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Informazione Corretta Rassegna Stampa
26.06.2017 IC7 - Il commento di Astrit Sukni: Lo Ius Soli di cui non abbiamo bisogno
Dal 18 al 24 giugno 2017

Testata: Informazione Corretta
Data: 26 giugno 2017
Pagina: 1
Autore: Astrit Sukni
Titolo: «IC7 - Il commento di Astrit Sukni: Lo Ius Soli di cui non abbiamo bisogno»

IC7 - Il commento di Astrit Sukni
Dal 18 al 25 gugno 2017

Lo Ius Soli di cui non abbiamo bisogno


Lo Ius Soli è un tema che divide l'opinione pubblica, sia di destra che di sinistra. Sono diventato cittadino italiano 2 anni fa dopo 16 anni di regolare residenza sul territorio italiano. Per i cittadini extracomunitari, quale io ero, la legge prevede 10 anni di regolare e legale residenza sul territorio. Fino a due anni fa ero un possessore della carta di soggiorno permanente che mi garantiva in egual modo gli stessi diritti di un cittadino italiano fatto salvo per i concorsi della pubblica amministrazione e il diritto di voto. Per il resto tutto uguale. Inoltre, grazie agli accordi di Schenghen, potevo circolare liberamente nella zona UE senza avere bisogno di un visto per andare in Francia o Spagna. Avrei potuto fare richiesta per le case popolari con una semplice carta di soggiorno permanente. Le cure mediche le pagavo tanto quanto un cittadino italiano. Non ho mai avuto problemi di nessun tipo con la carta di soggiorno.

Oggi si vuol concedere la cittadinanza oltre che per Ius Soli anche per Ius Culturae (diritto di conoscenza), ossia per coloro che hanno frequentato le scuole italiane e portato a termine almeno un ciclo scolastico. A un ragazzino delle medie o delle superiori non cambia nulla avere o meno la cittadinanza italiana, perché se vorrà fare dei viaggi scolastici all’interno dell’UE può tranquillamente farli in quanto l’Italia è parte dell’accordo di Schengen. Anche se fosse cittadino italiano non potrebbe comunque esercitare il diritto di voto. Nessuno gli impedisce di iscriversi all’università e di portare a termine gli studi.

Sulla stampa e su internet – sempre i benpensanti spinti da spirito terzomondista – ci fanno sapere che gli alunni stranieri sono i più bravi e, poiché sarebbero una risorsa per il paese, devono avere la cittadinanza. No. La concessione della cittadinanza non è un premio che si concede a chi è più bravo a scuola o a chi ha fatto almeno un ciclo scolastico delle scuole obbligatorie. La cittadinanza va richiesta se uno vuole chiederla, se uno è pronto a fare parte di questa nazione, se uno si sente italiano e soprattutto se uno si sente integrato coi valori di questa nazione. La cittadinanza è una cerimonia molto bella ed emozionante per chi la chiede. Si presta giuramento sulla Costituzione davanti al proprio sindaco.

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La legge 91 del 1992, attualmente in vigore, è una legge giusta e corretta. Andrebbe solo migliorata e perfezionata. Andrebbe introdotto l’esame di lingua e cultura italiana. Questa sì, perché ero andato a fare richiesta e davanti a me c’erano persone che non erano in grado di parlare italiano e l’addetta allo sportello faticava a spiegare l’iter. Ma la domanda è stata ugualmente accolta. I tempi per cambiare la legge sulla cittadinanza non sono maturi. Non è il periodo migliore. L’Italia non è pronta a questo tipo di cambiamento. Serve buon senso e meno demagogia. La concessione della cittadinanza non rende il prossimo più integrato nella società odierna. Non sarà di certo una cittadinanza a integrare chi l’integrazione non la vuole.

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Astrit Sukni, di origine islamo-albanese, cittadino italiano, giornalista freelance,collaboratore di Informazione Corretta, volontario nella Associazione pro-Israele di Milano


http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90

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