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La Repubblica Rassegna Stampa
31.07.2017 Il terrorista legato allo Stato islamico arrestato a Torino adesso parla
Cronaca di Erica Di Blasi

Testata: La Repubblica
Data: 31 luglio 2017
Pagina: 5
Autore: Erica Di Blasi
Titolo: «Terrorista dell'Isis preso in Barriera, arriva anche l'FBI»

Riprendiamo da REPUBBLICA-Torino di oggi, 31/07/2017, a pag. V, con il titolo "Terrorista dell'Isis preso in Barriera, arriva anche l'FBI" la cronaca di Erica Di Blasi.

Per altre notizie, ecco il link all' Espresso con l'inchiesta di Paolo Biondani e Alessandro Cicognani sul terrorista musulmano Mouner El Aoual che a Torino da 9 anni era in contatto con lo Stato islamico:
http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=12&sez=120&id=67139

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Erica Di Blasi

L’Fbi è venuta in Italia per interrogare Mido, il terrorista islamico arrestato a Barriera di Milano. I procuratori americani lo considerano un elemento chiave: ricopriva un ruolo importante e ora che ha deciso di collaborare potrebbe condurre a decine di affiliati all’Isis. E quindi a nuovi arresti, sia a Torino e in Italia, che all’estero. Mouner El Aoual, detto Mido stava progettando addiritturan un attentato nel nostro Paese. L’interrogatorio con l’Fbi risale a martedì 18 luglio. Dal carcere di Sassari dove è detenuto in una sezione speciale, è stato trasferito in elicottero con una procedura di massima sicurezza di nuovo nel capoluogo piemontese. E qui è stato sentito per ore, alla presenza dei magistrati italiani, da due procuratori degli Stati Uniti. Al seguito avevano uno squadrone di poliziotti dell’Fbi e degli psicologi del comportamento per studiare le sue reazioni e l’attendibilità delle sue risposte. Mouner El Aoual, italo- marocchino, chiamato da tutti Mido, è considerato la chiave per raggiungere e individuare importanti terroristi dell’Isis. Quando i carabinieri del Ros di Torino lo hanno arrestato, nella sua famiglia adottiva nessuno sospettava di lui: nè la madre, nè il fratello. Ha 28 anni: è finito in manette perché accusato di aver diffuso via Internet materiale di propaganda e reclutamento del cosidddetto Stato islamico. Non solo. Stando alle ultime indiscrezioni, Mido in chat discuteva anche di progettare attentati in Italia. «Servirebbe l’aiuto di tre uomini — spiegava a un presunto stratega dell’Isis che vive all’estero — così da avere la potenza di 15 persone». Ecco che le attenzioni degli inquirenti e dei colleghi dell’Fbi si stanno concentrando sulla figura con cui Mido stava cercando di mettersi d’accordo. E naturalmente la dozzina di soggetti coinvolti, pronti a detta del ragazzo, a commettere un azione terroristica sul nostro territorio. Le indagini hanno schedato intanto ben 12.341 seguaci passivi dell’Isis: fedeli che si limitavano ad acoltare le varie discussioni che avvenivano sul social network Zello e sul canale di messaggi di Telegram. La rete era stata chiamata “Lo Stato del califfato”. In questo calderone, Mido non era un semplice uditore, tutt’altro: un po’ alla volta aveva raggiunto il vertice di quella scala gerarchica. Sotto lo pseudonimo di “Ibandawla” si occupava di gestire il cosiddetto “ramo del dialogo”. Gli bastava un computer e dalla sua casa a Barriera di Milano selezionava gli utenti che potevano partecipare alle varie discussioni. Chi entrava era obbligato a pronunciare il rituale di giuramento di fedeltà all’antica legge islamica. Poi c’erano tutta una serie di chat riservatissime. Ed è attraverso questi canali che gli investigatori, e l’Fbi, ipotizzano siano passate anche comunicazioni operative tra terroristi già operativi. Ecco perché l’interesse dei procuratori e poliziotti americani è alto. Un fatto peraltro raro: per trovare un precedente simile bisogna tornare indietro fino ai mesi successivi alle stragi dell’11 settembre, quando a Milano vennero individuati alcuni personaggi legati alla cellula dei piloti kamikaze di Amburgo. Mouner El Aoual, arrestato il 18 aprile su richiesta del procuratore Armando Spataro e del pm Enrico Arnaldi, si era avvalso della facoltà di non rispondere nel primo interrogatorio con il gip Edmondo Pio. In questi mesi è stato nuovamente interrogato dai magistrati torinesi e ha deciso di parlare. Lo scorso 18 luglio, davanti ai procuratori americani, ha parlato per ore. Le sue rivelazioni potrebbero portare presto a nuovi arresti.

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