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Corriere della Sera Rassegna Stampa
22.02.2017 In Libano, Marine Le Pen rifiuta il velo
Analisi di Stefano Montefiori

Testata: Corriere della Sera
Data: 22 febbraio 2017
Pagina: 15
Autore: Stefano Montefiori
Titolo: «Marine Le Pen rifiuta il velo in moschea: la candidata che non sbaglia quasi mai»

Riprendiamo dal CORRIERE della SERA di oggi, 22/02/2017, a pag. 15, con il titolo "Marine Le Pen rifiuta il velo in moschea: la candidata che non sbaglia quasi mai", l'analisi di Stefano Montefiori.

Non intendiamo schierarci in favore di Marine Le Pen e del suo partito, il Front National, la cui storia di erede diretto dei fascisti e degli antisemiti francesi è nota. Il gesto di Marine Le Pen - che ha rifiutato di indossare il velo islamico in Libano - è però segno di coraggio, come lo fu quello di Oriana Fallaci di fronte all'ayatollah Khomeini. Un coraggio che manca alla quasi totalità dei politici europei, preoccupati di costruire ponti non si accorgono dell'invasione musulmana in atto.

Ecco l'articolo:

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Stefano Montefiori

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Marine Le Pen rifiuta il velo in Libano

Il gesto davvero sorprendente sarebbe stato metterlo, il velo. Magari considerando che non le veniva imposto per legge e ovunque come accade in Arabia Saudita o Iran, ma che si trattava di una regola protocollare per l’incontro — da lei richiesto — con un alto esponente religioso sunnita. E in una moschea libanese, non in Francia. I militanti però non avrebbero mai perdonato a Marine Le Pen una foto con il foulard: va bene normalizzare il Front National, senza esagerare. Così ieri Marine Le Pen ha scelto l’ovvio, e ha rifiutato il foulard bianco offertole da un collaboratore del Gran Mufti di Beirut Abdellatif Deriane. La visita è saltata e la candidata all’Eliseo ha potuto gloriarsi del gran rifiuto, esaltato immediatamente dal numero 2 Florian Philippot: «Magnifico messaggio di libertà e di emancipazione per le donne di Francia e del mondo». Era scontato che le venisse richiesto il velo, ed era scontato che lei lo rifiutasse. Ma qualsiasi cosa faccia, Marine Le Pen riesce a conquistare l’attenzione. Le versioni della candidata all’Eliseo e degli uomini del Gran Mufti non coincidono.

Secondo lei, il giorno prima aveva fatto già sapere che non avrebbe indossato il foulard. «La visita non è stata annullata, quindi ho pensato che avessero accettato il mio no — ha detto Le Pen davanti alle telecamere —. Io il velo non lo indosso. Hanno cercato di impormelo, ma non mi si mette davanti al fatto compiuto». Dar el-Fatwa, la più alta autorità dell’Islam sunnita in Libano, presieduta dal Mufti, ha invece dichiarato di avere informato per tempo la candidata della necessità di coprirsi il capo, «secondo il protocollo». L’istituzione ha espresso «sorpresa per il rifiuto di conformarsi a una regola ben conosciuta», e ha parlato di «comportamento sconveniente». In Francia la questione del velo islamico è tornata nel dibattito pubblico dopo le ordinanze antiburkini dell’estate scorsa, con l’allora premier Valls che disse «il velo è sempre un problema».

Se i simpatizzanti del Front National esultano, alcune femministe denunciano una strumentalizzazione. «Quel che è successo in Libano è una truffa, un’operazione di comunicazione — dice Raphaëlle Rémy-Leleu, dell’associazione Osez le feminisme —. Se Marine Le Pen non voleva mettersi il velo, perché ha chiesto un incontro al Mufti di Beirut?». La socialista Aurélie Filippetti, portavoce del candidato della sinistra Benoît Hamon, aggiunge: «Non capisco perché mai Marine Le Pen, che qui in Francia difende tanto la laicità, sia andata a cercare un responsabile religioso in Libano, dove le donne peraltro non hanno l’obbligo di portare il velo per strada. In Arabia Saudita sì, e infatti Michelle Obama rifiutò di mettersi il velo in Arabia Saudita.

Quello sì era un messaggio politico». In questo modo comunque Marine Le Pen è riuscita nell’intento di dare un carattere ancora più simbolico — e presidenziale — alla visita in Libano, dopo i colloqui di lunedì con il presidente della Repubblica Michel Aoun e il primo ministro Saad Hariri. Le questioni protocollari con il Medio Oriente (dal velo all’alcol) impegnano le diplomazie da tempo. Nel 2015 Hollande annullò una cena all’Eliseo con l’iraniano Rohani, perché questi pretendeva che non venisse servito vino a tavola. Marine Le Pen non è (ancora) presidente, ma si allena già a giocare nel campo dei grandi.

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