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Informazione Corretta Rassegna Stampa
17.10.2017 Salman a Mosca: l’America ha di nuovo perso il treno?
Analisi di Zvi Mazel

Testata: Informazione Corretta
Data: 17 ottobre 2017
Pagina: 1
Autore: Zvi Mazel
Titolo: «Salman a Mosca: l’America ha di nuovo perso il treno?»

Salman a Mosca: l’America ha di nuovo perso il treno?
Analisi di Zvi Mazel

(Traduzione di Angelo Pezzana)

http://www.jpost.com/Middle-East/Salmans-state-visit-to-Moscow-Has-America-been-caught-

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Il re saudita Salman con Vladimir Putin

Il re Salman bin Abdulaziz è giunto a Mosca il 5 ottobre in visita ufficiale, la prima per un re dell’Arabia Saudita. Non è stata una decisione facile, ma l’assenza di ogni iniziativa da parte di Washington non gli lasciava altra scelta. Era urgente dialogare con la Russia, diventato un partner decisivo in Medio Oriente nel campo politico e militare e quindi parte della soluzione di ogni problema. In cima all’agenda del re era convincere l’ospite del pericolo rappresentato dall’Iran per tutti i paesi della regione, inclusi gli Emirati del Golfo. Su questo punto il re è stato molto chiaro nella sua conversazione con il Presidente Putin.

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Putin in Medio Oriente

Altro tema, ottenere un coordinamento in merito al prezzo del petrolio di fronte ai continui alti e bassi economici e politici occorsi negli ultimi anni. Inoltre stabilire legami economici con la Russia fa parte del Piano ‘Saudi Vision 2030’ del Principe ereditario Muhammad bin Salman per diversificare l’economia del paese e essere quindi meno dipendenti dal petrolio. Per il Presidente Putin, fortemente presente in Siria, mentre sviluppa la cooperazione politica,militare ed economica con l’Egitto, che favorisce la sua influenza sulla Libia, la visita inaspettata di Salman era la ciliegina sulla torta. L’Arabia Saudita è il paese leader del mondo sunnita e ospita i due luoghi più sacri dell’islam. L’Unione Sovietica era fuori gioco in Medio Oriente dopo il trattato di pace del 1979 tra Egitto e Israele, ma anche si erano raffreddati i rapporti con gran parte degli stati arabi e, infine, il dissolvimento dell’Urss. Oggi però è di nuovo presente in modo determinante. Questa è una sfida per Riad, dopo una dipendenza dagli Usa durata 72 anni – dallo storico incontro tra ibn Saud con il presidente Roosevelt il 22 febbraio 1945 a bordo della nave Quincy nel Canale di Suez - di ritorno dal Summit di Yalta.

L’America avrebbe sostenuto militarmente e politicamente l’Arabia Saudita in cambio di regolari rifornimenti di petrolio a una adesione alla politica Usa nella regione. Le precedenti relazioni diplomatiche iniziate nel 1026 tra l’Unione Sovietica e ibn Saud allora re del Hejaz, si interruppero nel 1938. I sauditi temevano la diffusione del comunismo ed erano contrari alla politica anti religiosa dell’Urss, che opprimeva le popolazioni musulmane. Il due paesi erano quindi su sponde opposte. Mentre l’America combatteva per sconfiggere l’intervento sovietico in Afghanistan negli anni ’80, l’Arabia Saudita aiutava finanziariamente i ribelli anti russi. Il fiasco in Afghanistan contribuì alla disintegrazione dell’Unione Sovietica; ma l’assistenza saudita, che includeva la diffusione in Afghanistan e nel vicino Pakistan del wahabismo insieme all’islam più estremo, alla fine contribuì alla nascita dei Talebani e di al Qaeda. Mosca e Riad ristabilirono le relazioni diplomatiche nel 1991. Nel 2011 furono di nuovo ai ferri corti a causa della Siria. Mentre l’Arabia Saudita era schierata con le milizie sunnite che combattevano il regime siriano, la Russia si adoperava per mantenere il potere di Bashar Assad. Mentre il presidente Obama attuava una politica incurante delle linee rosse – contro l’uso delle armi chimiche – Putin si sentiva libero di intervenire apertamente.

Russia e Siria firmarono un patto di assistenza militare che avrebbe garantito la sopravvivenza del regime di Assad, in cambio la Russia avrebbe potuto costruire una base navale a Tartus e una aerea a nord di Latakia nella zona alawita. La Russia ebbe così soddisfatta l’ambizione a lungo cercata di possedere uno spazio sul mediterraneo. Ma c’era un prezzo da pagare: la Russia doveva cooperare con l’Iran, che sosteneva Assad da sempre. Nell’ottobre 2012, Teheran diede ordine a Hezbollah di combattere militarmente i ribelli. Subito dopo formò le cosiddette milizie popolari sciite a sostegno dell’esercito regolare siriano. La Russia si trovò a sostenere queste forze eterogenee negli attacchi aerei dalle basi siriane, lanciando missili dalle proprie navi nel mar nero e nel mediterraneo. Anche gli aerei russi partivano in missioni di guerra da basi iraniane. Nulla di tutto ciò sarebbe potuto accadere senza un graduale disimpegno dell’America dal Medio Oriente durante gli anni di Obama. Russia e Iran riempirono un vuoto, ciascuno seguendo i propri interessi. Teheran vedeva nella sopravvivenza di Assad la continuazione della propria penetrazione nel paese, il rafforzamento dell’alleato Hezbollah e una minaccia diretta contro Israele.

La Russia aveva bisogno di Assad per mantenere un punto d’appoggio nel mediterraneo. La loro cooperazione era almeno basata su un interesse comune? Israele aveva avvertito i russi che non avrebbe tollerato una presenza militare iraniana al proprio confine sul Golan, l’avrebbe considerato una minaccia. Sergei Lavrov, il ministro degli esteri russo, disse che il suo paese avrebbe preso in considerazione gli interessi di Israele. Washington non ha ancora detto nulla in materia, anche se ci si aspetta che le relazioni con Teheran si deterioreranno per via della posizione di Trump sull’accordo nucleare del 2015. Non è chiaro come la Russia reagirà di fronte a un eventuale conflitto Usa-Iran. A questo punto l’Arabia Saudita concluse che era giunto il momento di prendere una decisione. Rimanere con l’America e acquistare 110 miliardi di dollari di armamenti con relativi equipaggiamenti; altrimenti la colazione sunnita contro l’Iran, firmata dopo la visita a Riad di Trump lo scorso maggio non sarebbe partita. Qatar, che ha stretti legami con l’Iran e sostiene la Fratellanza Musulmana, Hamas e le milizie estremiste in Siria e Libia, non avrebbe partecipato e l’America, che mantiene la più grande base aerea nel piccolo emirato non dà segni reali di volersi unire. L’Egitto, mentre lascia intendere di voler aderire alla comune coalizione, non sa come muoversi per via dei suoi legami con la Russia.

In breve, l’Arabia Saudita si rese conto di procedure da sola, per questo si è rivolta a Mosca, che ha ricevuto re Salman con tutti gli onori. Non meno di 15 accordi sono stati firmati su aspetti che vanno dalla sicurezza all’energia, commercio e comunicazioni. Un miliardo di dollari di finanziamenti da investire in Russia. Riad acquisterà il sistema russo anti-missili S.400, i razzi anti-tank Kornet, fucili kalashnikof d’assalto e lancia missili, a condizione che saranno fabbricati in Arabia Saudita. Nello stesso tempo, Washington autorizzerà la vendita a Riad del sistema di difesa dei missili THAAD, ultimo tentativo di prevenire l’acquisto del sistema russo, che comporterebbe strette relazioni militari e tecnologiche tra le forze armata russe e saudite. Nessuno degli accordi menzionati è definitivo. Sono piuttosto dichiarazioni d’intenti; il loro proseguimento dipenderà dalle risposte della Russia a Riad in merito alla minaccia iraniana.

La Guerra civile in Siria continua. Malgrado che lo Stato islamico sia virtualmente sconfitto, la minaccia di uno Stato indipendente kurdo può infiammare la regione; la Turchia è in bilico se intervenire. Secondo l’opinione di un esperto egiziano, quando l’aquila volerà via, l’orso russo entrerà in scena. Si sveglierà Washington finalmente e riprenderà un ruolo attivo nella regione?

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Zvi Mazel è stato ambasciatore in Svezia dal 2002 al 2004. Dal 1989 al 1992 è stato ambasciatore d’Israele in Romania e dal 1996 al 2001 in Egitto. È stato anche al Ministero degli Esteri israeliano vice Direttore Generale per gli Affari Africani e Direttore della Divisione Est Europea e Capo del Dipartimento Nord Africano e Egiziano. Collabora a Informazione Corretta


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