lunedi` 29 aprile 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Non dimenticheremo mail gli orrori del 7 ottobre (a cura di Giorgio Pavoncello) 15/01/2024


Clicca qui






Informazione Corretta Rassegna Stampa
29.02.2024 Possibili scenari per il dopo guerra
Analisi di David Elber

Testata: Informazione Corretta
Data: 29 febbraio 2024
Pagina: 1
Autore: David Elber
Titolo: «Possibili scenari per il dopo guerra»

Possibili scenari per il dopo guerra
Analisi di David Elber

Tunnel sotterranei di Hamas: cosa sono e a cosa servono | Studenti.it
Tunnel di Hamas a Gaza, una rete di 700 km. Ogni scenario del dopoguerra possibile, prevede la loro distruzione. E la costituzione di una fascia di sicurezza

La guerra a Gaza non si è ancora conclusa ma è possibile iniziare a tratteggiare degli scenari per futuro post bellico. Per prima cosa è opportuno evidenziare che una soluzione che preveda il controllo di Gaza da parte dell’Autorità Palestinese è del tutto irrealistica. Questa organizzazione corrotta che finanzia i terroristi colpevoli di attentati contro i civili non ha i requisiti politici, militari e tanto meno morali per un simile compito. Inoltre, con ogni probabilità verrebbe scalzata (come nel 2007), in poco tempo da Hamas che, per quanto indebolita, non verrà completamente smantellata in questa guerra, avendo un larghissimo sostegno tra i palestinesi.

Appare del tutto evidente che per il dopo guerra è necessario che l’esercito israeliano assuma il controllo di Gaza per un periodo di alcuni anni. Questo è il tempo strettamente necessario per distruggere completamente le centinaia di chilometri di tunnel (oggi le stime parlano di almeno 800 chilometri) costruiti nel sottosuolo della Striscia da nord fino al confine con l’Egitto – dove tutt’oggi passano armi e persone – che deve essere controllato da Israele per evitare la ripresa dei traffici illeciti, visto che gli egiziani non hanno mai fatto nulla di concreto per porvi rimedio. Questo è un fatto necessario ma non sufficiente per poter ripristinare la sicurezza nel sud di Israele, colpita da migliaia di razzi nel corso degli anni e soprattutto dal pogrom del 7 ottobre. Per ragioni di sicurezza, inoltre, dovrà essere ripristinata una buffer zone lungo tutto il confine di Gaza, cosa che, peraltro, già esisteva dal ritiro israeliano del 2005, ma che fu abbandonata per le forti pressioni politiche dell’Amministrazione Obama. Gli effetti di quella decisione si sono visti il 7 ottobre. Oltre a questo, sarà necessario, per Israele, riprendere il pieno controllo della zona di confine tra la Striscia e l’Egitto in modo permanente. Tutto questo dovrà essere portato avanti anche se le pressioni politiche internazionali saranno molto forti, ad iniziare da quelle americane (che sono le uniche che contano).

In aggiunta a questi aspetti strettamente legati alla sicurezza, dovranno essere portati avanti concreti passi politici per poter ripristinare tutti gli aspetti amministrativi e civili che escludano Hamas dal futuro della Striscia. A tal fine, per prima cosa deve essere vietato l’accesso in Israele, nella Striscia come in Giudea e Samaria, alle agenzia ONU pseudo umanitarie ma nei fatti colluse con il terrorismo palestinese ad iniziare all’UNRWA. Ormai sono emersi talmente tante prove di infiltrazioni terroristiche nelle agenzie ONU, che diventa basilare che al suo personale sia impeto l’accesso nel territorio. Oltre a ciò, deve essere impedito che gli attuali lauti finanziamenti internazionali giungano impunemente ai terroristi. Pensare che dei terroristi sotto copertura ONU possano riprendere a controllare l’educazione della popolazione palestinese è uno dei più gravi errori che si possono commettere, altrimenti si inficerà completamente la vittoria sul campo. L’educazione sia a Gaza che in Giudea e Samaria deve essere strettamente monitorata e denunciata se assumerà nuovamente i connotati dell’attuale antisemitismo. Questo potrà essere fatto solo con il concreto impegno di USA e EU che finanziano il sistema educativo palestinese. Allo stesso modo le infrastrutture amministrative essenziali per la popolazione civile devono essere affidate a palestinesi non collusi con il terrorismo con una reale supervisione internazionale. Tali impegni oggi sembrano impossibili da realizzarsi ma devono essere alla base di ogni futuro colloquio di pace. Se l’educazione dei palestinesi rimane quella attuale parlare di “pace” è solo macabra illusione.

Analogamente lo Stato di Israele non deve più permettersi il lusso di considerare un interlocutore per la “pace” l’attuale Autorità Palestinese: deve essere chiarito in tutte le sedi internazionali, che l’attuale cleptocratica dirigenza palestinese deve cessare ogni finanziamento ai terroristi e/o loro famigliari, l’incitamento all’odio antiebraico nei libri scolastici, nelle trasmissioni televisive, radiofoniche e nei giornali. In pratica la tanto auspicata Autorità Palestinese “rinvigorita”, come dice il duo Biden/Blinken, non deve essere solo un maquillage pre-elettorale americano ma una organizzazione profondamente riformata, visto che, oggi è solo poco più che presentabile rispetto ad Hamas.

Per poter pensare a cambiamenti politici così profondi che riguardano il futuro di Gaza, come quello di Giudea e Samaria, è necessario che alle elezioni politiche di novembre negli Sati Uniti non vinca il partito democratico del duo Biden/Blinken che si è dimostrato addirittura più pericoloso e dannoso, per Israele, dell’amministrazione Obama. È essenziale per Israele avere il pieno appoggio politico degli USA per impedire che le agenzie ONU, infiltrate dai terroristi o semplicemente colluse con essi, non possano più nuocere e portare avanti una agenda politica che preveda la distruzione di Israele e il genocidio del popolo ebraico. Per la stessa ragione devono essere vagliate le innumerevoli ONG che operano sul territorio con programmi pseudo umanitari, ma nei fatti, sono diventate ombrelli di copertura per le diverse organizzazioni terroristiche palestinesi. Una volta accertate le collusioni devono essere chiuse per sempre.

Gli strumenti legali per fare questo ci sono, anche, nel diritto internazionale ad iniziare dalla Risoluzione 1373 del 2001, con la quale il Consiglio di Sicurezza forniva precise indicazioni per combattere il terrorismo. Tra queste c’è il divieto assoluto, per tutti gli Stati, di fornire “assistenza diretta o indiretta” alle organizzazioni terroristiche. Chiunque fornisce aiuti di qualsiasi genere ad organizzazioni terroristiche, anche tramite agenzie ONU o ONG, diviene complice dei terroristi e deve essere sanzionato. Anche questo potrà essere conseguito solo con il pieno appoggio di USA e UE, cosa tutt’altro che scontata, ma Israele su questi punti dovrà rimanere fermo e risoluto altrimenti sarà messa in discussione la sua stessa sopravvivenza. Una ripresa dei colloqui di “pace” non può prescindere da questi punti.

David Elber - Progetto Dreyfus Archivio | Progetto Dreyfus
David Elber


takinut3@gmail.com

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT