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fondazionecdf.it Rassegna Stampa
16.12.2010 Il ruolo della Polonia in Europa e nella Nato
commenti di Thomas Friedman riportati dalla Fondazione Camis de Fonseca

Testata: fondazionecdf.it
Data: 16 dicembre 2010
Pagina: 1
Autore: La redazione di FondazioneCdf.it
Titolo: «Tragedie e splendori nella storia polacca ieri, oggi e domani - La situazione in Europa, uno sguardo dall'alto»

Da FONDAZIONECDF.IT riportiamo l'articolo dal titolo " Tragedie e splendori nella storia polacca ieri, oggi e domani  ", l'articolo dal titolo " La situazione in Europa, uno sguardo dall'alto ".


George Friedman

"Tragedie e splendori nella storia polacca ieri, oggi e domani "


Polonia

Da un articolo di George Friedman per Strategic Forecasting.

La Polonia ottenne l’indipendenza nel 1918: a Versailles venne rappresentata dal primo ministro Ignacy Paderewsky, bravo pianista e uno dei migliori interpreti di Chopin. Allora venne ripristinata la Grande Polonia e Paderewski gettò le fondamenta dello stato moderno. […] Alla vigilia della Seconda Guerra Mondiale la Germania e l’URSS si allearono per spartirsi la Polonia, e Danzica fornì ai Tedeschi il pretesto per l’invasione.

Una storia di tragedia e grandiosità
La storia polacca è ricca di tradimenti, soprattutto da parte della Francia. In ogni caso anche se Francia e Gran Bretagna fossero corse in aiuto di Varsavia nel 1940, onorando l’impegno preso, non avrebbero potuto fare molto: la Polonia crollò in meno di una settimana, e nessuno può aiutare un paese che crolla così in fretta.

I Polacchi […] utilizzarono la cavalleria contro i mezzi corazzati tedeschi – un gesto dall’alto valore simbolico – e condussero la guerra come se fosse un’opera d’arte. […]Se ascoltate Chopin attentamente vi accorgerete che coraggio e arte fanno inequivocabilmente parte della Polonia. I Polacchi si aspettano sempre di essere traditi e di andare incontro alla sconfitta. E il loro orgoglio li porta ad affrontare la catastrofe con grande dignità.

La Polonia si trova nella Grande Pianura Europea ed è priva di confini geografici chiari – montagne, fiumi  – che la proteggano da attacchi esterni. Nel XIX secolo era circondata a est dall’impero russo, a ovest dalla Prussia (che divenne Germania nel 1871) e a sud dall’Impero Asburgico (fino al 1918). […]

Il destino della Polonia […] dipende da quello che decidono i suoi vicini: quando Russia e Germania uniscono le forze e trasformano la Polonia in un campo di battaglia, i Polacchi non hanno scampo. L’unica speranza è che qualcuno dall’esterno corra in soccorso di Varsavia. Di solito però questo non è possibile: nessuno può aiutare qualcuno che non è in grado di aiutarsi da solo. […]

La storia della Polonia non è fatta solo di sconfitte: prima della nascita dell’Impero Russo, dell’Impero Asburgico e della Prussia, nella regione dominava la Confederazione Polacco-Lituana, una delle grandi potenze europee dell’epoca.  Mentre i Tedeschi erano divisi, i Russi deboli e gli Austriaci occupati a fronteggiare gli Ottomani, Varsavia seppe approfittare della situazione. I Polacchi sono orgogliosi del loro grande passato, di cui parlano sempre, […] mentre cercano di rifuggire dal presente e dalla storia recente. […] Finché Russia e Germania non esistettero la Polonia fu una grande nazione, ma oggi non lo è più.  Tuttavia potrebbe esserci una soluzione per uscire da questo stato di empasse.

La Polonia, la Russia e l’Europa.
La Polonia, proprio come gli altri paesi dell’Est, crede che l’UE rappresenti ‘la soluzione’ a tutti i problemi. Grazie all’UE, la Germania è stata domata, perché ormai inserita in una struttura istituzionale che elimina le minacce reciproche. I Polacchi credono che la Russia non sia più un pericolo perché la sua economia è debole […]. La minaccia da sud è scemata, dato che l’Impero Austro-ungarico si è dissolto in una miriade di nazioni deboli.

In poche parole i Polacchi sono certi che i pericoli lungo la Grande Pianura Europea sono scomparsi. Dal mio punto di vista questa visione ha qualche punto debole.

La Germania sta ripensando il proprio ruolo all’interno dell’UE, non perché le elite tedesche siano contrarie all’Unione, ma perché dopo la crisi del 2008 hanno molto meno spazio di manovra. I cittadini Tedeschi non vedono di buon occhio i prestiti che il governo tedesco è stato costretto – e probabilmente sarà costretto – a erogare ai paesi in difficoltà. […]

Per la Germania l’UE si sta trasformando in una trappola economica, e Berlino vuole ridisegnare le istituzioni europee per avere il controllo della politica economica dell’Europa.

È possibile che con le nuove riforme emerga un’Europa a due livelli dove i paesi che avranno i conti in regola e una struttura economica solida (protettori) avranno più potere degli altri (clienti).

La Polonia sta crescendo rapidamente ed è al primo posto fra i paesi dell’Est. Ma presto i finanziamenti europei finiranno e Varsavia dovrà risolvere i problemi economici interni – fra cui quello della riforma delle pensioni. Non è detto dunque che conservi la propria posizione dominante negli anni a venire […].

In ogni caso la Germania e gli altri membri dell’UE non hanno né le risorse nè l’intenzione di ‘mantenere’ i paesi in difficoltà.[…]. La Polonia iniziasse potrebbe essere sottoposta agli stessi controlli dell’Irlanda. Un alto funzionario polacco mi ha detto che […] l’intervento di un organismo sovranazionale non violerebbe la sovranità nazionale.  Probabilmente non capiva il nocciolo del problema: la possibilità di decidere chi tassare e come distribuire il denaro è l’essenza di uno stato sovrano. […] L’intervento sovranazionale significherebbe che  qualcun altro, probabilmente i Tedeschi,  controllerebbe le spese per difesa, educazione, società. Se la politica fiscale è sottoposta a controllo esterno, il concetto stesso di sovranità viene meno.

E qui si arriva al fulcro della discussione: l’intenzione. Tutti mi hanno ripetuto che la Germania non intende rubare la sovranità a nessuno, ma semplicemente ristrutturare l’UE cooperando con gli altri stati. Io so bene la Germania della Merkel non vuole sottrarre sovranità a nessuno, ma come possiamo sapere che cosa accadrà quando cambierà il governo? La Merkel stessa non può agire liberamente, ma deve tenere conto della realtà. Non va poi dimenticato che i Tedeschi vogliono ristrutturare l’Unione per avere più potere. E avere il potere conta più delle buone intenzioni.

[…] Durante le discussioni sulla Russia i Polacchi sottolineano che:

1)    la Russia è economicamente debole e non rappresenta una minaccia;

2)    il controllo della Russia sull’Ucraina e sulla Bielorussia è minore di quanto sembri.

Io sono d’accordo solo in parte: i Russi non hanno intenzione di ricreare l’impero sovietico, perché non vogliono sobbarcarsi il peso di gestire la politica interna dei paesi limitrofi. Tuttavia continueranno a gestire la politica estera a proprio vantaggio. Questo significa che Mosca impedirà a Kiev e Minsk di stringere alleanze con le nazioni occidentali e continuerà a mantenere propri militari sul suolo ucraino e bielorusso.

Anche l’argomento della debolezza russa non mi pare convincente. La Russia è senz’altro debole rispetto agli Stati Uniti, ma non è debole rispetto all’Europa o ai paesi alla sua immediata periferia. Nonostante le difficoltà economiche e la crisi demografica Mosca detiene tuttora il controllo di beni economici strategicamente importanti – es. l’energia. Peraltro la Russia è sempre stata in difficoltà economiche – lo era già al tempo di Napoleone – ma la sua capacità militare è sempre stata sproporzionata rispetto alle condizioni dell’economia.

Discutendo della dipendenza energetica tedesca, i politici polacchi si sentono rassicurati dal fatto che la Germania importa solo il 30% dell’energia dalla Russia. Ma senza quel 30% l’economia tedesca non sopravvivrebbe, e questa è un’importante arma nelle mani dei Russi. Anche la Russia ha bisogno degli introiti della vendita di gas e petrolio, però può sopravvivere senza questi introiti molto più a lungo di quanto possano sopravvivere gli Europei senza energia.

C’è poi la questione della cooperazione russo-tedesca. La dipendenza della Germania dall’energia russa e la costante domanda russa di tecnologia occidentale (soprattutto tedesca) ha innescato una certa sinergia fra i due paesi, con conseguente un aumento della collaborazione diplomatica. Negli ultimi dieci anni Putin ha risollevato la Russia, e ora sta cercando di allontanare l’Europa – specialmente la Germania – dagli Stati Uniti. […]

È difficile pensare che un accordo fra Germania e Russia non faccia venire i brividi ai Polacchi, anche se Germania e Russia non intendono fare nulla di male alla Polonia. Ma in una stanza con un elefante e un topolino l’elefante, seppur non intenzionalmente, finirà col far del male al topolino.

I Polacchi non hanno scelta. Quando proposi l’idea dell’Intermarium sostenuto dagli Stati Uniti, un funzionario del ministero degli esteri sottolineò con amarezza che la Germania ha offerto due divisioni alla Polonia in caso di attacco, gli USA  una sola. I Polacchi si sono sentiti traditi quando Washington ha rinunciato alla costruzione di un sistema anti missili balistici (BMD) […] e non credono che gli Stati Uniti vogliano offrire aiuti concreti.

La Polonia e gli Stati Uniti.
[…] Ma nessuna nazione affida il controllo sulle prerogative nazionali fondamentali – ad esempio l’economia – a organizzazioni sovranazionali, specialmente se sono dominate da un ex nemico storico – come la Germania. Un paese può mantenere la propria sovranità soltanto se è in grado di difenderla. Chiaramente Varsavia sa bene di non poter resistere di fronte a Russia e Germania alleate contro di lei, non da sola, ma può cercare di guadagnare tempo. Può stringere patti con Mosca e Berlino, sperando che questa volta vada bene. […] Ma così facendo la Polonia sa di rischiare il proprio futuro come  nazione.

Secondo me i Polacchi si sentono al sicuro adesso, ma non hanno certezze per il  futuro. […] Trovandosi fra Russia e Germania […] rischiano di essere stritolati. Ma hanno alcuni mezzi per evitare che questo accada.

1)    La Polonia dovrebbe elaborare una strategia per ‘vendere cara la pelle’, in caso di attacco esterno. Questo richiederà tempo e denaro, ma non può che giovare al futuro del paese.

2)    Con la costruzione dell’Intermarium (un’alleanza che va dalla Finlandia alla Turchia) Varsavia potrebbe proteggersi dalle inefficienze della NATO. L’Alleanza Atlantica è stata studiata per far fronte alla Guerra Fredda, ma ora che la situazione è cambiata si è svuotata di significato […]. L’Unione Europea non è un solido paradiso, e la Polonia se ne renderà conto. L’UE ha 18 anni: non sono nulla nella storia d’Europa, e la struttura dell’UE sta scricchiolando. La Germania è in grado di sopravvivere all’UE senza problemi. Ma se l’Unione si sgretolasse che cosa accadrebbe alla Polonia? […]

3)    Infine la Polonia non può rinunciare ai rapporti con gli Stati Uniti. Certamente gli ultimi anni dell’amministrazione Bush e i primi dell’era Obama non sono stati rosei per le relazioni fra USA e Polonia. Non bisogna però dimenticare che gli USA sono intervenuti più volte nel XX secolo […] per impedire un’intesa russo-tedesca e l’ascesa di una potenza egemone in Europa [...] che metterebbero a repentaglio anche la sicurezza degli Americani. […] E questo potrebbe tornare utile alla Polonia.

Forse l’Unione Europea si rimetterà in carreggiata, e magari un giorno nascerà davvero una confederazione di nazioni uguali, come prevede il progetto originale. E magari la Russia non farà nulla per opporvisi. Ma se così non fosse, quale sarebbe il destino della Polonia? […]

Noi (Americani) dipendiamo dalla Polonia molto più di quanto pensiamo: più aspettiamo più rischiamo di trovarci di fronte a una nuova tragedia. Né i Russi né i Tedeschi sono dei mostri, ma come ci ha insegnato Chopin, c’è una grande differenza fra ciò che vorremmo essere e ciò che siamo in realtà.

" La situazione in Europa, uno sguardo dall'alto "


UE, NATO

George Friedman ha appena pubblicato per Strategic Forecast una serie di saggi sul suo recente viaggio attraverso l’Est Europeo e la Turchia.

Nato a Budapest da padre di Uzhgorod (oggi Ucraina) e madre di Bratislava (oggi Slovacchia), ebreo, Friedman ha un’acuta comprensione della realtà europea del secolo scorso, anche se vive in Texas, è diventato americano ed ha lavorato per decenni come analista politico per il governo americano.

Friedman è convinto che l’Unione Europea e la NATO siano oggi prive (entrambe) di una base di comuni interessi e di comuni punti di vista, e che nessuna delle due organizzazioni reggerà nel tempo. Si stupisce che gli Europei siano così poco consapevoli di questa situazione e di questi pericoli. Friedman immagina per l’Europa una possibile evoluzione, che si rifà alla visione di Józef Piłsudski, eroe nazionale polacco: la ‘naturale’ alleanza su base geopolitica di Polonia, Romania, Ucraina, Turchia, paesi che costituiscono il ponte terrestre fra il Mar Baltico, il Mar Nero e il Mar Mediterraneo. Questa alleanza può tener testa alle tendenze espansionistiche della Russia verso Ovest e della Germania verso Est, creando un terzo polo europeo che si manterrebbe  in equilibrio alleandosi ora con i Russi, ora con i Tedeschi, secondo le! necessità del momento.

Abbiamo già pubblicato una traduzione riassuntiva delle opinioni di Friedman su Romania, Polonia e Ucraina.

Ora riassumiamo i motivi per cui egli ritiene che l’UE e la NATO non reggeranno così come sono, ma dovranno subire profonde trasformazioni. Buona lettura!

<< L’Unione Europea è un’invenzione piuttosto recente nella storia europea. Nonostante ciò molti analisti credono che l’Unione Europea sia un’istituzione stabile e duratura, capace di creare prosperità e democrazia, di mettere fine alla corruzione, di promuovere i diritti umani e di eliminare la minaccia russa. È impossibile avere una discussione razionale sull’UE in Europa: il contrasto fra la storia millenaria dell’Europa e l’estrema fiducia in un’istituzione così giovane continua a sorprendermi. La sensibilità storica dovrebbe far riflettere sul fatto che un’istituzione così giovane non può essere così perfetta, ma la gente è sinceramente convinta che l’UE funzioni e continuerà a funzionare.[…]

Dopo la crisi del 2008 la Germania ha preso coscienza del fatto che l’Unione Europea per sopravvivere dovrà fare grandi cambiamenti. [...] Qualsiasi assetto assuma l’Europa in futuro, la Germania vi avrà comunque un ruolo di prim’ordine.

Ho avuto modo di constatare che paesi come Romania e Polonia non sono preoccupati da questo cambiamento, […] mentre in Moldavia e Ucraina sono molti quelli che vorrebbero accelerare la procedura d’ammissione. Secondo me però la crisi greca e irlandese porteranno necessariamente a un rallentamento del processo di allargamento. […]   Anche dopo la crisi irlandese nessuno all’Est  si è chiesto […] se sia ancora desiderabile entrare nell’UE, se le nuove regole porteranno  miglioramenti, né se i paesi membri continueranno a rimanere insieme nell’Unione indipendentemente da ciò che accadrà. Perché?

Vi sono almeno due ragioni.
1)    La nascita dell’attuale Europa è coincisa con il crollo dell’URSS. [..]Per i paesi dell’Est l’UE e la NATO apparivano come una via di fuga dall’inferno sovietico. Nessuno di questi paesi però è consapevole di che cosa potrebbe accadere se l’UE venisse meno. Affrontare una discussione simile significherebbe affrontare il tema dell’identità nazionale. Per questo tutti preferiscono pensare che si tratti di una crisi temporanea piuttosto che strutturale. […]

 
2)    Tutti i paesi dell’Est hanno vissuto l’incubo della Seconda Guerra Mondiale, e ricordano ancora la catastrofe originata dalla Germania di Hitler. Ora la Germania è di nuovo la potenza dominante dell’Europa, ma i paesi dell’Est hanno cercato di convincersi che l’attuale Germania è profondamente diversa da quella del 1945, e che Berlino non rappresenta una minaccia bensì una soluzione dei problemi europei.

[…] La Germania è un paese democratico, e gli elettori tedeschi non sono così contenti di regalar denaro al resto d’Europa. Per ora l’elite tedesca è riuscita a tenere la situazione sotto controllo, ma se le cose si mettessero peggio alle prossime elezioni, molto potrebbe cambiare. Non occorre che la Germania diventi un mostro per rifiutarsi di salvare l’Europa senza aver prima ottenuto maggiori concessioni economiche e politiche. La tensione fra le elite e la società civile sta crescendo: se i Tedeschi perderanno fiducia nell’Unione, le cose potrebbero cambiare radicalmente. […] Ma i paesi dell’Est sono certi che questo non accadrà. […]

L’incognita russa.
Ormai è noto che la Russia ha ripreso il filo della sua storia. Putin è un leader forte, mentre gli Ucraini e i Moldavi sono divisi al loro interno: alcuni sono favorevoli ai Russi, altri vi si oppongono strenuamente. I Turchi, che si sono scontrati più volte con i Russi, hanno bisogno dell’energia russa, ma stanno cercando alternative per avere maggior spazio di manovra. I Romeni sperano di cavarsela con qualche manifestazione di indipendenza ogni tanto, mentre i Polacchi ultimamente hanno migliorato i loro rapporti con i Russi. […]

Nessuno sembra preoccuparsi della Russia. L’economia russa è senz’altro debole, ma lo era anche ai tempi di Napoleone e in tutto il periodo in cui ha dominato l’Europa dell’Est. L’esercito e i servizi segreti russi funzionano molto meglio dell’economia. Grazie al suo apparato di sicurezza la Russia è sempre riuscita a reprimere il dissenso obbligando la popolazione ad accettare bassi standard di vita per deviare le risorse all’apparato militare. Non è possibile fare un parallelo fra la forza militare e quella economica. Molti sostengono che Mosca entrerà in crisi per motivi demografici, ma mi pare un po’ azzardato. La Russia è sempre capace di sorprenderti quando meno te lo aspetti. Gli ex membri del patto di Varsavia lo sanno bene, e per questo si sono avvicinati alla NATO.

La NATO invece è moribonda: non ha una forza militare efficace, ha una struttura decisionale lenta e farraginosa, e non ha una base comune. Inoltre ora la Germania sta cercando di convincere i Russi ad avvicinarsi alla NATO, con grande preoccupazione degli USA e dei paesi dell’Est. La NATO non è più un’alleanza per la difesa di nessuno. L’Alleanza Atlantica dovrebbe aiutare la Polonia e i paesi baltici nel caso di invasione russa –eventualità impossibile al momento. Quindi se i Russi non attaccano, non c’è ragione di avere la NATO. […] Ovviamente bisogna prendere la decisione se mantenere o sciogliere la NATO, ma è molto più facile far finta di niente e continuare a pensare che la NATO sia ancora capace di proteggere i paesi membri. […]

Il problema è sempre la Germania: ora si sta riavvicinando ai Russi e non vuole che la NATO pensi a loro come a una minaccia. E siccome nei paesi che ho visitato nessuno ha intenzione di opporsi ai Tedeschi, la questione della Russia non viene proprio affrontata.

Gli americani sono invisibili.
Tutte le persone con cui ho parlato non mi hanno mai parlato degli Stati Uniti. Gli USA sono totalmente assenti in questi paesi, a eccezione della Turchia. All’inizio mi è sembrato strano che i paesi dell’Est non tenessero conto degli Stati Uniti, ma alla fine ho capito […]

L’Unione Europea per gli Europei dell’Est ha il ruolo più importante, la NATO viene per seconda e poi ci sono i Russi. […] Ma degli USA non c’è traccia. Il declino dell’influenza americana […] è dovuto alle due lunghe guerre nel mondo islamico: negli ultimi anni gli Americani si sono limitati a chiedere truppe per l’Afghanistan e a promuovere politiche economiche cui i Tedeschi si oppongono.

Gli Stati Uniti hanno combattuto due sanguinose guerre in Europa […] per evitare che una delle potenze continentali stabilisse il dominio sull’Europa. Washington temeva che le risorse russe e la tecnologia franco-tedesca avrebbero minacciato la sicurezza nazionale degli Stati Uniti.  Gli Americani intervennero nella Prima Guerra Mondiale, invasero l’Europa settentrionale nel 1944 e fecero la guardia in Germania per 45 anni per evitare qualche cosa che non potrebbero permettere neppure in futuro […]

L’attuale strategia di Washington per l’Europa – sempre che ve ne sia una – è molto nebulosa. Qualsiasi strategia americana dovrebbe basarsi su due pilastri:

1)    impedire un’intesa russo-tedesca;
2)    creare un’alleanza che va dalla Finlandia alla Turchia per creare una zona di separazione netta fra Russia e Germania (l’Intermarium).

Washington è convinta che dopo il crollo dell’URSS gli obiettivi strategici americani siano cambiati, ma si tratta di un’illusione. […] Washington attualmente è impegnata nel mondo arabo, ma non significa che l’Europa sia passata in secondo piano.

La dinamica europea è cambiata negli ultimi anni, ma alla fine i nodi nevralgici sono rimasti immutati […] Quelli che celebrano la NATO e l’UE ne ignorano i difetti.

Io ho il sospetto che prima o poi l’Intermarium diventerà una realtà. […] Forse mi sbaglio, ma sono certo di una cosa: gli Stati Uniti sono una potenza mondiale, e l’Europa è una regione nevralgica per gli interessi americani. […]

I paesi dell’Est Europa e gli Americani al momento stanno affrontando una crisi d’identità. I Turchi invece dopo la fine della guerra fredda hanno ripreso a espandersi e stanno cercando un ruolo nel mondo.  Nonostante sia aumentato il numero di coloro che parlano di‘declino americano’, gli USA non sono ancora finiti – hanno tuttora la quarta economia del mondo e controllano tutti gli Oceani. È indubbio che gli Stati Uniti non sappiano come gestire l’enorme potere di cui dispongono, e di presidente in presidente la situazione si fa sempre più confusa.

Gli Americani […] vorrebbero mantenere l’equilibrio internazionale con pochi sforzi e senza intervenire direttamente in Europa. Io ricordo ancora le pene che gli USA dovettero patire per la loro indifferenza fino al 1941: allora preferirono nascondersi dietro la scusa della Grande Depressione. Oggi si parla di Grande Recessione. Non dimentichiamoci che dopo la Depressione avemmo anche la guerra. >>

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