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Panorama Rassegna Stampa
19.05.2008 Il potere di Hezbollah ? E' una questione interna al Libano
la miope e distorta visione di Sergio Romano

Testata: Panorama
Data: 19 maggio 2008
Pagina: 0
Autore: Sergio Romano
Titolo: «Romano: Libano, alla larga dai litiganti»
Unifil lasci il Libano nella mani Hezbollah senza intromettersi in una "questione interna libanese".
La tesi di Sergio Romano, espressa su PANORAMA del 16 maggio 2008, ha il pregio della chiarezza, ma il difetto di fondarsi  su un illusione: che abbandonando il paese dei cedri a un gruppo terroristico che ha per scopo la distruzione di Israele sia possibile mantenere a lungo  almeno la pace intestatuale.
Inoltre, Romano sopravvaluta il peso delle dimamiche interne libanesi e sottovaluta l'influsso - militare, economico e ideologico - dell'Iran.
Per lui Hezbollah è un'espressione delle aspirazioni della comunità sciita libanese, non , o non esclusivamente, una longa manus dell'Iran.
Non sembra pensarla come lui la massima autorità religiosa sciita del Libano, intervistata dal CORRIERE della SERA

http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=2&sez=120&id=24597

Ecco l'articolo :

La proposta del governo Prodi per il rafforzamento dell’Unifil, la forza dell’Onu stanziata da molti anni nelle zone meridionali del Libano, ebbe un merito: permise a Israele di interrompere una guerra che non riusciva a vincere e che stava incrinando la sua immagine nel mondo. Ma fu subito chiaro che i soldati dell’Onu, fra cui 2.500 militari italiani, non avrebbero potuto fare ciò che non era riuscito né a Israele né all’esercito libanese: disarmare Hezbollah. L’Unifil poteva soltanto interporsi fra libanesi e israeliani per evitare, nei limiti del possibile, altri scontri e bombardamenti.
Hezbollah non è soltanto un movimento politico. Ha forze armate più forti di quelle del proprio paese. Ha tenuto testa a Israele. Ha un’organizzazione assistenziale che si è dimostrata particolarmente efficace dopo i bombardamenti israeliani. E ha infine, come abbiamo constatato negli scorsi giorni, una rete di telecomunicazioni che permette al Partito di Dio di gestire efficacemente un canale televisivo, una rete telefonica e, a quanto pare, le telecamere che sorvegliano la strada dell’aeroporto di Beirut. Sostenere che Hezbollah sia semplicemente la longa manus dell’Iran e della Siria è un errore che rischia di nuocere alla politica libanese dell’Ue. Iran e Siria si servono del Partito di Dio per i loro scopi e interessi nella regione, ma non possono impedirgli di perseguire i propri fini nazionali.
Come in altre questioni mediorientali, il problema è demografico. Gli sciiti sono stati per molto tempo il ceto sociale meno favorito. Oggi, mentre il numero dei cristiani è andato progressivamente declinando, gli sciiti libanesi sono il nucleo etnico-religioso più importante del paese. Però la prassi costituzionale distribuisce le maggiori cariche dello stato secondo criteri politici e demografici superati.
I due maggiori partiti sciiti, Hezbollah e Amal, sono pronti a eleggere un presidente della repubblica cristiano (il capo di stato maggiore generale Michel Suleiman), ma gli daranno il voto in parlamento soltanto se i rapporti di forze nel governo rispecchieranno i nuovi equilibri demografici del paese. Il primo ministro Fouad Siniora (sunnita e fortemente sostenuto dagli Usa) ha tentato di costringere gli hezbollah a un passo indietro, privandoli della compagnia di telecomunicazioni e del controllo della sicurezza nell’aeroporto di Beirut. Il Partito di Dio ha reagito immediatamente occupando una parte della città. E ha lanciato un implicito ammonimento a coloro che, nelle scorse settimane, chiedevano il cambiamento delle regole d’ingaggio dell’Unifil per consentire alla forza dell’Onu di agire più energicamente contro le formazioni di Hezbollah nel Libano meridionale. Il passo indietro è stato fatto da Siniora che ha sospeso l’esecuzione delle due misure con cui sperava di ridurre il potere di Hezbollah. Nel momento in cui scrivo la situazione rimane incerta, ma la strategia del premier libanese si è scontrata con resistenze molto più forti di quanto egli stesso avesse previsto.
Per molti aspetti la situazione libanese ricorda quella georgiana, dove un presidente sostenuto dagli Stati Uniti ha cercato di sfidare la Russia ed è riuscito solo a irrigidire le posizioni di Mosca. Su Hezbollah, i suoi metodi e la sua strategia è possibile dare giudizi diversi. Ma il nuovo ministro degli Esteri italiano dovrà ricordare che il braccio di ferro tra Hezbollah e Siniora è sostanzialmente, nonostante le interferenze iraniane e siriane, una questione libanese. L’Unifil può ridurre il pericolo di un conflitto tra Libano e Israele, non può lasciarsi coinvolgere in una nuova sanguinosa guerra civile.

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