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Panorama Rassegna Stampa
18.02.2008 L'Egitto verso il conflitto con Hamas ?
l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: Panorama
Data: 18 febbraio 2008
Pagina: 108
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Hamas dà scacco al Faraone»

Da PANORAMA del 18 febbraio 2008, un articolo di Fiamma Nirenstein:

L’escalation dei missili qassam su Sderot, i recenti attacchi terroristici, una campagna che chiede ai giovani di diventare kamikaze... Tutto in questi giorni fa pensare che una vera guerra fra Hamas e Israele sia vicina. I volontari terroristi «sono giunti a migliaia» ha detto il portavoce di Hamas. E poi le armi introdotte attraverso il confine con l’Egitto, con i rifornimenti di missili antitank e antiaerei di fabbricazione iraniana e russa entrati dopo quel 23 gennaio in cui Hamas ha distrutto il muro di separazione con la terra dei faraoni.

È da quel giorno che sono cominciati molti guai per il presidente Hosni Mubarak: riuscirà a fermare il traffico del terrore islamista che per la prima volta passa liberamente nei suoi confini, nonostante le orgogliose dichiarazioni di sovranità? Può controllare il confine?

In questo momento ci sono 7 mila palestinesi appartenenti a organizzazioni islamiste nel Sinai egiziano. La gran boutade di Hamas ecciterà la Fratellanza islamica, da sempre in lotta con il regime di Mubarak?

Sotto il manto della pietà internazionale per la miseria di Gaza, Hamas ha compiuto un’operazione di grande raffinatezza, che ne ha esaltato la forza politica, ha aumentato le sue quotazioni presso Hezbollah e Iran, gli ha dato di fatto almeno in parte il controllo di un confine essenziale nella politica mediorientale. L’Iran, con cui l’Egitto cerca un buon rapporto, non abbandonerà mai il suo primo partner nella zona, Hamas. Gli egiziani si sono trovati sospinti dentro lo scontro fra palestinesi e israeliani e, più in generale, fra integralismo islamico e Occidente.

Il rapporto fra Israele ed Egitto è una pace fredda, con la proibizione agli egiziani di visitare Israele, i giornali e la tv pieni di incitamenti contro gli ebrei, un esercito in riarmo intensivo. Nel corso degli anni dell’ascesa islamista, l’Egitto, senza il quale prima non si muoveva foglia, si è ritrovato solo: la lotta interna con la Fratellanza musulmana e la pace con Israele non giovano a Mubarak.

Racconta il grande arabista Ehud Yaari che quando il capo della Lega araba Amru Moussa, nasseriano della prima ora, a Damasco e a Beirut ha cercato di frenare la crisi libanese, i siriani e i libanesi lo hanno pubblicamente preso in giro dicendogli: «Forse non capisci più bene la lingua araba». Un insulto gravissimo per il famoso nazionalista.

L’Egitto non pesa sul Darfur, suo vicino, né sull’Iraq, il Nord Africa e il Golfo Persico. Hamas ora ha spinto nell’angolo i moderati egiziani. Hanno le mani legate con Hamas, pena l’indignazione islamica anche interna. Eppure ci provano: il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit ha dichiarato due volte: «Romperemo le gambe a chiunque violi i confini egiziani». Abul Gheit ha anche criticato Hamas per il lancio di missili kassam. Intanto sembra che Il Cairo abbia dichiarato Khaled Meshaal «persona non grata», e così pure Ismail Haniyeh e Mahmud Zahar. Persino i Fratelli musulmani egiziani hanno fatto sapere che «Hamas non rappresenta anche noi».

Le autorità egiziane stanno investigando su un grande e improvviso acquisto di terreni in Sinai da parte della gente di Gaza, come pure sull’origine di 1 milione di dollari falsi stampati a Gaza e importati in Egitto. Le forze egiziane (polizia ed esercito) hanno messo in guardia i loro uomini da possibili rapimenti che servirebbero a Hamas per scambiare prigionieri palestinesi catturati dagli egiziani. Forse è ora che Mubarak e il premier israeliano Ehud Olmert considerino la necessità di un colloquio più intenso e caloroso del solito.

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panorama@mondadori.it

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