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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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John A. Davis, Gli ebrei di San Nicandro 28/10/2013

Gli ebrei di San Nicandro                      John A. Davis
Traduzione di Rosanella Volponi
Giuntina                                                       Euro 15

«E così Manduzio si convertì al Vecchio testamento. A quanto mi risulta, il suo fu l’unico caso in Europa di profeta di campagna convertito senza mediazioni all’ebraismo». Con queste parole lo storico inglese Eric Hobsbawam, in una recensione del libro di John Davis, Gli ebrei di San Nicandro, (Giuntina, Firenze 2010 pagg. 244), metteva in luce «uno straordinario episodio della storia europea del Novecento». La rivista Time nel 1947 segnalò, per prima, la vicenda sorprendente e insolita di una conversione alla fede ebraica avvenuta a San Nicandro Garganico da parte di Donato Manduzio, un reduce della prima guerra mondiale, che in poco tempo, a partire dagli anni Trenta, raccolse i componenti di decine di famiglie povere che si avvicinarono alla lettura della Bibbia. Ma una attenta e compiuta ricostruzione caratterizza ora il volume di Davis. La ricerca di forme di esperienze religiosa non mediate caratterizzò alcune zone del Sud Italia dopo la prima guerra mondiale. Diversi emigrati, convertitisi alle varie fedi evangeliche (testimoni di Geova, battisti, avventisti, pentacostali, valdesi), di ritorno dagli Stati Uniti portarono con loro una nuova fede. Da un esponente dei pentecostali Donato Manduzio ricevette una edizione della Bibbia, che lo spinse sul sentiero di una epifania religiosa». Questa esigenza scaturiva anche dalla necessità di compensare le sofferenze legate a condizioni di vita molto precarie.La fede ebraica, tuttavia - sostiene ancora Davis - fu scoperta in piena autonomia. A differenza delle altre fedi evangeliche, l’ebraismo, infatti, non cerca proseliti. Lo storico americano ripercorre tutte le fasi complesse di questa conversione e delle numerose difficoltà e incomprensioni tra Manduzio e la Comunità ebraica di Roma nel corso delle vicende più drammatiche della persecuzione ebraica in Italia e nel resto dell’Europa. Remo Cantoni e gli altri leader dell’ebraismo italiano restarono sorpresi dall’insistenza della richiesta di conversione in un contesto caratterizzato da un costante controllo da parte della polizia del regime, che in una prima fase, nel 1936, cercò di bloccare l’azione di Manduzio (scambiato per un pastore protestante) comminandogli una multa per l’inosservanza delle disposizioni relative al culto evangelico in quel periodo sottoposto a pesanti restrizioni e divieti. Tra il 1937 ed il 1938 la fase decisiva dell’adesione all’ebraismo, che includeva la circoncisione, non giunse a compimento. I contatti con alcuni medici ebrei a Bari, il prof. Franco docente di anatomia nella Facoltà di Medicina (che in seguito fu sospeso dall’insegnamento e costretto all’esilio) e il dott. Zappler, non risultò risolutivo.Solo nel dopoguerra, nel 1946, si completò tale processo. Tra il varo delle leggi razziali ed il crollo del fascismo gli ebrei di San Nicandro restarono sostanzialmente isolati.Fu lo sbarco alleato ed in particolare l’arrivo della brigata ebraica in Puglia nel gennaio del 1944 a riportare la comunità di San Nicandro nella storia mondiale. Davis richiama l’attenzione sulla realtà dei campi profughi allestiti in tutta la regione per accogliere i rifugiati ebrei, in fuga dal terrore nazista dei Balcani e nel resto d’Europa. Nel volume si dà ampio risalto alle organizzazioni che sostenevano i movimenti di resistenza che si spostarono dal Cairo a Bari per pianificare operazioni segrete dietro le linee nemiche e per sostenere la lotta antinazista. Si ricostruisce, in particolare, la figura leggendaria di Enzo Sereni e la sua missione segreta per stabilire contatti con gli internati ebrei dei campi fascisti e nazisti nell’Italia del Nord. Fu Sereni (catturato in seguito dai nazisti ed eliminato a Dachau il 18 novembre 1944) nella sua breve permanenza a Bari a consolidare, tra l’altro, il programma per favorire l’emigrazione in Palestina e si recò in visita a San Nicandro. «La visita di Sereni – scrive Davis – ebbe un effetto incredibile sui seguaci di Manduzio. Le sue parole sulla vita nella Terra promessa e il suo incitamento all’emigrazione furono risolutive per la scelta della piccola comunità e soprattutto per i più giovani che non abbandonarono neppure per un istante, negli anni successivi, l’idea di emigrare in Erez Israel». Furono soprattutto le donne, molte delle quali avevano aderito alla comunità senza i loro mariti, le più determinate nel mettere in pratica il disegno dell’emigrazione. Questa prospettiva fu resa praticabile da un evento epocale: la fondazione dello Stato di Israele nel maggio del 1948. La scomparsa due mesi prima di Manduzio non ebbe conseguenze disgregatrici. Concetta Di Leo, che aveva svolto anche la funzione di «scriba» del capo dei convertiti, assunse la guida della comunità e mantenne i contatti con Cantoni.La famiglia Cerrone fu la prima, nell’estate del 1948, a lasciare San Nicandro per stabilirsi in un Kibbutz in Israele. La forte determinazione delle altre famiglie ad emigrare fu resa possibile nel Novembre dell’anno successivo. Un primo e consistente gruppo di sannicandresi si imbarcò sulla nave israeliana «Galilee» a Bari nel 21 novembre del 1949. Appena sbarcati ad Haifa si inginocchiarono «per baciare la terra della loro nuova nazione». La ricostruzione di Davis ha il merito indiscutibile, attraverso un attento esame delle vicende storiche, antropologiche e religiose della società rurale del Sud Italia del primo Novecento di collocare questo singolare episodio – non riconducibile solo alle vicende migratorie che caratterizzarono il meridione dopo la guerra – nella più generale storia dell’Europa.«La storia di Manduzio e dei suoi seguaci –sostiene lo studioso statunitense – s’intrecciò con gli episodi postbellici degli ebrei europei e dei poveri dell’Italia del Sud, incrociandosi con i grandi movimenti storici e acquisendo una forma ampia e varia».

Vito Antonio Leuzzi
La Gazzetta del Mezzogiorno


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