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Italia Oggi Rassegna Stampa
18.11.2016 Germania, l'accusa di populismo dei media a Alternative für Deutschland
Analisi di Roberto Giardina

Testata: Italia Oggi
Data: 18 novembre 2016
Pagina: 16
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Populista sarà lei! Replica l'AfD»

Riprendiamo da ITALIA OGGI, a pag. 16, con il titolo "Populista sarà lei! Replica l'AfD", l'analisi di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

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Frauke Petry, leader di AfD

Giovedì prossimo non ballerò con Frau Frauke Petry, la Madame Le Pen teutonica, o la Trump in gonnella. La signora è la capa dei populisti di Germania, leader dell'AfD, l'Alternative für Deutschland, che continua a rubare voti ai partiti tradizionali. I responsabili del Bundespresseball, il ballo federale della stampa, questa la burocratica traduzione, hanno deciso di non invitare i politici del pericoloso movimento. L'anno scorso sì, quest'anno sono «persone non gradite». In questa guerra dei dispetti, il prossimo weekend al congresso dell'AfD del BadenWürrtemberg, in programma a Kehl, sul Reno, l'ingresso sarà vietato ai giornalisti.

I populisti sono stufi di essere chiamati populisti, e di essere paragonati ai nazisti. I giornalisti tedeschi si risentono per essere definiti Lügenpresse, stampa bugiarda. Schade, peccato. La mia era una battuta fin troppo facile. Al Ballo della Stampa berlinese comunque non sarei andato. Ero stato invitato in quanto socio della stampa estera, un privilegio che mi sarebbe costato diverse centinaia di euro, per me e mia moglie, senza avere diritto a un posto a sedere, e neanche a un bicchiere d'acqua, se non a pagamento. Non sono avaro, neanche mondano. E poi saremmo stati troppi, 2.400 invitati all'Hotel Adlon, la copia costruita dopo la riunificazione di quello che fu lo storico albergo in cui dormirono Marlene Dietrich e Mussolini, Charlie Chaplin e Josephine Baker. Nessuna possibilità di scambiare una battuta con qualche ospite interessante.

II Presseball è uno degli appuntamenti più ambiti della stagione carnevalesca, iniziata alle ore 11 e 11 dello scorso 11 novembre. Il primo del dopoguerra si tenne a Bonn, nel 1951, ma la tradizione è più antica, risale al 1872 nell'appena nato Reich di Bismarck. Anche allora non furono invitati i giornalisti sgraditi al cancelliere di ferro. Bismarck non partecipò mai al ballo, al suo posto mandava il figlio Herbert, diplomatico in carriera e più mondano. Per la cronaca, quel ballo ottocentesco si concluse con un attivo di 450 Reichsmark.

Confesso che a Bonn andavo al ballo. Ma l'atmosfera era più provinciale e più autentica. Si aveva la possibilità di chiacchierare con Willy Brandt o con il suo ministro degli esteri Walter Scheel, davanti a una birra o un bicchiere di sekt, il loro spumante. Confidenze private che sarebbe stato scorretto riportare sul giornale, ma che servivano a capire la situazione. O per lo meno a capire chi fosse Willy. E il ballo si concludeva con una tombola. Mai vinto nulla, tranne un boccale di coccio.

«Ogni anno abbiamo diritto di scegliere chi invitare», si giustifica il presidente del Presseball, Gregor Mayntz. «Ci hanno definito Pinocchio-presse, e non sono graditi». Armin Paul Hampel dell'AfD è indignato per la discriminazione. Anche il Verbot per i giornalisti al congresso di partito non trova tutti d'accordo, neppure tra i populisti. Forse è una notizia di non grande importanza, ma fa capire il clima in questi giorni a Berlino. L'AfD comincia a far paura, si teme un effetto Donald. Basta vietargli un walzer per tenerli fuori dal Bundestag? Thomas Oppermann, capogruppo socialdemocratico al parlamento, ha fatto autocritica: «Dovremmo smetterla di definire populisti tutti quelli che non la pensano come noi». E il Tageschau, il telegiornale del primo canale pubblico, ha comunicato che non definirà più populista chi vota per l'AfD. Sarà l'effetto Donald?

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