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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.04.2023 Svezia: bruciare il Corano non è reato
La decisione dei giudici

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 aprile 2023
Pagina: 17
Autore: la redazione del Corriere della Sera
Titolo: «I giudici: «Bruciare il Corano non è reato»»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 05/04/2023, a pag.17, la breve "I giudici: «Bruciare il Corano non è reato»".

Svezia: Corte Suprema toglie il divieto di bruciare il Corano

Impedire a un cittadino di bruciare il Corano? Illegale. A stabilirlo è stata la Corte Suprema svedese, che ha annullato una decisione della polizia, risalente allo scorso febbraio, che vietava proprio di dare alle fiamme il testo sacro dell’Islam. Decisione presa dopo che, a fine gennaio, l’avvocato danese Rasmus Paludan (leader del partito «Linea dura») aveva bruciato una copia del libro durante una manifestazione davanti all’ambasciata turca di Stoccolma, al termine di un comizio dai toni molto accesi cui avevano assistito anche membri di formazioni di estrema destra. Un gesto che aveva scatenato le ire di Ankara e spinto il presidente turco Recep Tayyip Erdogan a sospendere i colloqui sull’ingresso del Paese nella Nato. Ad allargare la spaccatura tra i due Paesi il fatto che il governo svedese avesse condannato il gesto ribadendo però che «in Svezia bruciare il Corano non è reato». Eppure, a febbraio, la polizia aveva respinto una nuova richiesta per un’iniziativa simile davanti all’ambasciata irachena (proprio su questo ha deliberato la Corte Suprema). Pochi giorni dopo il gesto di Paludan, tra l’altro, si era scoperto che a pagare le spese per l’autorizzazione di quella manifestazione (320 corone, all’incirca 32 euro) era stato Chang Frick, ex collaboratore del canale di propaganda russa Russia Today . «Io non gli avevo detto di bruciare il Corano ma piuttosto una certa bandiera. Volevo che l’azione fosse contro la Turchia, null’altro», si era giustificato Frick. Tre settimane prima, l’11 gennaio, davanti al municipio della capitale svedese, si era tenuto un sit-in a favore dei separatisti curdi del Pkk nel corso del quale un manichino di Erdogan era stato appeso a testa in giù. Certo la decisione dell’alta Corte scandinava non rientra tra gli «atti concreti» che Ankara aveva detto di aspettarsi dalla Svezia per appoggiarne l’ingresso nella Nato. Piuttosto, è accaduto il contrario. E le tensioni covano. Ieri mattina, i servizi segreti di Stoccolma hanno annunciato l’arresto di cinque sospetti: pare volessero pianificare degli atti terroristici come rappresaglia del gesto di Paludan.

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lettere@corriere.it

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