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Corriere della Sera Rassegna Stampa
04.07.2017 Iran contro tutti: lo scontro per la supremazia
Shirin Ebadi intervistata da Andrea Nicastro

Testata: Corriere della Sera
Data: 04 luglio 2017
Pagina: 15
Autore: Andrea Nicastro
Titolo: «Shirin Ebadi: 'Dietro lo scontro la ricerca dell’egemonia regionale'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 04/07/2017, a pag. 15, con il titolo "Shirin Ebadi: 'Dietro lo scontro la ricerca dell’egemonia regionale' ", l'intervista di Andrea Nicastro a Shirin Ebadi.

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Andrea Nicastro

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Shirin Ebadi, iraniana dissidente. Vive negli Usa, ha scelto la libertà

 

 

Premio Nobel per la Pace, l’avvocata iraniana Shirin Ebadi viaggia dieci mesi l’anno tra un convegno e l’altro per parlare di democratizzazione e diritti umani nel mondo islamico. «Faccio il bucato a Londra, ma lavoro sugli aerei» scherza. È tra gli intellettuali dell’area più rispettati al mondo, ma se tornasse a Teheran, sarebbe arrestata per tradimento.

L’embargo della coalizione a guida saudita contro il Qatar appare uno dei tanti fronti aperti della sfida tra le due potenze regionali Arabia Saudita e Iran, una sunnita, l’altra sciita. Secondo lei, la chiave per capire il confronto è religiosa? «No. Entrambi i regimi si nascondono dietro questioni teologiche, le usano per i loro fini che sono politici e di egemonia. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole, è una pratica comune anche se pochi in Occidente amano ricordare che l’Islam non ha l’esclusiva di questa strumentalizzazione».

Pensa alle Crociate? «Anche a qualcosa di più recente. Il ruolo degli Usa è stato fondamentale nel creare le scuole coraniche dove sono cresciuti prima i mujaheddin e poi i talebani dell’Afghanistan. A Washington servivano per combattere l’Unione Sovietica, per un fine cioè di politica internazionale, di supremazia. Eppure i talebani sono sunniti e gli americani cristiani. Il terrorismo non nasce a causa della religione, ma nelle pieghe della geopolitica».

Eppure in Europa si rafforza sempre di più la corrente di chi identifica l’Islam come «religione del terrorismo». «Invece dobbiamo continuare a credere nel melting pot di culture, popoli, razze e religioni. Senza coesistenza pacifica basata sui diritti dell’individuo il mondo diventerebbe un inferno in cui tutti diffidano degli altri o si uccidono. La convivenza nel diritto è l’unica chance per un futuro di pace. Il resto è giungla».

L’Occidente ha un ruolo nelle tensioni nel Golfo? «Gli Stati Uniti hanno fatto un grande errore a vendere oltre 100 miliardi di dollari in strumenti bellici all’Arabia Saudita. Queste armi creeranno ancora più instabilità. Se l’obbiettivo era solo difensivo, Riad non aveva certo bisogno di nuovi mezzi di morte».

Quando due attentati suicidi hanno portato il terrorismo in Iran a chi ha pensato? Alla nascita di un’opposizione interna armata o a un’ingerenza dall’estero? «L’obbiettivo delle bombe davanti al Parlamento di Teheran e al mausoleo di Khomeini è il potere nella Regione».

C’è la mano saudita dietro gli attentati in Iran? «Non posso saperlo. Sia Teheran sia Riad cercano il potere nell’area in tutti i modi».

Cosa sta facendo l’Iran per ottenerlo? «Il regime degli Ayatollah interferisce nello Yemen mandando armamenti e soldi; in Siria, dove sin dall’inizio della rivolta popolare ha inviato rinforzi per aiutare Bashar Al Assad; in Iraq dove ci sono altre milizie iraniane; in Libano finanziando, armando e addestrando Hezbollah; nella Striscia di Gaza sostenendo in vari modi Hamas. Tutto ciò va contro gli interessi nazionali perché sottrae risorse al popolo iraniano, aumenta l’isolamento internazionale, diminuisce gli investimenti e la crescita tecnologica e crea povertà».

Se tornasse a Teheran sarebbe arrestata, ma tra Iran e Arabia Saudita, lei, donna e avvocato dei diritti umani, dove preferirebbe vivere? «Non ho dubbi che la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita sia decisamente peggiore di quella iraniana».

L’Isis sta perdendo? «Sul campo si sta indebolendo, ma l’Isis non è solo una forza militare, è anche ideologia. Per sconfiggerla bisogna togliere l’acqua dove nuota la sua propaganda».

Chi vince perpetuando il conflitto oltre all’industria delle armi? Israele? «Tel Aviv deve prima risolvere le proprie contraddizioni. Finché continueranno le tensioni con i palestinesi, qualunque forza che vorrà conquistare il governo potrà fare appello alla solidarietà dei giovani musulmani».

Che futuro c’è per la Siria? «Le possibilità di dissoluzione della Siria sono molto alte. Mi avvilisce che il delinquente Assad per rimanere alla presidenza sia disposto a distruggere il suo stesso Paese».

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