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Contro i 5 Stelle: Davide e Golia
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4 marzo: Davide il democratico sconfiggerà Golia grillino 02/03/2018

Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 02/03/2018, a pag. 3, l'editoriale "Il grande vaffa antisionista non è fake"; dalla STAMPA, a pag. 3, con il titolo "Di Stefano rilancia contro Israele", il commento di Federico Capurso.

Ecco gli articoli:

IL FOGLIO: "Il grande vaffa antisionista non è fake"

Lorenzo Fioramonti, “ministro” dello Sviluppo in un eventuale governo di Luigi Di Maio, ieri si è difeso dalle accuse di boicottaggio di Israele, da lui praticato in qualità di professore all’Università di Pretoria (Fioramonti si rifiutò di partecipare a un convegno sulla crisi idrica del Sudafrica assieme all’ambasciatore israeliano, ricevendo il sostegno del Bds, il boicottaggio di Israele). E’ naturale, persino giusto, che Fioramonti cerchi di minimizzare quanto è successo. Ma il popolo grillino sui social e nei suoi forum esulta, chiede il bis, plaude alla decisione del loro beniamino di ostracizzare Israele, tacciato di “apartheid” e “coloniali - smo”, spacciando ai propri eletti un complotto (giudaico-massonico?) per mettere fuori uso il loro “ministro”. Questa ovazione antisionista è sempre stata lì, nel sito di Beppe Grillo ad esempio, dove basta una semplice ricerca per scoprire quanto profonda sia la foga del vaffa contro Israele. La verità è che non esiste in Europa un partito antisionista come i 5 stelle, antisionismo che è il risvolto del loro terzomondismo antioccidentale. Perché Israele, nella coscienza pentastellata, è una pianta aliena in un medio oriente che doveva rimanere araboislamico. Forse soltanto il Labour di Jeremy Corbyn, diventato un caso da manuale per il suo antisemitismo sfacciato praticato dai più triti Livingstone, si avvicina al livore grillino contro l’unica democrazia del medio oriente, Israele. Da Livorno a Roma, nelle città dove hanno amministrato i grillini, il risentimento, la demonizzazione e il sussulto antisraeliano si sono infiltrati per la prima volta in Italia grazie ad amministrazioni che hanno prestato il fianco alla delegittimazione. Ma cosa accadrebbe se i 5 stelle salissero al governo del paese? A Torino un rettore, Gianmaria Ajani, considerato dai 5 stelle un punto di riferimento, è nella bufera per aver ospitato nelle proprie aule una serie di convegni antisraeliani dove si perora apertamente il boicottaggio dello stato ebraico. Quali ripercussioni avrebbe un governo grillino per i rapporti economici fra Italia e Israele? E per la libertà di ricerca fra i due paesi? E per la violenza verbale e politica contro i simboli dello stato ebraico? Sono domande che tutti, anche e soprattutto coloro che dicono di avere a cuore la “soluzione due stati”, dovrebbero porsi e su cui dovrebbero meditare. Perché quella con cui flirtano da anni i 5 stelle è la “soluzione di un solo stato”. E non è quello ebraico.

LA STAMPA - Federico Capurso: "Di Stefano rilancia contro Israele"

Manlio Di Stefano, responsabile per gli Esteri nel Movimento 5 stelle, ha posizioni di aperta ostilità contro Israele. Durante il viaggio in Israele e nei Territori contesi, Di Stefano era andato a omaggiae Abu Mazen, ma aveva evitato di incontrare rappresentanti della politica israeliana, come riportato da IC (http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=8&sez=120&id=60523). Le sue parole che riporta oggi la Stampa sono ambigue ma aprono al boicottaggio in stile nazista dello Stato ebraico. Chi ha a cuore Israele se ne ricordi il 4 marzo.

Ecco il pezzo:

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Federico Capurso

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Manlio Di Stefano con Beppe Grillo

Per Manlio Di Stefano, deputato M5S responsabile del programma di politica estera del Movimento, «non c’è nulla di strano nel boicottaggio dei prodotti israeliani provenienti dalle colonie. È una pratica che accomuna centinaia di migliaia di persone nel mondo e Paesi interi come la Svezia. Anche se io non l’ho mai proposto». Quello che propone Di Stefano, e che si dice favorevole a portare in Parlamento in un eventuale governo M5S è «l’etichettatura dei prodotti provenienti da quei territori occupati». Per Di Stefano «l’argomento non va trattato come se fosse delicato. Il problema, semmai, è voler leggere la storia partendo dal punto in cui conviene di più».

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La Stampa 011/65681

Il Foglio 06/589090
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