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Informazione Corretta Rassegna Stampa
27.01.2024 Ignobili le conclusioni della Corte Criminale Internazionale
Commento in esclusiva di Fiamma Nirenstein

Testata: Informazione Corretta
Data: 27 gennaio 2024
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Ignobili le conclusioni della Corte Criminale Internazionale»

Ignobili le conclusioni della Corte Criminale Internazionale
Commento in esclusiva di Fiamma Nirenstein


Fiamma Nirenstein

Dall'UNRWA al Tribunale Internazionale, l'Onu è sempre dalla parte di Hamas
Dall'UNRWA al Tribunale Internazionale, l'Onu è sempre dalla parte di Hamas 

Giusto Hamas, la banda di violentatori e assassini che deportano e detengono come ostaggi bambini e vecchi, poteva congratularsi, come ha fatto ieri il leader dell’organizzazione Sami Abu Zuhri, con la sentenza dell’International Court of Justice. E così anche il Sud Africa, che su incarico di Hamas ha accusato Israele di genocidio e ritiene adesso di aver ottenuto una “vittoria decisiva”. Non c’era dubbio che essendo ICJ un corpo dell’ONU, ovvero un corpo politico, qualsiasi decisione antisraeliana avrebbe vinto: così è stato con una maggioranza automatica appunto onusiana di 15 a 2. Forse una vergogna segreta dei giudici, il senso dell’assurdo che deve averli pervasi vedendo i documenti delle stragi cui Israele è stato sottoposto, forse gli inappellabili documenti presentati da Israele che dimostrano quanto ad ogni stadio l’esercito sia stato sottoposto ad ordini di attenersi alla legge internazionale e di risparmiare vite umane, ha condotto a una decisione per cui, mentre si è rifiutato di riconoscere l’evidenza, cioè che quell’accusa era una follia da respingere, la sentenza provvisoria non è tuttavia quella più temuta, ovvero la richiesta di fermare la battaglia. E tuttavia la scelta di chiedere a Israele di fare ciò che sta già facendo accettandone la colpevolizzazione, è un incitamento all’odio, è un bestemmiare il fatto che, salvo che per il fatto che il popolo ebraico è stato oggetto di genocidio ieri e oggi, il 7 di ottobre, esso è la vittima e non l’aggressore, ciò che mette Israele in una famiglia cui non appartiene e non ha mai appartenuto, e in certo senso oblitera il fatto che donne e bambini sono stati estratti dalle loro case, dalla loro vita normale, per essere uccisi insieme ai nonni da qualcuno che gridava “Yehud Yeduh” ebreo ebreo. Questo anche se non ferma la guerra, cerca di delegittimarla agli occhi del mondo, chiama per nome i suoi leader, Netanyahu, Gallant, il presidente Herzog per sostenere che hanno usato espressioni feroci e a carattere appunto genocida. E’ strano: come si può leggere lo scopo di un’aggressione razzista e genocida l’esclamazione citata dai giudici del ministro della difesa Gallant, che di fronte alle scene ancora calde della strage più mostruosa che si possa immaginare, ai corpi irriconoscibili bruciati e mutilati, infonde ai soldati la volontà di combattere fino in fondo senza paura per battere il male assoluto che è stato inflitto a Israele? Che cosa c’entra questo col razzismo? Col genocidio? Tutti quanti in Israele sanno, come ha detto il primo ministro in risposta alla sentenza, che Israele combatte una guerra di sopravvivenza, che non ha mai voluto, “di cui non c’è guerra più giusta”. E’ la guerra contro lo stesso leadership genocida che per raggiungere il suo obiettivo, proprio come fece Hitler a suo tempo, non esita di destinare alla morte i suoi: qui la cosa è anche più evidente, Gaza è una fortezza costruita non per viverci, ma progettata, con cinquecento chilometri di gallerie piene di armi, usate per rifugi, prigioni, centrali armate, passaggi sul territorio nemico, per compiere la missione della cancellazione degli ebrei. Le gallerie non servono, come dovrebbero, a proteggere la gente di Gaza: essa è strumento consapevole o inconsapevole di un programma genocida, di cui i palestinesi sono la vittima collaterale, vittime di Hamas. In ogni caso, è Hamas che deve essere accusata di genocidio.


takinut3@gmail.com

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