassegna Stampa
14.10.2023 In azione i tank israeliani
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 14 ottobre 2023
Pagina: 2
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «'I civili devono lasciare Gaza'. In azione i primi tank israeliani»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/10/2023, a pag. 2, l'analisi di Daniele Raineri dal titolo " 'I civili devono lasciare Gaza'. In azione i primi tank israeliani".

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Daniele Raineri

Hamas, che cos'è? | Wired Italia

GERUSALEMME — Il discorso a Israele del primo ministro Netanyahu alle nove e mezza di sera è secco: «Voglio sottolineare che questo è soltanto l’inizio, i nostri nemici hanno appena cominciato a pagare il prezzo». È il segno che la controffensiva di terra dentro la Striscia di Gaza comincerà da un momento all’altro, dopo il massacro di mille civili compiuto dal gruppo palestinese Hamas nel sud del Paese una settimana fa. L’altro segno dell’imminenza dell’attacco di terra era stato un ultimatum arrivato circa dodici ore prima. «Popolazione di Gaza City, questa mattina vi chiediamo di lasciare Gaza City. Per la vostra sicurezza le Forze di Difesa israeliane si asterranno dall’attaccare il percorso segnato su questa mappa fino alle ore 20:00. Fate in modo che i leader dell’organizzazione terroristica Hamas si debbano preoccupare per loro stessi da soli quando arriveranno i prossimi attacchi». Questo è il testo dei volantini che i jet israeliani hanno lasciato cadere sul Nord di Gaza per avvertire la popolazione di spostarsi in massa a Sud del letto del fiumiciattolo Gaza, che grossomodo taglia a metà la Striscia. Vuol dire che al settimo giorno di bombardamenti un milione e centomila persone hanno dovuto fare i bagagli, spostarsi anche di venti chilometri e trovarsi un posto nella metà meridionale – o almeno provarci – di una delle aree più popolate del pianeta. È un trasferimento che le Nazioni Unite hanno subito definito «impossibile» sostenendo che «potrebbe portare a un disastro umanitario». La Croce rossa ha avvertito che l’ordine di evacuazione è illegale secondo la legge internazionale. Il capo della diplomazia europea, Joseph Borrell, ha detto che «naturalmente i civili devono essere avvertiti di operazioni militari imminenti, ma è completamente irrealistico che un milione di persone si sposti nel giro di ventiquattr’ore ». C’è anche una controversia fra Israele e l’Amministrazione Biden, perché il segretario di Stato americano, Anthony Blinken, non sarebbe stato avvertito dell’ultimatum israeliano alla popolazione di Gaza Nord, proprio mentre lavorava a un piano di evacuazione dal lato Sud della Striscia verso l’Egitto grazie a un corridoio umanitario (un piano che per ora è poco concreto perché il governo del Cairo non intende prendersi carico di milioni di sfollati). L’esercito israeliano vuole minimizzare la presenza di civili palestinesi nel Nord della Striscia o perlomeno sostenere di aver fatto quello che poteva per non coinvolgerli nell’assalto. Hamas invece ha chiesto agli abitanti di Gaza il contrario, «restate nelle vostre abitazioni con coraggio », perché la presenza della popolazione, come anche quella degli ostaggi, è calcolata dal gruppo armato come uno dei fattori che rallenterà l’avanzata dell’esercito israeliano – il fattore scudi umani – e se la metà Nord si svuota del tutto perde un vantaggio. Fonti locali dicono che buona parte della popolazione ha cominciato a spostarsi nella metà Sud e ha ignorato la richiesta di Hamas, nella speranza di sfuggire all’intensità dei bombardamenti israeliani che hanno ucciso più di milleduecento persone in una settimana secondo il ministero della Sanità di Gaza. L’esercito israeliano ha dichiarato che alcune sua squadre, anche con mezzi corazzati, hanno già fatto alcuni raid dentro la Striscia per missioni speciali, come trovare informazioni sui luoghi dove sono tenuti gli ostaggi oppure eliminare una postazione di Hamas che spara missili controcarro contro gli israeliani. Ma sono soltanto azioni preparatorie. Il grosso delle forze attende l’inizio vero dell’offensiva. Hamas aveva chiesto che la giornata di ieri, venerdì di preghiera, si trasformasse in una protesta di tutti i palestinesi e in tutto il mondo arabo contro l’assedio israeliano alla Striscia. In Cisgiordania e a Gerusalemme le proteste però sono state quasi inesistenti, anche perché le misure di sicurezza erano forti. Nel primo pomeriggio il checkpoint di Qalandya, che porta verso Ramallah e che spesso è un punto di scontri fra polizia israeliana e palestinesi, era deserto. L’adesione della Cisgiordania alla protesta è stata molto bassa e non ci sono stati attacchi ai posti di confine, come chiedeva Hamas, ma il livello della tensione è lo stesso alto e da giovedì sono morti undici palestinesi in scontri con la polizia e con i settler israeliani.

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