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Corriere della Sera Rassegna Stampa
26.04.2023 Ucraina, la controffensiva
Cronaca di Lorenzo Cremonesi

Testata: Corriere della Sera
Data: 26 aprile 2023
Pagina: 9
Autore: Lorenzo Cremonesi
Titolo: «Come (e quando) sarà la controffensiva?»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 26/04/2023, a pag.9, con il titolo 'Come (e quando) sarà  la controffensiva?' l'analisi di Lorenzo Cremonesi.

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Lorenzo Cremonesi

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Le aspettative sono alte. Forse troppo. L’Ucraina deve dare un segnale, rivolto alla nazione e alla comunità internazionale. Senza successi sensibili — è il messaggio ripetuto dai Paesi donatori — sarà complicato inviare materiale all’infinito. La finestra d’opportunità potrebbe chiudersi e lo sa bene anche Vladimir Putin, che per questo è disposto a trascinare i combattimenti su un fronte lungo quasi mille chilometri. Gli ucraini contano su circa 40 brigate, ognuna con 4 mila uomini. Di queste potrebbero esserne impegnate nell’offensiva una ventina, divise in due «gruppi», con «azioni consecutive e simultanee». Mobilità, agilità, abilità nello sfruttare le brecce sono fattori decisivi, insieme a due componenti chiave: l’intelligence — compresa quella garantita dalla Nato — e il mascheramento su dove sarà concentrata la spinta. Probabilmente verso sud. Zelensky allinea 9 nuove Brigate, composte in parte dai militari addestrati dalla Nato: 9-10 mila preparati dagli Usa, 16 mila dall’Unione europea, altri dai restanti partner. La coalizione ha spedito 230-250 tank e oltre 1.550 blindati, cannoni a lunga gittata (un terzo di quelli mandati nella prima fase erano usurati), apparati necessari per superare gli ostacoli fisici e naturali, quindi droni, veicoli. Non è però chiaro quale sia il livello di training delle truppe e va compreso se i soldati hanno assorbito le tecniche per lanciare manovre combinate.

Il ruolo della Nato
Che la controffensiva fosse in preparazione si sapeva già da molto tempo tra i ranghi ucraini. Sin da almeno i primi di febbraio i soldati hanno iniziato a dire apertamente che il meglio delle loro unità era stato mandato in addestramento nei poligoni Nato all’estero. E questo non lo dicevano solo quelli impegnati nelle retrovie o sui settori più calmi, ma anche i loro compagni dispiegati nel «tritacarne» di Bakhmut o Avdiivka. Lo Stato maggiore ucraino ha scelto di sacrificare anche le reclute meno preparate pur di tenere pronte ed efficienti le brigate di veterani destinate a sferrare la «spallata» decisiva contro i russi. Sulla strada per Bakhmut, probabilmente il punto più pericoloso di tutto il fronte, abbiamo incontrato soldati quarantenni che soltanto due mesi prima erano ancora negli uffici di reclutamento. Kiev — rileva l’esperto Michael Kofman, direttore degli studi russi al Cna di Washington — ha impiegato in precedenza unità con numeri limitati, ognuna composta da 20-25 autoblindo, 10-12 carri armati, 6-12 cannoni semoventi, 250-450 soldati.

Le contromisure
Ora serve uno schieramento ampio, con maggiore interazione e comunicazioni sicure, in grado di superare le contromisure elettroniche degli occupanti. Gli ucraini hanno lavorato sodo su reclute e tecniche ma hanno davanti altri ostacoli. Il primo è rappresentato dalle munizioni, mai abbondanti. L’artiglieria spara 2-4 mila colpi al giorno, è più precisa rispetto agli avversari, però quando vai all’assalto hai bisogno di una copertura continua. Lo stesso vale per l’ombrello anti-aereo, con troppi varchi e poche batterie. Le valutazioni corrispondono a un esame pragmatico ma risentono anche della nebbia di guerra, della cortina fumogena, di preparativi ben protetti dove non tutto appare. A loro volta gli invasori si sono adeguati, avrebbero contenuto gli effetti degli Himars, hanno creato un grande sistema difensivo di trincee per rallentare l’avanzata e spingere gli avversari verso trappole di fuoco. Gli ucraini hanno studiato a fondo le difese russe. Sanno bene che dovranno superare ostacoli formidabili. Sul fronte del Donbass molte postazioni attorno a Donetsk sono le stesse che i russi costruirono nel 2014. Su quello che divide la città di Zaporizhzhia da quella occupata dai russi di Melitopol le linee di difesa sono addirittura tre. In un anno sono stati eretti bunker di cemento armato, enormi campi minati renderanno difficile l’avanzata dei blindati e l’aviazione russa è pronta a colpire con l’aiuto dei droni-spia.

L’arsenale russo
I generali russi hanno dalla loro un’alta densità di uomini e un buon arsenale con «pezzi» vecchi e nuovi, mentre l’aviazione ha intensificato il ricorso a ordigni «plananti» resi più accurati da kit speciali. La quantità pesa anche se i battaglioni dell’Armata sono indeboliti da problemi di organizzazione e di qualità. Nonostante ciò, lo Stato maggiore russo — riferiscono fonti al New York Times — è fiducioso sulla tenuta. Questa «sicurezza», però, può tradire l’aggressore: è già avvenuto all’inizio dell’invasione. L’Ucraina ha evitato di essere travolta, ha sorpreso gli avversari e ha liberato territori. Se potrà rifarlo, e fino a dove, lo dirà il campo.

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