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La Repubblica Rassegna Stampa
18.08.2016 La sottomisssione è una libera scelta? secondo islam e Vaticano (ma non solo) sì
Dirige l'orchestra Tahar Ben Jelloun

Testata: La Repubblica
Data: 18 agosto 2016
Pagina: 1
Autore: Tahar Ben Jelloun
Titolo: «Il simbolo della paura»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 18/08/2016, a pag. 1/7, con il titolo " Il simbolo della paura " il commento di Tahar Ben Jelloun.

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Il vescovo Galantino                                             musulmana in burkini

Indovinato il titolo, non dell'autore ma redazionale. Per il resto è il solito Ben Jelloun, 'non solo ma anche', banalità con l'obiettivo di risultare convincente.
Lo segnaliamo comunque, perchè ci offre l'opportunità di citare sull'argomento 'burkini' l'opinione della Chiesa cattolica attraverso le autorevoli parole del vescovo Nunzio Galantino: " Ma non può farci paura una donna al mare perchè troppo vestita ". E' più che nota la donna perfetta secondo le regole della Chiesa, vestita il più possibile, dato che il peccato è sempre in agguato. Sono molte le somiglianze tra islam e Vaticano su come deve comportarsi la donna, in questo appoggiati da una parte del mondo cosiddetto laico. Qualcuno ha persino affermato che " se è una libera scelta, è giusto che la donna possa scegliere il burkini ". Ma allora ci chiediamo perchè sia stata abolita la schiavitù, quando - Via col Vento insegna -  per la mentalità razzista dei nordisti americani gli schiavi 'negri' erano trattati benissimo dai padroni bianchi, li nutrivano e alloggiavano, e a molti di loro sembrava già molto, si affezionavano persino.
Schiavitù è una parola che non usa più, sostituita da 'sottomissione', praticata -guarda un po'- dall'islam. E noi dovremmo accettarla, come si augurano tutti i vari Ben Jelloun in nome della ' libertà di scelta'.

Sorbitevi Ben Jelloun, e perdonateci per il tempo sottratto a qualche buon libro..

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Tahar Ben Jelloun

l giudice di Nizza ha invocato lo stato Io di emergenza, dichiarato in Francia dopo l'attentato di Nizza che ha fatto 85 morti e decine di feriti, e ha dato ragione al sindaco di Carmes per aver vietato il burkini sulle spiagge. C'è una tensione palpabile tra la comunità musulmana e il resto della popolazione che, pur sapendo perfettamente che i terroristi che agiscono in nome dell'islam non sono veri musulmani, confonde terrorismo e islam. E in questo contesto che è scoppiato il caso burkini. II primo ministro Manuel Valls ha subito reagito appoggiando il divieto di indossare questo costume da bagno definito 'fondamentalista.. L'associazione contro l'islamofobia ha immediatamente sporto denuncia e aspetta che la Corte di cassazione si pronunci a favore dell'indumento. La Corte emetterà il verdetto tra un mese, ma da qui ad allora le spiagge non saranno più frequentate. II divieto di indossare il burkini è la prosecuzione logica del divieto di indossare 11 burga integrale. La Francia ha votato questa legge e vuole essere coerente con i suoi principi. E bastato questo a scatenare polemiche che ancora una volta mettono l'islam all'indice. La paura o addirittura l'odio per quella religione continua a crescere tra la popolazione che non si sente più sicura nella vita quotidiana. Se la Francia è stata attaccata molte volte è, in parte, anche perché ha votato la legge contro l'uso del velo integrale. Dei musulmani hanno protestato dicendo che si trattava di una questione di libertà e che ognuno ha il diritto di vestirsi come vuole, citando l'esempio di Londra, dove i musulmani non vengono perseguitati per questioni di abbigliamento. II corpo della donna resta uno dei punti focale del discorso dei fondamentalisti. Un corpo che non deve essere visto. Un corpo che bisogna velare, nascondere, negare: il burkini è semplicemente una versione "light" del burga. Il burkini avrebbe potuto non suscitare reazioni di ostilità, ma dal 7 gennaio 2015, il giorno del massacro della redazione di Charlie Hebdo, la Francia è traumatizzata. Ogni manifestazione che può ricordare certe regole religiose viene respinta, specialmente adesso che sono sempre più numerosi gli intellettuali musulmani che prendono la penna per denunciare il fondamentalismo islamico, sia esso un segno di appartenenza o di possibili azioni. In generale le donne musulmane praticanti non fanno bagni in mare, e quando vanno in spiaggia con la famiglia si immergono completamente vestite. Sulle spiagge dei paesi arabi questo fenomeno si è sviluppato a tal punto che alcuni attivisti fondamentalisti hanno cominciato a dare la caccia alle donne che indossano il bikini. In Marocco lo Stato è intervenuto per impedire a questi individui che adanno la caccia al vizio e militano per la virtù di agire sulle spiagge in nome dell'islam. E difficile interagire con l'islam. L'ex ministro degli interni, Jean-Pierre Chevènornent, ha chiesto ai musulmani un po' di discrezione» ed è stato criticato. E vero che la questione del burkini ha ulteriormente esacerbato le tensioni e messo in contrasto i musulmani. La Francia cerca un interlocutore con cui parlare ma i musulmani sunniti non conoscono gerarchia: non c'è un Papa e nemmeno vescovi o preti. Che cosa fare, dunque? A chi rivolgersi? Non esiste un portavoce della comuni-ta musulmana in Francia, perciò è così difficile risolvere qualsiasi problema, per piccolo che sia. Tutto passa attraverso i media. L'ostilità c'è, ma senza dialogo. In un paese che ha fatto della laicità un principio irrinunciabile è un vero problema. La religione deve rimanere nella sfera del privato e non deve in nessun caso invadere gli spazi pubblici, che si tratti di una scuola o di una spiaggia, e questo certi musulmani non lo vogliono capire né accettare. Parlano di libertà e del diritto della donna a non mostrare il proprio corpo. Se almeno ci fosse un dibattito pacato e sereno. Ma ci sono troppe tensioni, troppa rigidità per parlarsi senza cadere nell'eccesso. In Francia l'islam è lontano dall'aver trovato un terreno pacifico dove vivere senza suscitare polemiche, se non paura e odio.

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