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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.09.2023 Putin sconfitto, gli ucraini si riprendono il grano
Cronaca di Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 settembre 2023
Pagina: 15
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «Le navi salpano. Così gli ucraini si «riprendono» la rotta del grano»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/09/2023, a pag. 15, con il titolo "Le navi salpano. Così gli ucraini si «riprendono» la rotta del grano" l'analisi di Andrea Nicastro.

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Andrea Nicastro

Teatro del Mar Nero della seconda guerra mondiale - Wikipedia

Chi comanda nel Mar Nero? Nel 2022, all’inizio dell’invasione c’erano pochi dubbi: tra Mariupol e Odessa la flotta russa spadroneggiava con un vantaggio di 12 a 1 su quella ucraina. Kiev non provò neppure a ingaggiare una battaglia navale e affondò la propria ammiraglia in porto per non offrirla come bottino. Dalle spiagge di Odessa si vedevano le sagome delle navi da guerra russe, la città era a tiro dei loro cannoni, ci si aspettava da un momento all’altro i marines russi davanti al Teatro dell’Opera con le loro magliette a strisce bianche e azzurre. Venti mesi dopo è quasi tutto cambiato e la flotta di Vladimir Putin non solo non osa più avvicinarsi alle coste ucraine, non solo ha subito perdite impressionanti, ma non riesce più a imporre il blocco navale sul grano, una parte essenziale della strategia militare per strangolare l’economia ucraina. Il controllo del Mar Nero, però, è tornato una partita aperta settimana scorsa quando la Resilient Africa, nave battente bandiera di Palau, ma di fatto turca, è salpata da Chornomorsk, uno dei tre porti di Odessa. Portava 3mila tonnellate di grano ucraino in sfregio allo stop al commercio decretato da Putin. Dopo due giorni di navigazione lungo le coste di Romania e Bulgaria è arrivata a Istanbul sana e salva. «Ce l’abbiamo fatta» ha comunicato il comandante e subito è partita una seconda nave, la Aroyat, stessa bandiera, stessa proprietà, questa volta con 18mila tonnellate di cereali. Altri due giorni di ansia e domenica anche la Aroyat è arrivata nel Bosforo. Per Mosca una seconda umiliazione. Mosca ha cancellato in luglio l’accordo che permetteva l’export del grano ucraino in cambio, tra l’altro, del controllo russo sui carichi, in modo che nelle stive non si nascondessero armi. Putin ha promesso di sostituire la quota ucraina del mercato mondiale con i propri cereali. Lo scopo politico è duplice, legare a sé parte dei Paesi senza autosufficienza alimentare e ridurre le entrate economiche ucraine, ma il mezzo doveva essere militare: la flotta del Mar Nero. Ora ci sono altri tre mercantili (Azara, Ying Hao 01 ed Eneida) con un totale di 127mila tonnellate pronti a salpare dai porti di Odessa, alcuni carichi di grano altri di metalli. Gli ucraini hanno battezzato la nuova rotta «corridoio umanitario» e hanno messo a disposizione delle compagnie assicurative 500 milioni per convincerle a garantire gli armatori. Il meccanismo finanziario non è rodato, ma le due navi appena arrivate in Turchia dicono che la flotta di Putin non basta più a fermare l’export di Kiev via mare. Com’è stato possibile? E quale sarà la reazione russa? Gli alleati occidentali hanno fornito missili, ma sono stati gli ucraini ad arrangiarsi con i loro antinave Neptune e con barchini-suicidi molto più economici. Scafo in vetroresina, viaggiano a pelo d’acqua e sono guidati a distanza con telecamere di bordo. Sono la versione acquatica dei droni che spadroneggiano nei cieli. Quando si schiantano sulla fiancata di una nave, l’esplosivo che portano sa affondarla. È successo quasi una dozzina di volte. Altri clamorosi blitz ucraini hanno colpito direttamente nei porti della Crimea. Di settimana scorsa il bombardamento del quartier generale della flotta a Sebastopoli. Natalia Humeniuk, del comando militare del Sud Ucraina, dice al Corriere che «i russi non sono più a proprio agio nel Mar Nero e hanno escogitato una sorta di “area di ispezione” nello stretto di Kerch per formare una linea di navi civili dietro alla quale nascondersi». Secondo Viktor Berestenko «Putin non oserà affondare i mercantili perché battono bandiere di Paesi estranei al conflitto e la reazione internazionale a tanti marinai annegati sarebbe pericolosa per lui». Andrii Klymenko, direttore di una rivista specializzata, è convinto che «Mosca non poteva permettersi di inimicarsi i turchi che posseggono le due navi appena transitate perché dipende troppo da Erdogan per le triangolazioni commerciali». Lo stesso varrebbe per navi cinesi o di altri Paesi amici. Quindi Putin ha perso la battaglia del Mar Nero? Il problema dell’export ucraino è risolto? «Putin non affonderà le navi, ma può cercare di impedire che carichino. Gli attacchi missilistici sulle infrastrutture portuali di Odessa si intensificheranno — sostiene Berestenko —. Quelli di questi giorni sono solo l’inizio, Mosca vorrà distruggere tutte le attrezzature di carico».

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