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Corriere della Sera Rassegna Stampa
05.05.2017 Milano: albanese si finge membro del Mossad e accusa
Titolo e cronaca scorretti di Luigi Ferrarella

Testata: Corriere della Sera
Data: 05 maggio 2017
Pagina: 9
Autore: Luigi Ferrarella
Titolo: «'Bomba in sinagoga': Ma l’uomo degli 007 inventò la minaccia»
Riprendiamo dal CORRIERE della SERA - Milano di oggi, 05/05/2017, a pag. 9, con il titolo "'Bomba in sinagoga': Ma l’uomo degli 007 inventò la minaccia", la cronaca di Luigi Ferrarella.

L'articolo di Luigi Ferrarella è scorretto perché il Mossad, nella vicenda ricostruita, non c'entra nulla. Tutto nasce dal 44enne albanese Artur Spaho, noto truffatore e mitomane, che fingendosi membro del Mossad ha accusato di terrorismo alcuni afghani e greci. Nulla di male a riportare la notizia, scorretto invece mettere di mezzo i servizi israeliani.

Ecco l'articolo:

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Luigi Ferrarella

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Indagati, pedinati, pesantemente intercettati: tutto soltanto perché il Mossad israeliano il 24 agosto 2012 aveva segnalato agli 007 italiani dell’Aise, che lo avevano veicolato alla Digos della polizia, che lo aveva riferito alla Procura di Milano, l’esistenza di una propria asserita «fonte» che indicava sette afgani e greci come componenti di una cellula terroristica sul punto di realizzare un attentato alla Sinagoga di Milano in via Guastalla nell’anniversario dell’11 settembre. Per fortuna degli ignari incolpati, le indagini degli inquirenti milanesi avevano però del tutto scagionato i sospettati, a cominciare dal presunto capo-cellula che, arrivato in Italia minorenne e affidato a una comunità, in realtà si era poi fatto una vita come cuoco in un ristorante. E a questo punto per il pool antiterrorismo milanese, all’epoca coordinato dall’attuale vice della Direzione nazionale antimafia Maurizio Romanelli, era diventato un punto d’onore non far passare in cavalleria un precedente pericoloso in una stagione nella quale proprio le pressanti esigenze di prevenzione anti-terrorismo rendono necessario non sottovalutare mai le pur scivolose segnalazioni provenienti dalle agenzie di intelligence italiane e straniere.

Di qui il processo istruito dal pm Francesco Cajani, che adesso ha portato alla condanna a 2 anni e 2 mesi (emessa dalla giudice Teresa Guadagnino) della «fonte» del Mossad, il 44enne albanese Artur Spaho, per «calunnia» dei sette innocenti e «procurato allarme». La delicatezza della materia - da un lato la necessità di tutelare le fonti degli 007, dall’altro quella di non consentire che il confidente possa falsamente accusare un’altra persona in regime di immunità - ha peraltro posto un teorico problema giuridico non da poco, valorizzato (non senza ragione) dal difensore David Russo. Nel processo da dove risulta, infatti, che a propalare le false accuse sia stato proprio l’albanese? Agli atti esiste solo una relazione della Digos che attesta l’invio il 10 settembre 2012 da parte della Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione di «una nota riservata», che essendo tale non viene prodotta nel processo, con la quale «il servizio di intelligence estero originatore dell’informazione (cioè il Mossad, ndr) ha comunicato, per il tramite dell’Aise, che la notizia non poteva essere considerata attendibile e ha fornito i riferimenti utili alla identificazione della fonte che aveva generato la notizia allarmistica», appunto Spaho.

E qui in effetti c’è un punto critico, perché oggettivamente l’imputato che si vede identificare come «fonte» della notizia calunniosa non pare essere messo in condizione di potersi difendere da questa attribuzione indiretta, posto che nel processo non esistono altri documenti o testi che la fondino. Nel caso di specie, però, è possibile che nella valutazione del Tribunale abbiano pesato due pregressi. Una segnalazione nel 2011, sul fatto che Spaho si era presentato all’Ufficio di collegamento italiano di polizia in Albania come «appartenente ai servizi segreti del Vaticano in possesso di importanti notizie sulla criminalità organizzata albanese». E la condanna inflittagli nel 2014 dal Tribunale di Tirana a 8 anni per truffa dei genitori di bimbi epilettici ai quali spillava denaro per un fantomatico farmaco. E l’interessato che dice dal carcere albanese? Un classico di queste situazioni, quello che nel 2012 aveva detto già al gip Luigi Gargiulo: «In Italia qualcuno dormiva tranquillo perché all’estero lavoravano per la sicurezza nazionale».

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lettere@corriere.it

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