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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.05.2017 Una questione estetica diventa critica politica
Davide Frattini non è più equidistante: Peccato

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 maggio 2017
Pagina: 17
Autore: Davide Frattini
Titolo: «Gerusalemme indivisibile. E il vestito di Cannes scatena proteste e ironia»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 20/05/2017, a pag.17, con il titolo " Gerusalemme indivisibile. E il vestito di Cannes scatena proteste e ironia " l'articolo di Davide Frattini.

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Davide Frattini

Un Frattini che sembra la foto-copia di Fabio Scuto quando era corrispondente di REPUBBLICA da Gerusalemme. Un abito da sera si può criticare in base a criteri estetici, ma l'operazione di Frattini è tutta politica. La Ministra della Cultura di Israele, Miri Regev, diventa portatrice di una 'ideologia oltranzista e nazionalista' per l'abito che indossava al Festival del Cinema di Cannes per via di una immagine della Capitale stampata sull'abito da sera, per altro - come si vede nella foto pubblicata dal Corriere che pubblichiamo- con una vistosa immagine della moschea con la cupola dorata ! Gerusalemme è la capitale dello Stato, unica e indivisibile, ma Frattini rinchiude questa frase fra virgolette, obbedendo così alla decisione dell'Unesco di considerare Gerusalemme più islamica che ebraica. Fra virgolette finisce anche il Muro del Pianto, "liberato 50 anni fa", come ha dichiarato la Regev, senza virgolette. Un luogo che Frattini definisce invece" il terzo luogo sacro dell'islam " anche se nessun pellegrinaggio c'è mai stato, anche quando era sotto l'impero ottomano.
Frattini portavoce della vulgata palestinista e dell'opposizione anti-Netanyahu? Dispiace dirlo, considerato il suo passato pedigree, eppure è così, doveroso prenderne atto.

Ecco il pezzo: 

Immagine correlata
Miri Regev

Mentre all'aeroporto Ben Gurion i cerimonieri srotolano il tappeto rosso da 8o metri che lunedì accoglierà Donald Trump, la ministra della Cultura israeliana ha trasformato la passerella porpora di Cannes in una cavalcata politica. Miri Regev si è presentata all'inaugurazione del Festival cinematografico con un vestito disegnato dallo stilista Aviad Arik Herman, tagliato su misura della sua ideologia oltranzista e nazionalista. La gonna che sfiorava la moquette calcava pesante sulla questione più complessa del conflitto israelo-palestinese con la veduta panoramica di Gerusalemme stampata nel tessuto, la cupola dorata sulla Spianata delle Moschee e le mura della Città Vecchia in bella vista. Se il presidente Trump esita a mantenere la promessa proclamata in campagna elettorale («sposterò l'ambasciata americana a Gerusalemme»), Regev si è cucita addosso quello che il Parlamento israeliano ha sancito con un voto nel 1980: la città è «la capitale unica e indivisibile» dello Stato israeliano, comprese le zone arabe catturate ai giordani nel giugno del 1967. Queste aree sono ancora considerate contese dal Dipartimento di Stato a Washington e dalla diplomazia internazionale, lo status di Gerusalemme da definire in un accordo di pace con i palestinesi, anche loro la pretendono come futura capitale. La ministra spiega che il manifesto stilistico politico è anche una reazione alle decisioni dell'Unesco: l'organismo delle Nazioni Unite ha votato una serie di risoluzioni che negano i legami di Gerusalemme con l'ebraismo e non citano il Muro del Pianto «liberato cinquant'anni fa» ricorda Regev. Quando il 7 giugno i paracadutisti raggiunsero gli antichi macigni incastrati uno sopra l'altro, quelle pietre che puntellano da un paio di millenni la speranza e la volontà degli ebrei di tornare a pregare qui e che sorreggono anche la Spianata, il terzo luogo più sacro per l'Islam. L'abito monumentale è stato attaccato sui social media dai palestinesi (che hanno diffuso i fotomontaggi dove al posto di Gerusalemme sono riprodotti i bombardamenti di Gaza o il mum eretto dall esercito che taglia i quartieri arabi della città) e dalla sinistra israeliana. I sostenitori del premier Benjamin Netanyahu l'hanno invece celebrato come «il miglior vestito dell'anno».

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