sabato 20 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Corriere della Sera Rassegna Stampa
21.07.2017 Gerusalemme, il caso del patriarca greco-ortodosso e il divieto arabo-palestinese di vendere terreni agli ebrei
Commento di Davide Frattini

Testata: Corriere della Sera
Data: 21 luglio 2017
Pagina: 14
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Gli affari (segreti) del Patriarca Teofilo. Venduti i 'tesori' di Israele e Palestina»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 21/07/2017, a pag. 14, con il titolo "Gli affari (segreti) del Patriarca Teofilo Venduti i 'tesori' di Israele e Palestina" il commento di Davide Frattini.

La questione della vendita di terreni a ebrei è politica. Il motivo per cui il patriarca greco-ortodosso di Gerusalemme è stato accusato dalla dirigenza araba palestinese di alto tradimento è proprio questo: aver firmato contratti di vendita con ebrei. E' un modo, questo, per evitare quella normalizzazione e coesistenza pacifica che Israele vorrebbe e a cui, invece, la leadership araba palestinese, generosamente finanziata dall'estero, si oppone.

Ecco l'articolo:

Risultati immagini per davide frattini
Davide Frattini

Immagine correlata
Teofilo III

Per dieci anni Ireneo è rimasto agli arresti conventuali, degradato da patriarca a monaco. Riceveva il cibo dopo aver calato la corda con il cestello tra i vicoli della Città Vecchia e riportava al terzo piano la generosità di una famiglia musulmana del quartiere. Per dieci anni non ha lasciato la stanza nel palazzo dove una volta comandava perché temeva di non poterci tornare. Adesso Teofilo III, il successore alla guida della Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme, rischia di trovarsi dallo stesso lato della fune e per la stessa ragione: una serie di operazioni immobiliari rimaste segrete fino a pochi giorni fa, smercio di terreni che è riuscito ad accomunare nello sdegno e nella rabbia gli israeliani e i palestinesi. Le centinaia di ettari vendute in questi anni non hanno solo un valore commerciale ma anche simbolico. A investitori misteriosi, società con sede nei paradisi fiscali dei Caraibi, sono andati: l’anfiteatro di Cesarea (fatto costruire da Erode il Grande) e il parco archeologico con gli altri resti dell’epoca romana; la piazza dove sorge la Torre dell’Orologio a Jaffa (eretta dagli ottomani nel 1903), il primo monumento che si incontra arrivando da Tel Aviv. I lotti in uno dei quartieri più eleganti di Gerusalemme — ci abitano nelle residenze ufficiali il primo ministro e il presidente — sarebbero stati acquistati invece da finanzieri ebrei. Tutti passaggi di proprietà che non sono stati comunicati, fino alle rivelazioni del Canale 2 televisivo, al governo israeliano.

 

 

Il patriarcato greco-ortodosso è il secondo maggiore possidente dopo lo Stato, sui suoi appezzamenti sorge anche il palazzo della Knesset, il Parlamento. Questo patrimonio gli garantisce un potere di contrattazione con le autorità israeliane molto superiore al ruolo. È stato accumulato durante il periodo ottomano e nel 1952 dato per la maggior parte in concessione — durata novantanove anni — al Fondo Nazionale Ebraico, l’organismo che fin dagli inizi del Novecento ha sostenuto l’acquisizione di terreni in Palestina. Il ministero della Giustizia israeliano ha convocato una riunione d’emergenza per capire come sia possibile che l’anfiteatro a Cesarea, uno dei siti più visitati in Israele e dove vengono organizzati i concerti estivi, possa essere finito nelle mani di privati. Preoccupati sono anche i proprietari di 1.500 case a Gerusalemme, le hanno costruite con la convinzione che l’affitto decennale dei terreni — garantito dal governo — sarebbe stato rinnovato. Gli speculatori potrebbero invece decidere di vendere al miglior offerente. Nel 2005 Ireneo I è stato rimosso per aver dato via — lui sostiene di essere stato incastrato — quei metri quadrati che i palestinesi considerano fondamentali per edificare un eventuale Stato. Palazzi e pietre antiche nella Città Vecchia di Gerusalemme, i quartieri catturati nella guerra dei Sei giorni, poi annessi dagli israeliani, e che gli arabi considerano parte della futura capitale.

Il successore Teofilo III replica di essere stato costretto a cedere le altre proprietà per cercare di ricomprare quei lotti politicamente così importanti. La spiegazione non basta ai parlamentari giordani e ai politici palestinesi che chiedono al re e al presidente Abu Mazen di revocargli il beneplacito ufficiale, necessario per restare in carica. «Sta firmando un atto di vendita dopo l’altro, nonostante le prove non siamo ancora riusciti a ottenere la sua rimozione», spiega Alif Sabbagh tra i leader del gruppo che guida la campagna contro Teofilo III. Le cessioni a investitori ebrei (anche in aree che sono parte di Israele da prima del 1967) sono considerate un tradimento della causa. Da anni gli arabi cristiani accusano il patriarcato di discriminazione, premono per prendere il controllo della Chiesa e affidarne la gestione a monaci e sacerdoti locali. Come ha commentato un palestinese al quotidiano New York Times : «Questi patriarchi arrivano dalla Grecia, sono stranieri. Non capiscono i nostri problemi».

Per inviare al Corriere della Sera la propria opinione, telefonare: 02/62821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante


lettere@corriere.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT