giovedi` 25 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Shalom Rassegna Stampa
30.03.2017 Tv e Radio: anche da qui passa la cultura di Israele
Commenti di Daniele Toscano, Joelle Sara Habib

Testata: Shalom
Data: 30 marzo 2017
Pagina: 4
Autore: Daniele Toscano - Joelle Sara Habib
Titolo: «Storia della TV israeliana - Radio Militare: l'ordine è divertire e informare»

Riprendiamo da SHALOM di marzo 2017, a pag. 4, con il titolo "Storia della TV israeliana", il commento di Daniele Toscano; a pag. 9, con il titolo "Radio Militare: l'ordine è divertire e informare", il commento di Joelle Sara Habib.

Ecco gli articoli:

Daniele Toscano: "Storia della TV israeliana"

Risultati immagini per Daniele Toscano  shalom
Daniele Toscano

Risultati immagini per israel tv

La storia della tv israeliana inizia nel 1967, dopo la Guerra dei sei giorni. “Fino a quel momento non potevamo vedere neppure le partite e le grandi manifestazioni sportive” racconta a Shalom Carmel Luzzatti, vicedirettore e poi direttore del telegiornale di Canale 2 dal 2005 al 2013, adesso dirigente del Keren Hayesod Italia. Nonostante oggi Israele sia all’avanguardia nel campo tecnologico, in passato, a causa di altre priorità, alcuni beni come le televisioni erano poco diffuse. “Nel 1967, nacque dunque la prima rete pubblica israeliana. Tra le prime trasmissioni andate in onda, vi fu la marcia della vittoria fatta nel 1969 a Gerusalemme”. Nei primi anni ’90 i governi israeliani hanno varato delle leggi volte a favorire la concorrenza e hanno dunque ammesso l’esistenza di reti private. Nel 1994 è stato così fondato Canale 2.

I canali commerciali sono stati regolati da subito con norme dettagliate, in vigore ancora oggi: i tre gruppi che detenevano la rete non potevano avere più del 35% di quote ciascuno, affinché il potere di ciascun imprenditore fosse limitato. Ancora oggi, esistono due società concessionarie che gestiscono il canale (Keshet e Reshet), dividendo fra loro le giornate di trasmissione. Questo metodo ha reso singolare il sistema televisivo israeliano, che è riuscito così a dividere il potere, impendendo che un solo gruppo o un imprenditore potesse detenere un’ampia percentuale della programmazione televisiva offerta in chiaro. A inizio anni 2000 ha iniziato le trasmissioni anche un’altra rete privata, Canale 10. Sin dall’inizio è stato in crisi economica, con continuo cambio dei titolari.

I soci fondatori erano Yossi Maiman, legato alla gestione del gas nel Mediterraneo orientale, il produttore cinematografico Arnon Milchan, molto amico di Netanyahu, e Ron Lauder, imprenditore e presidente del World Jewish Congress. Nonostante le costanti crisi finanziarie, Canale 10 ha avuto un successo crescente in termini di ascolti, sottraendoli alla rete pubblica, che ha perso il 2% ogni anno. Negli ultimi anni però nessuno guardava più il canale pubblico: è iniziato così alla Knesset un dibattito su una riforma radicale per rivitalizzarlo; la discussione di una nuova legge è tuttora aperta all’interno dell’esecutivo e del Parlamento. Questa riforma sta vagliando anche la possibilità di passare dal permesso di trasmettere alla licenza fissa per i privati, una mossa che probabilmente porterà le attuali società concessionarie dei diritti a dividersi, ognuna con il suo canale, su cui manderà in onda le proprie trasmissioni per tutta la settimana. “Ad oggi, quindi, esistono la tv pubblica e i due canali privati, a cui si aggiungono due piattaforme di pay-per-view, che forniscono anche altri servizi di telefonia e internet” prosegue Luzzatti. Gli ascolti sono rivolti quasi esclusivamente alle reti private, ma il canale pubblico può mantenere il vanto di non aver mai trasmesso pubblicità. Ma quali sono oggi le trasmissioni più seguite? “La situazione particolare del Paese ha sempre portato i notiziari ad essere al centro dell’attenzione. Si pensi che il telegiornale di Canale 2 ogni sera ha uno share del 22-25%: significa che è seguito da un israeliano su quattro. Poi, da quando esistono i canali privati, anche le programmazioni sono cambiate: vanno di moda reality come Grande Fratello e Masterchef. Recentemente sono seguite anche alcune serie tv, spesso prodotte proprio in Israele”.

E a questo proposito Luzzatti ci tiene a sottolineare l’alto livello di produzione israeliano: numerosi sono infatti i format realizzati in casa e venduti anche all’estero. Il problema principale di Israele è che si tratta di un Paese molto piccolo: lo share potenziale è di massimo quattro milioni di persone. Su otto milioni di abitanti totali, infatti, arabi, ultraortodossi e molti immigrati recenti che mantengono legami con la loro lingua madre non guardano quasi mai la televisione, lasciando disponibile un bacino di utenti assai ridotto.

Joelle Sara Habib: "Radio Militare: l'ordine è divertire e informare"

Risultati immagini per Joelle Sara Habib
Joelle Sara Habib

Risultati immagini per israel military radio
Durante una registrazione della Radio Militare israeliana

Galei Zahal (ל”צה גלי), nota in Israele con il suo acronimo Galatz (צ”גל), è una rete radio a copertura nazionale operata dall’IDF, che trasmette intrattenimento e informazioni militari per i soldati, ma anche notizie, musica, informazioni sul traffico e programmi educativi per il grande pubblico. Ha una stazione principale e, dal novembre 1993, una costola - Galgalatz (צ”גלגל) - che passa musica, intervallata da report sul traffico, 24 ore al giorno e ha alti tassi di ascolto. Il personale è composto da militari e civili: la piattaforma è gestita da un civile nominato dal ministro della Difesa per un mandato che va dai 3 ai 5 anni, e il comandante detiene il grado militare di Aluf Mishneh, sebbene il lavoro sia prevalentemente gestionale ed editoriale. Essendo considerata una divisione dei corpi di “Istruzione e gioventù”, Galei Zahal rappresenta un caso unico, incorporando soldati in servizio nell’esercito regolare in posizioni giornalistiche, quali reporter, editori, produttori, editori musicali e presentatori.

Secondo Oren Soffer, direttore di studi della comunicazione alla Open University, Galei Zahal è diventato simbolo del pluralismo e della libertà giornalistica, mentre a detta di Michael Handelzalts, giornalista di Haaretz da lunga data e critico teatrale, ha avuto un «impatto positivo di vasta portata sulla cultura israeliana,» e «ha affrontato temi concernenti la ‘cultura’ nel suo senso più ampio». Galatz iniziò le sue trasmissioni il 24 settembre 1950, con uno squillo di tromba alle 18:30 seguito dall’Hatikva, come continuazione della trasmissione Hagana durante la guerra israeliana di indipendenza. Uno studio improvvisato era stato allestito all›interno di un ex edificio scolastico a Ramat Gan, con coperte militari appese alle pareti per attutire il rumore di fondo. Nel 1956, il suo status fu definito dall’Israeli Broadcasting Authority law: la Zavà fu autorizzata a scegliere la sua programmazione per i soldati, ma i programmi per i civili dovevano ricevere l’approvazione. Nel 1973, durante la guerra del Kippur, ampliando le sue trasmissioni per includere telegiornali e programmi di attualità, fu la prima emittente radio israeliana a trasmettere tutto il giorno, rimanendo per anni l›unica ad essere attiva tutta la notte.

Per molti anni le trasmissioni Galei Zahal furono orientate principalmente verso i militari, comprese varie trasmissioni legate alla IDF e programmi di musica in cui venivano riportati saluti dei soldati. Nel 1970 però, la stazione cominciò a trasmettere radiodrammi, inaugurò «University on the Air», e tenne la prima conversazione telefonica dal vivo con gli ascoltatori andata in onda in Israele. Fu inoltre la prima piattaforma radiofonica in Israele ad incorporare un podcast nella propria programmazione - dando a «Israel Story» uno slot permanente - e ad abbandonare l’ebraico formale, un po› ampolloso tipicamente utilizzato dai media, utilizzando uno stile linguistico più rilassato rispetto ai bollettini orari di Kol Yisrael nei suoi notiziari e un linguaggio colloquiale nei suoi programmi di intrattenimento per i soldati. Stile di presentazione dimostratosi particolarmente popolare tra i più giovani e gli anziani.

Per inviare la propria opinione a Shalom, cliccare sulla e-mail sottostante


redazione@shalom.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT