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Corriere della Sera Rassegna Stampa
11.05.2017 Antisemitismo: una parola da usare con attenzione
Aldo Cazzullo risponde a un lettore

Testata: Corriere della Sera
Data: 11 maggio 2017
Pagina: 31
Autore: Aldo Cazzullo
Titolo: «'Non usare l'antisemitismo per colpire la nuova destra'»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 11/05/2017, a pag. 31, con il titolo "Non usare l'antisemitismo per colpire la nuova destra", la lettera di Robert Resmann e la risposta di Aldo Cazzullo.

Vero è che l'accusa di "fascismo" viene spesso utilizzata per mettere a tacere le voci contrarie e strumentalizzata. In Italia è stata una costante del PCI nei confronti degli avversari tutt'altro che fascisti. E' altrettanto vero, però, che il fascismo è esistito e ancora ha molti nostalgici. Nel Front National ci sono anche gli eredi di Vichy- anche se non solo lì - non stupiscono dunque le parole con cui Marine Le Pen non ha riconosciuto la responsabilità francese nella Shoah, non dimentichiamo le idee del babbo e della nipote. 
Diverso il caso di 'islamofobia', che diventa una accusa per impedire la libertà di espressione - e quindi anche di critica -  sull'islam.

Ecco lettera e risposta:

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Aldo Cazzullo

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Le radici dell'antisemitismo: "Non preoccuparti, è solo una piccola piantina"

 

Caro Aldo, all’indomani delle elezioni francesi vorrei denunciare la strumentalizzazione dell’orrore per scopi politici. Ritengo un’offesa usurpare la sofferenza degli ebrei e di tutte le vittime del nazismo paragonando la Le Pen, Wilders, Hofer, Orbán a Hitler o accostando le loro idee politiche al nazionalsocialismo. L’intento politico è creare sensi di colpa nell’elettorato, demonizzando ogni pensiero di destra o diverso dalla linea dettata degli intellettuali «politically correct». Un conto è dire «populista», termine vago. Ma dire «xenofobo», «razzista», «antisemita» colpisce di proposito la coscienza degli elettori speculando per puro calcolo sulla pelle di milioni di vittime. Preciso che non sono di destra, sono un liberale tedesco con origini ebree.

Robert Resmann, Milano

Caro Robert,
Sono abbastanza d’accordo con lei, con un distinguo che le dirò. Troppo spesso ci accaniamo in confronti con il passato che non hanno nessuna ragione di essere. Ricordo un bel pezzo di Gian Antonio Stella che ricordava con quale frequenza i protagonisti della politica italiana si insultassero dandosi reciprocamente dello Stalin e del Goebbels, senza rispetto per le vittime e senza senso del ridicolo. La storia non si ripete mai, neppure come farsa. Guardare la modernità con gli occhiali del passato distorce le immagini, non ci aiuta a capire, ci fa commettere errori. È sbagliato ad esempio leggere l’ascesa del Front National in Francia con la categoria del fascismo, o anche solo del collaborazionismo di Vichy. Le Pen padre è semmai figlio dell’Algeria francese. La figlia rientra nella corrente antiglobalista che percorre altri Paesi. Ha sbagliato però a negare la responsabilità della Francia nella persecuzione degli ebrei, riconosciute per la prima volta da Chirac. Lei si è difesa ricordando che de Gaulle considerava Vichy «nul et non avenu»; sulla stessa linea era Mitterrand, che rivendicò sino alla fine l’amicizia con il capo della polizia René Bousquet. In questo discorso però, caro Robert, l’espressione «politicamente corretto» non c’entra nulla. Un conto è la mania linguistica, il rigorismo che toglie sincerità, il formalismo vacuo, l’eccesso di zelo che alla fine risulta controproducente. Ma l’altro giorno un lettore confondeva il politicamente corretto con l’antifascismo. Questo è sbagliato. E rischia di confondere le nuove generazioni, che del '900 non sanno molto e quel poco l’hanno appreso online.

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lettere@corriere.it

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