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La Repubblica Rassegna Stampa
20.04.2017 25 aprile: Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, difende i fanatici contro la Brigata e la comunità ebraica
Lo intervista Giovanna Vitale

Testata: La Repubblica
Data: 20 aprile 2017
Pagina: 11
Autore: Giovanna Vitale
Titolo: «Aperti al confronto ma niente esclusioni»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/04/2017, a pag. 11, con il titolo "Aperti al confronto ma niente esclusioni", l'intervista di Giovanna Vitale a Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi.

Secondo Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, non è possibile escludere nessuno che voglia partecipare al corteo del 25 aprile. Una posizione che di fatto sposa la strumentalizzazione del 25 aprile voluta da sigle estremiste che nulla hanno a che vedere con la Liberazione ma anzi, al contrario, sventolano i vessilli di chi - come il Gran Muftì di Gerusalemme amico personale di Hitler - contribuì direttamente allo sterminio di 6 milioni di ebrei europei.

In questo modo l'Anpi nega la storia e la missione per cui è stata fondata. La miglior cosa sarebbe il suo scioglimento, proprio per tutelare quei valori che l'Anpi afferma di difendere, e che invece calpesta.

Ecco l'intervista:

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Giovanna Vitale

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Carlo Smuraglia

«Abbiamo fatto ogni sforzo per trovare una soluzione: mesi fa avevamo invitato la Comunità ebraica, all’inizio sembrava profilarsi una possibilità concreta, poi però qualcuno ha posto come condizione che non ci fossero i filo-palestinesi. E noi abbiamo spiegato che non eravamo in grado di garantirlo. Come si fa a escludere qualcuno da una manifestazione pacifica e aperta a tutti i cittadini?». Carlo Smuraglia, presidente nazionale Anpi, è scosso dalla polemica, ma declina ogni responsabilità.

Sicuro che non si potesse trovare un accordo? «Guardi io stesso a giugno, non ieri, ho scritto una lettera alla Comunità ebraica e all’Aned, l’associazione degli ex deportati, proponendo un incontro per sanare le incomprensioni che già l’anno scorso li avevano portati a non partecipare al corteo. L’Aned ci ha risposto, la Comunità no».

Ma quella di De Sanctis non è stata una provocazione? «Parlerei di dolorosa constatazione. Se tutti avessero accolto il nostro invito a giugno, forse le cose oggi sarebbero andate diversamente. Ma sei io voglio che il 25 Aprile sia la Festa della Repubblica e della Costituzione, devo contribuire, non arrivare alla vigilia per creare l’incidente».

Gli ebrei si sentono offesi dalla presenza di associazioni che nulla hanno a che fare con la Liberazione. «La verità è che si pretende dall’Anpi un’organizzazione a difesa del corteo, che non c’è. Noi possiamo dare solo l’indicazione di non portare bandiere che non siano quelle della Resistenza. Riteniamo di aver fatto tutto il possibile».

Ma perché il corteo unitario del 25 Aprile è possibile a Milano e a Torino, e a Roma no? «Il problema è che qui ci sono incrostazioni e diffidenze tra chi vuole esserci per rivendicare la sua presenza e altri che vorrebbero escludere».

Anche il Pd ha scelto di disertare. Non sarà colpa delle scorie lasciate dalla battaglia referendaria? «Spero di no. Spero che sia tutto dietro le spalle. Certo mi sembra una cosa fuori dalla norma: è divisivo chi sceglie di non partecipare, non chi invita tutti a farlo. E se ne assume la responsabilità».

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