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Corriere della Sera Rassegna Stampa
30.08.2023 Vaticano/2: pace non vuol dire resa
Intervista di Lorenzo Cremonesi a Mykhailo Podolyak

Testata: Corriere della Sera
Data: 30 agosto 2023
Pagina: 13
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «'Trattare sulla Crimea? No, ma meglio il ritiro russo di battaglie su larga scala. Il Papa incoraggia lo zar'»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 30/08/2023, a pag.13, con il titolo 'Trattare sulla Crimea? No, ma meglio il ritiro russo di battaglie su larga scala. Il Papa incoraggia lo zar' l'intervista di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

Ukraine says it has nothing to do with Kremlin drone attack | Reuters
Mykhailo Podolyak

ZAPORIZHZHIA «Impossibile negoziare con il criminale Putin. E come mai il Papa si è fatto strumento della propaganda imperiale russa?». Mykhailo Podolyak, tra i più noti consiglieri del presidente Zelensky, in questa intervista al Corriere fa il punto sulle prospettive del processo di pace tra Mosca e Kiev e non lesina critiche alle recenti dichiarazioni di papa Francesco. L’ultima intervista di Volodymyr Zelensky alla stampa ucraina sembra aprire a un negoziato. 

Siete pronti a trattare con la Russia sul futuro di una Crimea demilitarizzata? «Siamo realisti. Mosca continua a illudersi di avere le risorse per tenersi una parte dei territori occupati, occorre che subisca sconfitte tattiche significative sulla linea del fronte. Solo questo, oltre all’intensificazione dei conflitti nell’entourage di Putin, costringerà i russi ad una valutazione più realistica della situazione. Ne consegue che in questo momento ogni negoziato è fuori questione». 

Può chiarire? «Il nostro presidente ha detto molto esplicitamente che solo l’arrivo delle nostre forze armate ai confini amministrativi della Crimea e la parallela distruzione di ogni arma che permetta alla Russia di controllarla spingerà ciò che resta della Nomenklatura di Putin a scegliere: perdere tutto o lasciare la Crimea in tempi brevi. Noi certamente preferiamo il loro ritiro volontario a battaglie su larga scala. Ma non sono ancora a questo punto, credono tutt’ora che negoziare sia stupido». 

Trattare con Putin? «Purtroppo, questa è una domanda retorica. Putin non solo non è un partner con cui trattare, ma è anche un ipocrita che considera la nostra disponibilità al dialogo come una debolezza da sfruttare a proprio vantaggio. Putin non mantiene mai la parola data, agisce secondo istinti distruttivi, illudendosi sempre di poterla fare franca, violando ogni regola. Non ci saranno negoziati e per vari motivi: è inutile, umilia il diritto internazionale, giustifica i suoi crimini. Oltretutto ha perso ogni senso della misura, censura il suo Paese, reprime gli oppositori, li fa assassinare. Consigliamo vivamente di abituarsi all’idea per cui può esistere una Russia senza Putin. Il dittatore deve perdere, non può passare la sua logica delle minacce, del ricatto, del genocidio, altrimenti sono a rischio la democrazia e la libertà in tutto il mondo». 

E l’idea per cui sarebbero da contemplare eventuali compromessi territoriali per risparmiare vite umane? «Il concetto penalizzante della pace in cambio della terra era già stato adottato nel 2014 e il risultato è stata questa nuova guerra su scala più larga. Come possiamo tornare ad applicarlo? L’assassino ha gettato la maschera, uccide, distrugge e ruba alla luce del sole: perché dovremmo illuderci ancora che non lo farà più? Per quale motivo fare nuove concessioni con l’illusione di placarlo?». 

Lei crede possibili le elezioni nell’Ucraina in guerra? «Siamo un Paese democratico. Crediamo nella libera competizione politica, rispettiamo procedure e scadenze elettorali. Tuttavia, anche qui dobbiamo essere realisti. Siamo sotto attacco, una parte delle nostre regioni è occupata: ancora non è possibile parlare di elezioni. Resta in vigore la legge marziale, molti cittadini sono soldati in prima linea, tanti sono sfollati all’estero, anche Zelensky ha ricordato che gli osservatori elettorali dovrebbero andare in trincea. Dovremmo discuterne con i Paesi alleati disposti ad inviare osservatori internazionali». 

Come valuta le parole del Papa, che ha esaltato la Russia di Pietro il Grande e dell’Imperatrice Caterina? «Un discorso distruttivo per l’umanesimo contemporaneo. Se valutiamo con mente aperta le frasi del Papa, vediamo che sono un incoraggiamento incondizionato all’imperialismo aggressivo, un plauso all’idea sanguinaria del “mondo russo”, che implica la brutale distruzione delle libertà e degli stili di vita altrui. Francesco incoraggia l’ideologia misantropica di Putin, le sue manie genocide. C’è da chiedersi cosa sia la Chiesa cattolica, cosa il cristianesimo, cosa sia l’Ucraina insanguinata di vittime innocenti. Sembra che il Pontefice, ancora una volta, sia stato strumento della propaganda russa. È proprio facendosi forte della triade Pietro-Caterina-Stalin che l’esercito russo viene a uccidere gli ucraini. Il Papa li esalta e Putin li usa per eliminare la nostra identità. Ancora non mi capacito come la Santa Sede non abbia compreso la dannata futilità e il nulla della prospettiva storica insita nell’essenza genocida della moderna Mosca».

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