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Libero Rassegna Stampa
12.02.2024 Israele prepara l’attacco a Rafah
Commento di Mirko Molteni

Testata: Libero
Data: 12 febbraio 2024
Pagina: 6
Autore: Mirko Molteni
Titolo: «Israele prepara l’attacco a Rafah. Telefonata di Biden»

Riprendiamo da LIBERO di oggi, 12/02/2024, a pag. 6 con il titolo "Israele prepara l’attacco a Rafah. Telefonata di Biden" il commento di Mirko Molteni. 

Mirko Molteni
Mirko Molteni


Soldati israeliani a Gaza

Si fa concreta la prospettiva di un’offensiva terrestre israeliana su Rafah, la cittadina all’estremo Sud della Striscia di Gaza sul confine con l’Egitto. Il premier ebraico Benjiamin Netanyahu è convinto che sia la nuova roccaforte di Hamas, oltre a Khan Yunis, tanto da affermare: «Chi ci chiede di non avanzare su Rafah, ci chiede di non vincere la guerra». Data la concentrazione lì di un milione di civili palestinesi, si teme una tragedia. Perciò, dopo che il Washington Post ha paventato una rottura plateale fra Stati Uniti e Israele nel caso di un attacco a Rafah, ieri sera Netanyahu e il presidente americano Joe Biden hanno cercato di chiarirsi con una telefonata di 45 minuti. Hanno parlato delle trattative per la liberazione degli ostaggi in mano ad Hamas, ma anche di Rafah. Biden ha condizionato un appoggio USA all’operazione «a un effettivo piano per tutelare i civili presenti nella zona». Per Netanyahu, Israele prevede «corridoi umanitari per i profughi», ma l’ipotesi di carri armati in arrivo a Rafah ha suscitato le proteste di molti paesi, dal Qatar all’Arabia Saudita.
L’Egitto teme l’invasione di sfollati da Gaza e minaccia di sospendere la storica pace con Israele siglata nel 1979.
Ma se Hamas dichiara che «operazioni a Rafah faranno troncare i negoziati per gli ostaggi», proprio il Cairo si rivaluta come mediatore, comunicando al movimento palestinese che «ci sono forse due settimane di tempo per trovare un accordo con Israele prima dell’avanzata su Rafah». Ciò accrediterebbe che prendere di mira il valico di confine è forse, da parte israeliana, un espediente inteso come “ultima chiamata” per un accordo.

GRANDE TUNNEL

Intanto Israele rimarca ancora che Hamas abbia sfruttato strutture delle Nazioni Unite come copertura di attività militari. L’esercito ebraico ha diffuso le immagini del grande tunnel scoperto a Gaza City sotto il quartier generale dell’agenzia UNRWA (United Nations Relief and Works Agency) che supporta i rifugiati palestinesi. Si vedono ampie stanze con cablaggi perle telecomunicazioni che assicurano il contatto con l’esterno. L’accesso è assicurato dai classici cunicoli rivestiti in prefabbricati di cemento che sono ormai la “firma” dei costruttori della Gaza Metro, il dedalo di gallerie palestinesi. Un ufficiale israeliano, mostrando server e computer nel tunnel sotto l'UNRWA, ha dichiarato: «Questa doveva essere la sede di un comando d’intelligence di Hamas». Il commissario dell’UNRWA, Philippe Lazzarini, di cui Israele ha già chiesto le dimissioni, sostiene che «le autorità israeliane non hanno informato ufficialmente l’UNRWA della galleria». Dice inoltre: «L’Unrwa non sapeva cosa ci fosse sotto il suo quartier generale a Gaza. Il nostro personale ha lasciato la sede il 12 ottobre in seguito agli ordini di evacuazione israeliani e ai bombardamenti. Non abbiamo utilizzato quel complesso da quando lo abbiamo lasciato, né siamo a conoscenza di alcuna attività che possa aver avuto luogo lì». La radio dell’esercito israeliano ha comunicato che in un altro tunnel, a Khan Yunis, nel Sud della Striscia, «sono stati scoperti documenti scritti a mano da Yahya Sinwar», il maggior comandante di Hamas presente sul territorio.
Materiale lasciato forse nella fretta della fuga. La Brigata Givati ha segnalato all’aviazione tre miliziani che portavano esplosivo su motociclette, facendoli colpire dagli aerei.
A Khan Yunis sta operando la 98° Divisione, mentre la 162° Divisione è più a Nord.
La Brigata Nahal ha annientato un gruppo che aveva sparato un missile anticarro, mentre i paracadutisti e i commandos Egoz hanno espugnato postazioni e depositi di Hamas uccidendo molti combattenti.

MAR ROSSO

Sul fronte del Mar Rosso, mentre gli yemeniti filoiraniani Huthi continuano a minacciare il traffico navale verso il canale di Suez, l’Italia ha assunto ufficialmente il comando della missione antipirateria Atalanta. Ieri alla base di Gibuti è avvenuto il passaggio di consegne fra il contrammiraglio italiano Francesco Saladino e il commodoro portoghese Rogério Martins de Brito. La fregata italiana Martinengo, appena arrivata, sostituirà la nave spagnola Victoria, subentrandole nel pattugliamento del Golfo di Aden. Per il ministro della Difesa Guido Crosetto: «L’assunzione del comando dell’Operazione Atalanta, in questo particolare momento ha un significato importante ed è un pilastro nella strategia europea per proteggere le rotte commerciali». Frattanto, l’Iran ha festeggiato ieri il 45° anniversario della rivoluzione di Khomeini fra parate di missili e proclami contro USA e Israele, inviando inoltre il suo ministro degli Esteri, Hossein Amir Abdollahian, in Siria per confermare con Damasco l'alleanza anti-israeliana.

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